Buena Vista Social Club atto secondo, con la musica cubana del presente. Questa volta Wim Wenders ha lasciato la macchina da presa a German Kral, un giovane regista argentino (classe 1968), trasferitosi in Germania per studiare cinema, e lì oramai residente da anni. E Kral il suo compito lo porta avanti bene, senza particolari tensioni espressive, e tutto fila liscio, dall’inizio alla fine. Liscio fin troppo. Comprendiamo così che quando nel 2001 Wenders gli chiese se fosse interessato a fare un film sulla giovane generazione dei musicisti cubani gli è sembrato di toccare il cielo (ovviamente non quello di Berlino) con un dito. Il mio idolo chiede a me una cosa del genere? Woahh! Come posso dire di no? Questa occasione non me la lascio scappare, si è detto. Non c’ha pensato due volte e appena possibile è partito per l’Avana. Però uno sforzo per darci, almeno di scorcio, una visione della capitale cubana meno da cartolina, meno fissata sullo stereotipo, lo si poteva fare. Kral prende come pretesto narrativo del suo viaggio nella musica cubana un tassista, Barbaro, e il maestro Pio Leiva, star del Buena Vista Social Club. I due diventano amici e decidono di mettere su una banda con i migliori giovani musicisti di Cuba sotto la direzione del maestro. Il film accompagna i musicisti durante le prove e le registrazioni di classici cubani ma anche la ricerca di canzoni nuove e di un proprio stile come band. Tutto finisce con un grande concerto a Tokyo, dove nasce la band The Sons of Cuba. Buona la musica, per il resto lasciamo perdere.

[settembre 2004]

regia: German Kral sceneggiatura: Stephan Puchner, German Kral fotografia: Jörg Widmer montaggio: Peter Przygodda, Wolfgang Weigl, Andre Bendocchi-Alves musica: Detlef Engelhard suono: Andre Bendocchi-Alves interpreti: Pío Leiva, Bárbaro Marín, Mario Rivera, Telmary Díaz produzione: Victory 21. Filmproduction, GMBH origine: Germania 2004 durata: 88’