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Liscio

Pubblicato il 29 marzo 2007 da Edoardo Zaccagnini


Liscio

Tre bravi bambini per tre bei film italiani. Anche libero va bene, Rosso come il cielo, Liscio. Bambini sulla soglia dell’adolescenza, ottimi nelle interpretazioni e sostenuti da valide sceneggiature. Automatico il consenso favorevole: il bambino bravo dentro una storia ben costruita favorisce quella chimica delle emozioni che un regista responsabile sfrutta sempre nella giusta maniera: senza approfittarsi del segreto e delle esigenze (o debolezze) umane.
Raul è il protagonista di Liscio, una commedia sentimentale col dolce e l’amaro mescolati con cautela ed energia: lo veste il tredicenne Umberto Morelli, che non ci infila in uno di quei casi in cui i figli fanno da genitori al genitore. Ci pone, invece, davanti ad un bambino ’vero’, che vive con articolata e contenuta sofferenza il disagio dovuto all’assenza paterna e ad una madre che vive con contemporaneità e fatica il suo essere donna/madre in solitudine. Il tutto si fa avvolgere da una leggera e generale affabulazione che tende a provocare più simpatia che commozione, più lettura che analisi.
Il film punta su una semi sospensione storica in cui la musica tiene unite le fasi narrative e psicologiche. La Ostia lido che vediamo è un borgo pedonale riconoscibile a stento, il mare che la bagna e che alimenta l’eterno gioco dei fanciulli, semplicemente ed eternamente il mare. Ne nasce un film semplice quanto godibile, intelligente e universale, svincolato da riflessioni o considerazione su un ambiente sociale. Liscio, con la sua scorrevolezza, la sua linearità e la sua circoscrizione ad opera onesta e senza pretese, è un film facile e per tutti: grandi e piccini. Da vedere assieme, non per ottenere chissà quali risposte o sfatare chissà quali tabù, ma per riflettere ancora sull’infanzia e sul rapporto che questa intesse, per forza di cose, col complessissimo e razionalizzato mondo dei grandi. Il gioco più allegro è quello che Raul porta avanti per trovare un fidanzato a sua madre, una Laura Morante semplicemente splendida. E brava, tanto brava come sempre. Quello meno divertente è la sofferenza che il bambino mostra davanti ad ogni sua frustrazione. Per i grandi ce ne è per rileggere i silenzi, le botte coi compagni, i giochi e la ragazzina del primo, inconfessabile ma delizioso, amore. E ce ne è pure per considerare validi gli atteggiamenti di una madre piena di lacrime e risate, di un professore di musica (Antonio Catania) tra la macchietta e la maschera. Del presente ci sono la tranquillità, la facilità ed il metodo con cui si parla di famiglia disgregata, di quelle vite parallele, che a volte si incrociano, dei moderni genitori-individui. Liscio perché, dice il regista, ’il liscio è il primo ballo, insieme al Walzer, cha ha permesso alle coppie di abbracciarsi. La musica del liscio è piacevole e semplice, capace però di risvolti sorprendenti’. Ecco, il titolo spiegato dall’autore, Claudio Antonini, sintetizza efficacemente il film.

Marzo 2007


CAST & CREDITS

Regia: Cladio Antonini, Sceneggiatura: Marco Campogiani (Premio Solinas), in collaborazione con Giovanni De Feo, Carla Cattani e Claudio Antonini; Fotografia: Gian Enrico Bianchi; Montaggio: Giuliana Zamariola; Musiche: Riccardo Tesi, Gianni Coscia e Gianluigi Trovesi; Interpreti: Umberto Morelli, Laura Morante; Antonio Catania; Produzione; Donatella Palermo con Asp e Dodici Dicembre, Distribuzione: Emme cinematografica; origine: Italia 2006


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