Medfilm festival 2008 - Seh zan - Concorso ufficiale

Tre donne, tre generazioni, tre realtà. Una distanza enorme separa di fatto le protagoniste di Seh zan (3 women), una distanza che è frutto e manifestazione della difficile storia recente dell’Iran. In nessun altro luogo al mondo infatti le tante rivoluzioni politiche e sociali hanno creato un solco così rilevante fra madri, figlie e nipoti. Il viaggio di Manijeh Hekmat nell’universo femminile iraniano è dunque un percorso nella storia iraniana, un cammino nelle sue conseguenze.
La rivoluzione islamica del 1979 e l’ascesa al potere de l’Ayatollah Ruhollāh Mosavi Khomeini hanno rappresentato per l’Iran il più importante momento di rottura con l’allora amico Occidente e una brusca svolta in senso religioso per un paese che fino ad allora sembrava comunque avviato sulla strada della modernità. Anche a causa della rivoluzione e della debolezza seguente l’Iran entrò in conflitto, nel 1980, con l’Iraq, per quella che resterà nei libri di storia come la prima guerra del Golfo. Una guerra che da un lato risvegliò un sentimento popolare di attaccamento al proprio paese, radici e tradizioni ma dall’altro convinse l’Ayatollah, finito lo scontro, a migliorare i rapporti con l’Asia centrale e, successivamente, con l’avvento de l’Ayatollah ʿAli Khameneʿī, con tutto l’occidente. Rapporti che, note di cronaca contemporanea, sono nuovamente incrinati a causa delle dichiarazioni dell’attuale presidente dell’Iran Mahmud Ahmadinejad. Questi piccoli cenni storici sono una premessa necessaria per descrivere le differenze che caratterizzano le tre generazioni rappresentate in 3 women; Minoo, sua madre e sua figlia Pegah. Minoo, quarant’enne esperta di tappeti, rappresenta la generazione figlia della rivoluzione di Khomeini, sua madre invece, manifesta un attaccamento a valori e tradizioni più antiche mentre Pegah incarna i problemi della gioventù contemporanea iraniana. La ricerche continue della madre Minoo, ad esempio, appaiono come una metafora di una generazione bloccata, alla ricerca appunto di un equilibrio fra madri e la figlie. Così come l’intera vicenda di Pegah, il suo incontro con l’autostoppista Babak, evidenzia la condizione di una gioventù scontenta e disamorata anche verso il proprio paese.
A sei anni dal controverso Women’s Prison il regista Manijeh Hekmat dipinge un affresco sull’Iran contemporaneo con le tinte intense del documentario. Una pellicola resa ancor più carica dalle interpretazioni di attrici come Niki Karimi e Pegah Ahangarani in grado di rendere i loro personaggi con energia e tristezza. E’ inoltre curioso notare come la rappresentazione di una Teheran caotica, preda del traffico, rappresenti un’immagine diversa dalla tipica raffigurazione delle strade della capitale dell’Iran, Strade spesso al centro di pellicole iraniane (Ten di Abbas Kiarostami, One night di Niki Karimi), ma rappresentate sempre in modo meno congestionate.
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Giampiero Francesca
(id.); Regia:Manijeh Hekmat; Sceneggiatura:Naghmeh Samini; fotografia:Dariush Ayari; montaggio: Mostafa Khergheh Poush; musica: Heydar Sajedi; interpreti: Niki Karimi, Pegah Ahangarani, Maryam Bubani, Nazanin Ahmadi, Reza Kianian, Atila Oesiani, Babak Hamidian, Shahrokh Forutanian ; produzione: Bamdad Film ; distribuzione internazionale: Iranian Independents ;origine: Iran, 2008; durata: 94’
