MUSIKANTEN

Franco Battiato è uno dei più grandi cantautori italiani: dalla fine degli anni ’60 ad oggi ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico e di critica, riuscendo a colpire sempre nel segno, dai suoi esordi psycho-prog rock fino al pop colto e raffinato degli ultimi anni. Il 2003 è l’anno che segna il suo esordio come regista e sceneggiatore con il film Perduto amor, tentativo di opera d’autore assolutamente fallito. Venezia 2005, Battiato ci riprova con il suo nuovo lavoro, Musikanten, il cui sperimentalismo gratuito risulta irritante più che affascinante, e l’opera che ne viene fuori è confusionaria più che enigmatica.
Il film parla degli ultimi mesi di vita di Beethoven e di come il grande compositore affronta la quotidianità e la sua sordità, inframmezzato da una sorta di intervista stile Porta a Porta all’onnipresente Manlio Sgalambro. O per lo meno crediamo che questo sia l’obiettivo. Il prologo e l’epilogo sono ambientati invece ai giorni nostri, in cui la protagonista (Sonia Bergamasco, la cui prova è assolutamente scadente) prova su di sé l’esperimento di un santone che la induce ad un ’regresso temporale’, che la porta ai tempi di Beethoven (in veste di uomo però). Il film si conclude con un’edizione speciale del telegiornale che annuncia la formazione di un Partito Democratico Mondiale (in riferimento alle teorie sul cosmopolitismo democratico esposte in vita dal grande compositore).
Cos’è tutto questo? Provocazione spicciola o desiderio di Battiato di divulgare le sue teorie tramite i suoi personaggi, che come per incanto diventano tutti filosofi? Questo poteva accadere nell’autobiografico Perduto amor al limite, ma è assurdo che Battiato sia così presuntuoso da mettere in bocca a Beethoven parole e pensieri che potrebbero far parte del testo di una sua canzone. Non c’è coerenza con la realtà, non c’è la magia della sperimentazione.
La sceneggiatura mostra delle carenze emormi: nella prima parte il fastidioso citazionismo appiattisce non solo i dialoghi, ma lo stesso personaggio interpretato dalla Bergamasco, che invece di risultare, secondo gli intenti del regista, una figura in cui si manifesta la sofferenza umana in relazione a una sorta di concezione artistica universale, in realtà si mostra fragile e inefficace; per quanto riguarda le sequenze dedicate alla vita di Beethoven invece, sarebbe bastato un utilizzo più efficace del contenuto dei cosiddetti ’quaderni di conversazione’, ma anche in questo caso Battiato non riesce rendere il suo Beethoven passionale e rabbioso, come lo fanno apparire storia e leggenda, senza scivolare nel grottesco. In alcune scene il cantante-regista sembra molto vicino a rendere l’idea della personalità del compositore tedesco (nel rapporto con il nipote Karl ad esempio, come nella manifestazione della sordità), ma sono luci che si spengono immediatamente. La (tele)camera a mano provoca il voltastomaco dopo meno di un quarto d’ora, gli interpreti sembrano dei dilettanti, persino il grande Alejandro Jodorowsky che comunque è l’unico che a fatica raggiunge la sufficienza. La ressa all’entrata del Palazzo del Cinema e i biglietti esauriti ore prima, lascerebbero pensare che il film sia stato scelto per essere un business per la Mostra più che un vanto artistico. Se fosse così, anche Battiato diverrebbe una vittima come il povero pubblico pagante che a fine film applaude lo stesso, forse per rispetto della carriera musicale del compositore catanese.
Più che essere delusi dal film in sè (un’opera non riuscita non è sinonimo di incapacità registica), ci dispiace dover ascoltare alcune dichiarazioni di Battiato, che nel difendere il suo lavoro, si lascia andare in commenti non proprio diplomatici verso coloro che "non lo hanno capito".
"La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia... Chi penetra il senso della mia musica potrà liberarsi dalle miserie in cui si trascinano gli altri uomini". Lasciamo ’concludere’ questa riflessione a Ludwig Van Beethoven. Se Musikanten voleva rivelarsi come un omaggio alla personalità del compositore, Battiato sembra essere uscito di strada. Completamente.
(Id.) Regia: Franco Battiato; soggetto: Franco Battiato; sceneggiatura: Franco Battiato, Manlio Sgalambro; fotografia: Daniele Baldacci; montaggio: Riccardo Sgalambro; musica: Franco Battiato; scenografia: Luca Volpatti; costumi: Monica Celeste; interpreti: Alejandro Jodorowsky (Ludwig Van Beethoven), Sonia Bergamasco (Marta Codevilla/ Il principe), Fabrizio Gifuni (Nicola Matteis/ Gentiluomo amico di Beethoven), Michela Cescon (moglie di Nicola), Chiara Muti (Contessa) Chiara Conti (Bettina Brentano), Antonio Rezza (Se stesso); produzione: Francesco Cattini per L’Ottava S.R.L., Rai Cinema; distribuzione: L’Ottava S.R.L. 2006; origine: It.; durata: 92’; web info: Sito ufficiale di Franco Battiato.
