Love is a crazy thing

Yun-jeong vive una doppia vita. Madre affettuosa di due figli è costretta, per saldare le pendenze del marito, ad intrattenere i clienti di una hot-line. Nonostante i suoi sforzi e le lunghe ore trascorse al telefono la donna non riesce a colmare i debiti. Per salvare la famiglia Yun-jeong è obbligata ad affidarsi ad una sua amica che gestisce un centro di accompagnatrici...
Dall’alto della collina di Pusan si scorge l’Oceano Pacifico, imperituro simbolo di libertà, ma nelle strade, fra gli enormi palazzi, si distinguono solo alienazione e difficoltà di vivere. Un microcosmo in cui si muovono migliaia di volti, stretti nelle contraddizioni di un paese a doppia velocità. Un universo di singoli totalmente incapaci di comunicare fra loro dove la compagnia e il conforto di una telefonata rappresentano un pallido surrogato della comunicazione umana. Un mondo oscuro agli ordini del denaro e del potere. (Dis)valori al cui altare offrire se stessi, il proprio corpo, la propria identità. Nessuno sfugge al giogo della moneta. Non può farlo chi, come Yun-jeong, è costretta a vendersi per poter sfamare i figli, per poter dar loro un futuro. Non può farlo Min-su, suo vero amante, talmente codardo di fronte al potere da cedere ad esso il corpo del suo amore. Identità e forza d’animo, incarnati dalla figura femminile di Yun-jeong a manifesto di un’intera nazione. Quel coraggio che spinge i singoli ad affrontare le difficoltà di una società in rapida evoluzione. La stessa forza che necessita per sopportare le ingiurie, gli insulti, le umiliazione di una “vecchia” prostituta, fin dentro il cuore nero di Pusan. Toccare il fondo per comprendere. Solo qui, dove il morso del denaro e del potere svela il proprio volto più turpe, è possibile riprendere coscienza di sé, strappare, ad un mondo inumano, la propria identità. Non più Yun-jeong “la prostituta” (nome affibbiatole alla hot-line) ma Eo-jin , madre e donna.
“Pedinando” la misera vita di una donna alle soglie della povertà, Oh Seok-geun, segue l’evoluzione frenetica di un paese intero, trasformando la su Yun-jeong in paradigma della stratificazione sociale in Corea. Il sesso, il cibo, finanche i figli, ripresi, nella loro banalità, attraverso una cruda fotografia, sono piccoli pezzi di un puzzle, triste quadro di una società radicalmente divisa in classi. Vere e proprie caste, la cui abissale distanza è visibile in ogni singolo gesto quotidiano. Il volto di Jeon Min-seon/Yun-jeong, madre e puttana, e quello di Jang Heyon-seong/Min-su, rovescio della medaglia, amante sincero e bieco servo del potere, sono maschere di questa società.
Dall’alto di Pusan si vede il mare ma nella mente di Oh Seok-geun è ancora molto distante la libertà.
(Yeon-ae) Regia e sceneggiatura: Oh Seok-geun ; fotografia: Park Sang-hoon; musica: Song Byeong-jun, Kim Bong-su; interpreti: Jeon Min-seon (Yun-jeong/ Eo-jin), Jang Hyeon-seong (Min-su); origine: Corea del sud; durata: 100’
