Mia madre fa l’attrice

Mia madre fa l’attrice è un film dichiarazione: d’amore per la propria madre (sentimento sgangherato, confuso, intorcinato), d’intenti (del regista: "crescerò, si, crescerò"), di fallibilità (umana, del figlio maschio Mario Balsamo, dei ruoli familiari, quello genitoriale e quello filiale). La spudoratezza - necessaria, veritiera, messa in scena - dell’intera ora e venti di film acchiappa lo spettatore sin dalla prima scena: un girovagare su una vecchia Lancia Fulvia (si scoprirà, in seguito, lascito del padre scomparso) di un uomo bell’e finito e di un’anziana signora con cappelletto in testa per un circuito a curve tra le palme, aiuole e flora variopinta, paesaggio ai limiti della surrealtà, virato acido come in un videogioco lisergico. È questo aspetto ludico, volatile - composto da fuori ciak, da battute che sembrano stonate, sbugiardate appena finita la ripresa, da fondali finti come nei vecchi film con i grandi attori che guidano e intanto si baciano, si fissano innamorati negli occhi, si addormentano, tutto fuorché guardare dove stanno andando - che rende l’inevitabile e doveroso omaggio ad una "madre ingombrante" (come la definisce il figlio in voce fuori campo durante un’intervista estiva a pranzo in campagna di una venticinquina di anni prima che fa da contrappunto fondamentale e da prologo alla scelta attuale di girare un film su di lei) leggero come una piuma, commovente tra le risate, autoironico a centosessanta gradi grazie alla prova attoriale di ambedue i protagonisti. Balsamo va alla ricerca di Silvana Stefanini, la donna prima di diventare sua madre, la giovanissima ragazza che per qualche tempo aveva voluto fare l’attrice, una volta venuta a Roma da Città della Pieve: ritrova la sceneggiatura originale dell’unico film ("La barriera della legge" di Pietro Costa con Rossano Brazzi) in cui la Stefanini ha avuto un ruolo di figurante con battute: conduce la donna divenuta esile nei suoi 86 anni, compiuti e festeggiati, sui set dove la pellicola fu girata, le fa ridire le battute scendendo crudelmente una scalinata avanti e indietro col cinismo del regista estraneo; le procura addirittura un provino con Carlo Verdone.
Balsamo tenta in ogni modo di trovare la sua personale strada per raggiungere il cuore di una donna forte, spigolosa, senza peli sulla lingua (tale e quale a lui, non a caso è suo figlio). Tra le righe sofferenze, lacrime inespresse, tenerezze e abbracci mancati, Balsamo esplicita una forma di amore incapace a dirsi, ad uscire da sé, esplicarsi in parole e, come gli dice chiaramente una delle contendenti signore agé nella sala d’aspetto durante il provino materno, "se a 52 anni non sei mai stato sposato né sei fidanzato, forse è perché sei innamorato di tua madre". Tant’è.
(Mia madre fa l’attrice); Regia: Mario Balsamo; sceneggiatura: Mario Balsamo, Michele Pellegrini; fotografia: Simone Pierini; montaggio: Benni Atria; musica: Vittorio Cosma; interpreti: Silvana Stefanini, Mario Balsamo; produzione: Hasenso Srl, Rai Cinema distribuzione: Bim; origine: Italia, 2015; durata: 78’
