MARY

Dal vangelo secondo Ferrara: storie che s’intrecciano fra loro, diverse per collocazione spaziale, simili per quanto riguarda il percorso intrapreso dai personaggi. Ted Younger (Forest Whitaker) è un giornalista che conduce una trasmissione sulla vita di Gesù. Sua moglie, incinta, si lamenta per le sue continue assenze, poiché gli impegni lavorativi non permettono all’uomo di accudirla come dovrebbe. Ted sente il disagio del matrimonio in crisi. A questa storia s’interseca quella di un regista, Tony Childress (Matthew Modine), vittima dei problemi durante la prima del suo film sulla vita di Gesù, ed alcune scene di questo ’film nel film’ sono rappresentate nella stessa pellicola di Abel Ferrara. Inoltre l’attrice che interpretava Maria Maddalena (Juliette Binoche), ha un specie di crisi mistica e si reca a Gerusalemme per iniziare lo stesso percorso iniziato duemila anni prima dalla santa. Il tutto è ambientato tra un’opprimente New York post 11 settembre, e una Gerusalemme divisa tra ebraismo ed Islam.
Film complesso (ma non intellettuale), articolato su diversi piani narrativi, non tutti completamente riusciti. Ogni personaggio rappresenta differenti situazioni di smarrimento spirituale. Il giornalista interpretato da uno strepitoso Forest Whitaker (che avrebbe meritato un giusto riconoscimento a Venezia ‘62) è in una situazione di stallo per quanto riguarda la vita privata e, grazie allo spunto offertogli dalle discussioni con teologi e religiosi nella sua trasmissione, entra in forte crisi spirituale. Non sa se credere in Dio, se ne possa essere capace, e ha perso la speranza e la capacità di pregare. La moglie si sente male in sua assenza e partorisce in ospedale. La donna e il bambino rischiano entrambi di morire. L’uomo, giunto al culmine della sua crisi, riesce a pregare e , redimendosi, chiede a Dio che venga presa la sua vita piuttosto che quella della moglie e del figlio. La sequenza della preghiera riporta al finale de Il cattivo tenente, in cui Harvey Keitel si redime. Lo smarrimento di Ted è parallelo a quello del regista indipendente interpretato da Modine e ad alcune scene del suo controverso film. Polemiche e scontri all’esterno della sala durante la prima fanno esplodere la rabbia del regista, figura che più rappresenta il pensiero di Abel Ferrara. Perché tanto odio? Perché ognuno non è libero di vedere Gesù in maniera intima e personale? Perché la strada che il singolo Uomo intraprende deve sempre scontrarsi violentemente con il pensiero altrui? Questi gli interrogativi del regista e di Ferrara stesso quindi. Tony si ribella proiettando comunque il film, malgrado il rischio di un attentato, esattamente come Ferrara, autore indipendente, ha sempre lottato per poter esprimere la propria Arte. Questa scena, intrecciandosi con immagini di repertorio della tv israeliana di un vero attentato palestinese, traspone la protesta pseudo-religiosa davanti al cinema in qualcosa più grande: Ferrara infatti mette in relazione eventi differenti e di diversa entità, e una crisi comune, ovvero l’intolleranza cultural-religiosa dei nostri tempi. Spiega la sua idea con grande raffinatezza alternando intelligentemente le due sequenze.
Il personaggio meno riuscito è sicuramente quello dell’attrice interpretata da Juliette Binoche. Mal costruito, dovrebbe essere il modello, la luce che irradia la strada di Ted, ma purtroppo riesce solo ad apparire come una persona invasata in pieno delirio mistico. Le sequenze dell’attrice sono anche quello che indeboliscono (complice una certa retorica di fondo) l’ottima sceneggiatura di Mary. La Maddalena del ’film nel film’, intitolato Questo è il mio sangue, è considerata allo stesso livello di un apostolo la cui saggezza e forza spirituale incantano gli altri apostoli che ascoltano in silenzio gli insegnamenti che Gesù ha lasciato in eredità alla santa. Questa è la molla che fa scattare la presa di coscienza di se stessi e della propria spiritualità: Maria Maddalena diventa una figura rivoluzionaria che offre agli uomini la possibilità di comprendere gli insegnamenti di Cristo. Il regista non vuole solo raccontare la crisi dei suoi personaggi, fotografando appieno il disagio che pervade la nostra società, ma pone anche al centro dell’attenzione comune l’importante figura della Maddalena, rivalutandola e scontrandosi con l’immagine riduttiva che i Vangeli riconosciuti danno di lei.
L’Uomo che si redime (Il cattivo tenente), la riflessione sul contrasto fra Bene e Male (The Addiction), l’impossibilità di pregare perché rabbia e odio prendono il sopravvento nell’animo umano (Fratelli): tutti i temi del cinema di Abel Ferrara confluiscono in Mary, che non è forse uno dei migliori film del regista newyorkese, ma sicuramente uno dei più intensi e personali. Trattandosi però di una grande parabola piuttosto che di una fiction vera e propria non diventa necessario creare una storia accattivante e ruffiana, ma piuttosto un insegnamento, uno spunto di riflessione per tutti, atei e agnostici compresi. Ferrara ci stupisce di nuovo col suo ’cinema della redenzione’ carico di spiritualismo profano, stilisticamente e concettualmente differente dai tempi di New York, più misurato e riflessivo, ma non per questo meno affascinante. Ottimo ritorno, uno dei migliori film in concorso alla Mostra, nonchè vincitore del Premio della Critica.
[Novembre 2005]
Conferenza stampa: Abel Ferrara. Roma, Casa del Cinema, 16 novembre 2005.
Cast & credits:
Regia: Abel Ferrara; sceneggiatura: Abel Ferrara, Simone Lageoles, Mario Isabella; fotografia: Stefano Falivene; montaggio: Patrizio Marone, Fabio Nunziata, Langdon Page, Julia Ruell; musica: Francis Kuipers; interpreti: Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker, Hether Graam, Kate Conner, Marion Cotillard, Ettore D’Alessandro, Stefania Rocca; produzione: Roberto De Nigris, David Hausen, Thierry Klemniuk, Fernando Sulichin; distribuzione: Mikado; origine: Italia, USA; durata: 83’.
