Liscio

Tre bravi bambini per tre bei film italiani. Anche libero va bene, Rosso come il cielo, Liscio. Bambini sulla soglia dell’adolescenza, ottimi nelle interpretazioni e sostenuti da valide sceneggiature. Automatico il consenso favorevole: il bambino bravo dentro una storia ben costruita favorisce quella chimica delle emozioni che un regista responsabile sfrutta sempre nella giusta maniera: senza approfittarsi del segreto e delle esigenze (o debolezze) umane.
Raul è il protagonista di Liscio, una commedia sentimentale col dolce e l’amaro mescolati con cautela ed energia: lo veste il tredicenne Umberto Morelli, che non ci infila in uno di quei casi in cui i figli fanno da genitori al genitore. Ci pone, invece, davanti ad un bambino ’vero’, che vive con articolata e contenuta sofferenza il disagio dovuto all’assenza paterna e ad una madre che vive con contemporaneità e fatica il suo essere donna/madre in solitudine. Il tutto si fa avvolgere da una leggera e generale affabulazione che tende a provocare più simpatia che commozione, più lettura che analisi.
Il film punta su una semi sospensione storica in cui la musica tiene unite le fasi narrative e psicologiche. La Ostia lido che vediamo è un borgo pedonale riconoscibile a stento, il mare che la bagna e che alimenta l’eterno gioco dei fanciulli, semplicemente ed eternamente il mare. Ne nasce un film semplice quanto godibile, intelligente e universale, svincolato da riflessioni o considerazione su un ambiente sociale. Liscio, con la sua scorrevolezza, la sua linearità e la sua circoscrizione ad opera onesta e senza pretese, è un film facile e per tutti: grandi e piccini. Da vedere assieme, non per ottenere chissà quali risposte o sfatare chissà quali tabù, ma per riflettere ancora sull’infanzia e sul rapporto che questa intesse, per forza di cose, col complessissimo e razionalizzato mondo dei grandi. Il gioco più allegro è quello che Raul porta avanti per trovare un fidanzato a sua madre, una Laura Morante semplicemente splendida. E brava, tanto brava come sempre. Quello meno divertente è la sofferenza che il bambino mostra davanti ad ogni sua frustrazione. Per i grandi ce ne è per rileggere i silenzi, le botte coi compagni, i giochi e la ragazzina del primo, inconfessabile ma delizioso, amore. E ce ne è pure per considerare validi gli atteggiamenti di una madre piena di lacrime e risate, di un professore di musica (Antonio Catania) tra la macchietta e la maschera. Del presente ci sono la tranquillità, la facilità ed il metodo con cui si parla di famiglia disgregata, di quelle vite parallele, che a volte si incrociano, dei moderni genitori-individui. Liscio perché, dice il regista, ’il liscio è il primo ballo, insieme al Walzer, cha ha permesso alle coppie di abbracciarsi. La musica del liscio è piacevole e semplice, capace però di risvolti sorprendenti’. Ecco, il titolo spiegato dall’autore, Claudio Antonini, sintetizza efficacemente il film.
Marzo 2007
Regia: Cladio Antonini, Sceneggiatura: Marco Campogiani (Premio Solinas), in collaborazione con Giovanni De Feo, Carla Cattani e Claudio Antonini; Fotografia: Gian Enrico Bianchi; Montaggio: Giuliana Zamariola; Musiche: Riccardo Tesi, Gianni Coscia e Gianluigi Trovesi; Interpreti: Umberto Morelli, Laura Morante; Antonio Catania; Produzione; Donatella Palermo con Asp e Dodici Dicembre, Distribuzione: Emme cinematografica; origine: Italia 2006
