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Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate

Pubblicato il 17 dicembre 2014 da Giammario Di Risio
VOTO:


Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate

Il viaggio sta per esaurirsi e un’atmosfera nostalgica pervade il cielo, scuro e graffiato inizialmente dal fuoco. Si recuperano oggetti, si sprofonda nell’acqua e tutto ciò che rimbalza agli occhi è qualcosa che viene dal passato e trova compimento nel presente. Di lì a poco l’epica finale avrà il suo sfogo continuo, ripetitivo ma grandioso, a volte stanco ma efficace, veloce ma riflessivo. Continui ossimori abbracciano la Terra di Mezzo e salutano una fetta determinante della sintesi del cinema di Jackson.

Pontelagolungo è in fiamme sotto i colpi e la ferocia di Smaug. Mentre la gente cerca di scappare, il re Bard tenta di duellare con il possente drago sotto gli occhi lontani e preoccupati dei Nani. Quest’ultimi devono fare i conti con il tesoro incustodito, che ha preso l’anima del loro re Thorin, e salvaguardare la Montagna, visto che quest’ultima rischia di essere assaltata. Mentre Bilbo di lì a poco dovrà compiere una definitiva scelta, ecco che gli eserciti degli Uomini, degli Elfi e dei Nani si preparano all’arrivo delle legioni di Sauron.

I primi venti minuti di film recuperano la forza estetica e tecnica de La Desolazione di Smaug, con il drago che governa il quadro in interazione con Bard. Poi arrivano i titoli di testa e si entra nell’orizzontalità, a colpi di effetti speciali e grande maestria tecnica, della battaglia. I dubbi di Bilbo, che ha recuperato la leggendaria Arkengemma, non sono resi nel migliore dei modi perché narcotizzati dalle continue battaglie. In questa linea a prendere forza è la malattia di Thorin e i suoi occhi che bruciano di contro alla forza emotiva del Tesoro. Restano i topoi tanto cari a Jackson, dalle amicizie virili all’addio, dal tema della redenzione al tradimento, ma questa volta tutta l’atmosfera sa di “ultimo giro sulla giostra”.

Una giostra visiva di qualità che però procede a tratti a rilento, che non perde tuttavia di fascino ma mostra il fianco, non solo a livello narrativo ma anche in alcuni momenti tensivi drammaturgici dove i versanti ironici assumono pelle da macchietta. L’evasione e la gioia create dall’ex fuciliere de La Grande Guerra prendono vita per l’ultima volta sullo schermo dopo un quindicennio di immaginario ed ora, è lecito aspettarselo, a Jackson si chiedono altri, necessari progetti.


CAST & CREDITS

(The Hobbit: The Battle of the Five Armies); Regia: Peter Jackson; sceneggiatura: Fran Walsh, Philippa Boyens, Peter Jackson, Guillermo Del Toro; fotografia: Andrew Lesnie; montaggio: Jabez Olssen; musica: Howard Shore; interpreti: Martin Freeman, Lee Pace, Evangeline Lilly, Benedict Cumberbatch, Richard Armitage, Luke Evans, Orlando Bloom, Kate Blanchett, Manu Bennet, Ian McKellen; produzione: New Line Cinema, MGM, WingNut Films, 3Foot7; distribuzione: Warner Bros Pictures Italia; origine: USA, 2014; durata: (esempio) 145’;


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