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Little Feet

Pubblicato il 11 novembre 2013 da Lorenzo Vincenti

VOTO:

Little Feet

Il Festival internazionale del film di Roma sembra essere sempre più la casa di Alexandre Rockwell. Dopo aver presentato nell’edizione 2010 l’interessante opera Pete Smalls is dead, il brillante e innovativo cineasta statunitense si ripete in questa ottava edizione della kermesse capitolina portando in dote al pubblico romano il suo ultimo “gioiello” artistico. Con i 64 minuti di Little Feet il sovversivo bostoniano non solo si lancia in una delle più emozionanti sfide della sua carriera registica ma mostra un lato di sé per certi tratti ancora oscuro. Con lo stesso spirito dell’ultimo giapponese sulla barricata, Rockwell continua da un lato il suo percorso all’interno di un cinema prezioso, rarefatto, fatto di sensazioni e vibrazioni, mentre dall’altro lo innesta di un romanticismo tutto nuovo e di una partecipazione emotiva spinta all’estremo. Quello che ne consegue è un duplice, plateale atto d’amore nei confronti degli elementi portanti della vita del regista: la famiglia e l’arte cinematografica. Con un approccio registico leggero e agile e un punto di vista molto personale, Rockwell ci porta così dentro un ambiente domestico (verosimilmente il suo) per raccontarci la quotidianità di due bimbi (i suoi), il loro profondo legame e quella spensieratezza che ne contraddistingue sia i giochi che le responsabilità a cui devono far fronte (Rockwell si diverte a mettersi in scena come un padre assente o al massimo dormiente). Mettendo volontariamente in conflitto il mondo familiare a lui caro con il prolungamento meccanico del suo occhio, il regista provoca quella esplosione di sentimenti che lo coinvolge direttamente per poi trasmetterne il risultato allo spettatore. Quelli che inquadra con calore, quasi ad avvolgerli con la presenza rassicurante dell’occhio paterno, sono i suoi due veri figli: Lana e Nico. A loro il regista lascia spazio proprio per rendere omaggio al sorriso che li accompagna, si limita a seguirli, ispirarli, divertirli con il mezzo che da sempre ha divertito lui: la macchina da presa. Girovaghi del divertimento e improvvisatori di vita, Lana e Nico appaiono come gli embrioni di quelli che, nel tempo, potrebbero divenire personaggi cassavetesiani. Il chiaro riferimento al maestro del cinema indipendente americano si legge nel “pedinamento” visivo messo in pratica dal discepolo Rockwell, nella sporcizia di un bianco e nero granuloso (sintomo di una ricerca espressiva che diviene poetica asciutta) ma soprattutto nei "Volti" e nelle "Ombre" di quei due bimbi, nelle loro smorfie, nella continua esaltazione della spensieratezza, nella prevalenza del dissacrante e dell’ingenuo sull’austero e il posticcio. Se ai “tipi” logorati di Cassavetes viene sottratta poi la malinconica vena che segna, in maniera quasi impercettibile, quei sguardi e quei sorrisi ecco che raggiungiamo l’istintività di due fanciulli scevri da sovrastrutture e ancora più puri. Due creature degne del cinema di Vigo o che avrebbero potuto tranquillamente correre al fianco di Antoine Doinel nel finale de I 400 colpi. Il film per questa sua natura particolare, a tratti antinarrativa e sperimentale, si afferma più come un divertissement ben riuscito che come un’opera compiuta. A tratti manca di respiro e ripiega su se stesso accusando, con il passare del tempo, un compiacimento forse eccessivo. E’ doveroso sottolineare però che la compiutezza, in questo caso, sarebbe giusto misurarla con la capacità di trasmettere agli altri la propria intimità. Ancor più apprezzabile sarebbe se ciò avvenisse senza svendere nulla della propria indipendenza e portando sempre il vanto di un cinema intimo, corrosivo e visionario. E questo obiettivo Alexandre Rockwell riesce ad ottenerlo nel migliore dei modi. Con la stessa efficacia che, da sempre, ha contraddistinto il suo cinema anticonvenzionale.


CAST & CREDITS

(Little feet) Regia: Alexandre Rockwell; sceneggiatura: Alexandre Rockwell; fotografia: Alexandre Rockwell, David Lech; montaggio: Nicolas Alexeieff; musiche: Multiple Source, Sigur Ros, A Wha Do Dem; interpreti: Lana Rockwell, Nico Rockwell, Rene Cuante; origine: Stati Uniti, Francia; durata: 64’.


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