X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Michael Jackson’s This is it

Pubblicato il 11 novembre 2009 da Simone Spoladori


Michael Jackson's This is it

Il 5 marzo 2009 il re del pop tiene una conferenza stampa davanti a 7000 fan e una schiera infinita di giornalisti. L’annuncio: il ritorno sul palco, a luglio, a Londra - O2 Arena - per un mini tour di dieci concerti. La notizia fa il giro del mondo, le vendite dei dischi risalgono alle stelle; sul suo sito i fan possono scegliere i 25 brani che Jacko eseguirà dal vivo. Anche i biglietti, naturalmente, vanno a ruba. A questo punto accade una cosa che lascia intuire i contorni della situazione: la AEG Live, società che organizza l’evento, porta i concerti da dieci a cinquanta, senza - pare - il consenso del cantante, che subisce la situazione. La sensazione, che sotto certi aspetti questo This is it rafforza, è che il limone sia stato spremuto fino all’ultima goccia quando si è intuito che sarebbe stata l’ultima possibilità. Così, l’incredibile kermesse di prove che Jackson e gli straordinari musicisti e ballerini che l’avrebbero dovuto supportare nel tour si sobbarcano viene scrupolosamente documentata con oltre 100 ore di shooting - parte delle quali girate pensando addirittura ad una fruizione in 3D - come una sorta di assicurazione su ciò che si temeva potesse accadere, e che di fatto è accaduto. Un’assicurazione su cui, come prevedibile, una major si è immediatamente avventata. Questo per dire che sì, è vero, come molti fan del re del pop hanno scritto, dalla prime inquadrature di This is it si sente un vago odore di sciacallaggio. Fortunatamente, però, c’è un altro discorso da fare. Parlando di sciacalli e carogne, le settimane successive alla morte di Michael Jackson sono state un esempio vergognoso (e largamente previsto) di come un defunto possa, in questi casi, non trovare pace. Mai. Tirato da una parte e dall’altra, travolto da mille speculazioni, sconvolto da tesi complottistiche e cospiratorie sul suo decesso, brutalizzato dalle più becere illazioni. Poi però accade che l’occhio che sta dietro questo film sia quello di Kenny Ortega, che oltre ad essere regista, coreografo e produttore di High School Musical, era amico di Jackson. E accade anche che lo stesso regista e coreografo californiano si occupi del montaggio, il momento fondamentale in questo genere di film. E allora, dietro le leggi efferate dello show business, tra gli stessi ingranaggi che hanno dato prima la fama a Jackson e poi l’hanno stritolato, affiorano, per la prima volta dalla sua morte, il rispetto, il rimpianto, la commozione, l’omaggio e il tributo. This is it è un film di montaggio, che assembla frammenti di matrici diverse: interviste, materiale di repertorio e shooting delle prove, su tutto. Come d’incanto, però, quando tutto tace e Jacko è finalmente sul palco, in quell’unico e solo luogo dove avrebbe dovuto essere giudicato, in quell’unico e solo luogo dove deve essere ricordato, si riaccende la magia e rimpianto e senso di perdita trovano la giusta dimensione. _ Così è impossibile non commuoversi ed esaltarsi quando il re del pop, sorprendentemente agile e sinuoso, danza, osservato in rispettoso ed impressionante silenzio dagli altri ballerini, sul riff di Billie Jean; impossibile non sussultare davanti alla nuova coregorafia di Smooth Criminal; impossibile non misurarne la grandezza mentre dirige, interpreta e canta - o forse è playback, chissà, ma non importa - l’immortale Thriller. Sono solo tre esempi: ogni brano mostrato e raccontato in This is it ha i contorni del mito, qualcosa di magico, una forza dirompente che mette finalmente a tacere tutto e tutti, seppure per sole due ore. Il garbo e la professionalità con cui Jackson, scrupolosamente, dà indicazioni ai suoi collaboratori, musicisti e ballerini, dimostrando per l’ennesima e ultima volta una statura artistica fuori dal comune, sono la definitiva consacrazione di uno degli artisti più determinanti ed incisivi di tutto l’immaginario pop. Con un carisma così grande da riuscire a relegare in secondo piano tutte le legittime polemiche su un’operazione di dubbio gusto come questa, tutte le speculazioni, le illazioni, le dietrologie. Il re è morto, viva il re.


CAST & CREDITS

(Michael Jackson’s This is it); Regia: Kenny Ortega; fotografia: Kevin Mazur; montaggio: Kenny Ortega; produzione: AEG Live, Estate of Michael Jackson, The, Sony Music Entertainment, Sony Pictures Entertainment (SPE); distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia; origine: Usa, 2009; durata: 111’


Enregistrer au format PDF