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Machan

Pubblicato il 11 settembre 2008 da Giampiero Francesca


Machan

Il cinema e lo sport si sono da sempre ritrovati sul terreno comune di quelle piccole storie, reali o immaginarie, fatte di improbabili eroi e imprese che travalicano i campi da gioco. Racconti leggeri, favole. Machan di Uberto Pasolini si inserisce perfettamente in questo filone mettendo in scena la fiaba di una fantomatica squadra cingalese di pallamano (sport inesistente nello Sri Lanka) che, proprio grazie a questa disciplina, trova la strada per raggiungere l’Europa e, forse, un futuro migliore.

Sono sette i giocatori necessari per partecipare ad una partita di pallamano, sedici quelli richiesti dalle federazioni internazionali per prender parte alle gare, più un manager ed un medico. Regole di base, fondamentali. Principi elementari sconosciuti però a Stanley, Manoj, Piyal e a tutta la squadra cingalese. Per loro la pallamano equivale ad un visto, un biglietto per la Germania, e poi chissà, Londra, Parigi, Roma. Il futuro. Nessuno dei sedici giocatori dello Sri Lanka ha mai preso in mano la piccola palla da handball. C’è chi fa il gigolò negli alberghi per occidentali, chi sbraca il lunario vendendo arance ai semafori, chi passe le giornate nei cimiteri, a scavare tombe. Tutti però con il sogno, l’illusione forse, di raggiungere la ricca Europa. Non importa dunque se si sappia giocare o meno, se si prendano più di settanta gol. Anzi, è proprio la goffaggine, l’impaccio di quest’improvvisata rappresentativa a dare quel tono ironico e scherzoso tipico di queste favole sportive. Sorrisi amari, che si aprono fra le pieghe tristi della realtà cingalese mostrata con abilità da Uberto Pasolini. Uno sguardo, quello del regista, sempre in grado di porsi all’altezza del soggetto narrato senza indulgere in facili patetismi o, per converso, levarsi a snobbato distacco dall’alto dell’agiatezza occidentale. Ed è proprio in questo che Pasolini si eleva, pregevolmente, da quella piccola folla di favole sportive che hanno da sempre popolato il cinema. Il suo sguardo diretto, occhi negli occhi della realtà, senza retorica o didascalismi, costringe a confrontarci con ciò che ci viene mostrato. Ridere e far riflettere, è questo che dovrebbe fare una buona commedia. Ridere e far riflettre, è quello che fa Machan.



Giampiero Francesca


CAST & CREDITS

(Machan) Regia: Uberto Pasolini; Sceneggiatura: Uberto Pasolini, Ruwanthie de Chickera; Montaggio: Masahiro Hirakubo; Fotografia: Stefano Falivene; Musica: Stephen Warbeck, Lakshman Joseph de Saram; Interpreti: Dharmapriya Dias, Giahan de Chickera, Dharshan Dharmaraj, Namal Jayasinghe, Sujeewa Priyalal, Mahendra Perera, Dayadewa Edirisinghe; produzione: Redwave; distribuzione: Mikado; origine: Italia, Germania, Sri Lanka; durata: 110’.


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