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Misstake

Pubblicato il 1 aprile 2008 da Carmelo Caramagno


Misstake

Questo era il film a cui si sarebbe dovuto guardare con un occhio di riguardo, poichè deputato ad aprire un nuovo corso per il cinema italiano, in cui il genere della black comedy è poco frequentato, avvicinandolo a Paesi europei come l’Inghilterra e la Francia o d’oltreoceano come gli Stati Uniti, dove invece gode di molta fortuna. Ma a vederlo effettivamente da vicino questo Misstake (titolo che si rifà a un gioco di parole tra la ex “miss” Anna Valle, l’ “errore” – forse commesso nel girarlo – e il nome di una marca di coltelli affilatissimi di provenienza russa, che compaiono in maniera ambigua nel film attraverso delle televendite) altro non sembra che un prodotto di modesta qualità. Anche se concepito con uno specifico modello produttivo molto vicino a quello americano dei film “indipendenti”, finanziato quasi interamente con capitali privati e affrontato in maniera professionale da una troupe e un cast “giovani” (con l’eccezione della presenza/assenza di Remo Girone in versione romanesco-malavitosa), della visione del film rimane ben poco che non si sia già visto, già sentito da altre parti.

Qualche anno fa usciva nelle sale italiane La Comunidad, una commedia grottesca e a tratti surreale che narrava di cospirazioni e piccoli grandi delitti a scopo di lucro, che scombinavano la quotidianità, già di per sé bislacca, di un affollato condominio di città. A dirigere quello che sarebbe presto divenuto un cult di genere, Alex De La Iglesia, regista che, sin dai primi anni ’90, ha costruito la sua carriera cinematografica proprio sulle commedie nere a sfondo socioanalitico. Film, i suoi, dai colori sgargianti e dai lauti spargimenti di sangue, tutti battute al vetriolo, meschinità e intrighi, i cui protagonisti sono fuori dalle righe – e soprattutto fuori di testa – e la cui follia esplode nel delirio più totale. (Tra l’altro uscirà da noi a breve un altro suo film da non perdere, che affronta il problema della verità e dell’inganno nascosti dietro una misteriosa serie di omicidi, dal titolo Oxford Murders).
Adesso esce questo lungometraggio girato in Veneto che non sembra conservare alcuna memoria nè del film del regista spagnolo citato, né dei film americani della tradizione finto-gotica, come Invito a cena con delitto o Cluedo.

A questo punto è opportuno spendere qualche parola sulla struttura del film. Frida, giovane nipote disoccupata di una coppia di conti decaduti, si reca nella lussuosa villa di famiglia in occasione del compleanno dell’anziana zia. La accompagna il marito Pietro, ridotto sul lastrico da un recente investimento azzardato e fallimentare. All’arrivo, i due scoprono di non essere gli unici invitati e che ogni singolo pezzo d’arredamento è stato prezzato ed è pronto per essere venduto. Vengono raggiunti dagli altri ospiti: Don Aldo, prete di dubbia vocazione e la sua perpetua; Leopoldo, artista di scarso e discutibile talento, con il suo amante; Giovanni, trafficone arricchito con la coattissima fidanzata Eleonora, la guardia del corpo e la cameriera. L’annuncio della morte della contessa e il rivangare antichi rancori, danno il via ad un macabro gioco di morte. Tutti gli invitati sono interessati alla villa e sono disposti ad ogni bassezza pur di accaparrarsela, ma Frida non ha nessuna intenzione di rinunciare alla propria eredità ed è pronta a tutto.
Già dalla trama appare evidente come non si sia cercato di approfondire degli elementi che pure meritavano, come il fatto che gli invitati siano rappresentanti di un’umanità eterogenea tra cui nobili, volgari arricchiti, servitù alienata, “simboli” di una certa Italia che ancora oggi propone rituali e schematismi antichi come la società occidentale. Si è pensato troppo al divertimento del pubblico, con l’eliminazione progressiva e grottesca dei vari personaggi, tralasciando lo sguardo propriamente corrosivo. Ma anche la scelta degli effetti visivi, dall’animazione ai titoli di testa, al gioco dei dadi modellato e texturizzato, rimane in un vortice di luce, regia, musica e recitazione che si sussegue in un’alternanza casuale, che non ha la marca forte e insieme collaudata delle grandi produzioni hollywoodiane. Ciò magari è dovuto al fatto che dietro la macchina da presa ci sia Filippo Cipriano, da dieci anni autore televisivo di programmi di successo come "Passaparola" o "Appuntamento con la storia" e regista pubblicitario per “Vape”, “Skoda”, “4 salti in padella”. Il film ha quindi potuto risentire, diciamo così, di uno stile “videoclipparo” e da serie-tv.

In conclusione, riguardo a Misstake, possiamo dire che siamo di fronte certamente a un gruppo di esordienti armati di tante buone intenzioni, ma la strada da fare è ancora lunga per avvicinarsi a certo cinema, in cui non venga dato troppo spazio ai fronzoli, alle sperimentazioni fini a sé stesse e in cui soprattutto il macchiettismo non sia imperante.


CAST & CREDITS

(Misstake); Regia: Filippo Cipriano; sceneggiatura: Francesco Foppoli, Antonio Vicaretti, Filippo Cipriano; interpreti: Anna Valle, Remo Girone, Victoria Zinny, Guido Palliggiano, Sara Zanier; produzione: Ulisse Lendaro & Alto Verbano; distribuzione: Millennium storm; origine: Italia, 2007; durata: 90’


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