MI FIDO DI TE

Bravi, Ale e Franz, a spalmare il loro personaggio dentro un tempo vivo e reattivo. Bravo anche il regista, Massimo Venier, a consentirglielo e ad indirizzarli. Buona la seconda per i comici della panchina, e prim’ancora del Noir in tv, di derivazione cinematografica, ma non si usa ricordarli per questo. La loro fama cresce più su quella panchina che sotto i cappelli e i sax di una notte americana già estinta da tempo. E in onda su mediaset il venerdi’ di anni addietro. Ci avevano già provato, i due ragazzi, qualche tempo fa, con La terza stella, film di poca cosa in generale, e ci riprovano ora, con uno script più intelligente ed una direzione di maggior sostanza. Il risultato è di quattro risate e una rilflessione. Il campo non è neutro ma fatto da una Milano vera e contemporanea. La stessa che negli anni ‘80 mostrava con spudaretezza e vanto la propria metropolitana, e che nel ’63 ospitava La vita agra, capolavoro di Lizzani. Con Tognazzi e Jannacci. Curiosità: la metro ritorna anche qui, come in Saxofone, Il ras del quartiere, I fichissimi, Il ragazzo di campagna, per dirne alcuni quasi coetanei e cugini. Stessa comicità televisiva in trasferta al cinema, venti e passa anni dopo, non cambia nulla, sotto certi aspetti. E se torna la metro e una certa milanesità non proprio da bere, verrebbe da dire da ingoiare, torna pure quel genietto di Jannacci. Non lo stesso, però, che moro e con occhiali più spessi, già cantava canzoni stupende su Milano in La vita agra, 45 anni prima. E che cantava Celestina, grandiosa, in Romanzo popolare, nel ‘74. Sempre film su Milano, però che differenza tra quelli appena detti dei Pozzetto e compagnia. Che film di amarissima commedia di costume quello..Quale profondità e quale forza in quel contrasto interiore di una risata ed una storta al cuore.. Anche lui, Jannacci, ritorna come la metro, a cantare in questo film-storia. La stessa ballata malinconica, un po’ felice e un po’disperata. Ma non è Enzo che canta. Anche se sembra. Perchè a leggere nei titoli ti accorgi che c’è scritto Paolo, e pensi bravo come il padre, o forse è un clone del papà? Ma ottimo lo stesso a liricizzare una quotidianità più dura che dolce, a ripercorrere un sentiero ormai riempito d’erba, ma non così difficile poi da ritrovare. Basta spargerci sopra un po’ di precariato e disoccupazione sui quaranta, qualche ultimo meridionale fuori tempo massimo, e i nomadi a contestualizzare. E aggiungere due comici di peso e di blasone, a far funzionare gag e tempi. A farli recitare quanto basta e quel che è necessario. Eccolo il film. Capace di farti entrare dentro e rimollarti piano piano, senza strappi ed esagerazioni. Distratti e divertiti quanto basta per non rimpiangere pochi euro e poco tempo. Filmetto che rimane e che chi ha visto rivedrà, sempre per caso, mentre mangia o mentre spiccia, ma ogni volta con piacere.
Febbraio 2007
Regista: Massimo Venier; Sceneggiatura: Assimo Venier, Walter Fontana, Francesco Villa (Franz), Alessandro Besentini (Ale); Interpreti: Francesco Villa (Franz), Alessandro Besentini (Ale), Roberto Citran, Ernesto Mahieux, Lucia Ocone, Maddalena Maggi; Fotografia: Italo Petriccione; Musiche: Paolo Jannacci, Daniele Moretto; Montaggio: Carlotta Cristiani; Produzione: Marco Valsania, Medusa, Sky; Distribuzione: Medusa; Origine: Italia 2007; Durata: 100 minuti.
