Naboer

Questo film norvegese non è niente male.
La trama si sviluppa in modo così rapido e coinvolgente che preferisco non anticipare nulla.
Storia avvincente e convincente che pur non essendo molto originale (ricorda Repulsion di Roman Polanski) offre spunti interessanti.
Innanzitutto le regia di Pal Sletaune, il quale riesce a sfruttare appieno l’angosciosità della sceneggiatura e le ambientazioni spigolose e prive di luce. Da tutto ciò fa emergere compiutamente il complicato stato fisico e mentale in cui versa il protagonista.
Un viaggio introspettivo alla ricerca di risposte sull’amore e sulla perversione sessuale, che il regista compie attraverso inquadrature veloci e scattanti, alternate ad altre fisse sui volti degli attori. Questi ultimi, veramente bravi, dimostrano che la scuola scandiva è ancora una delle migliori.
Le musiche sono azzeccatissime, sempre al servizio delle immagini e mai disturbanti, aiutano lo spettatore a calarsi in una realtà via via sempre più contorta e priva d’aria. Ottima la scelta della fotografia e dell’uso continuo della macchina a mano.
Insomma un lavoro molto curato, che si lascia vedere tutto d’un fiato e prova la possibilità di poter realizzare buoni prodotti (anche commerciali) con pochi Euro.
Regia: Pål Sletaune; sceneggiatura: Pål Sletaune; fotografia: John Andreas Andersen; montaggio: Darek Hodor; musica: Simon Boswell; interpreti: Kristoffer Joner, Cecilie Mosli, Julia Schacht, Anna Bache-Wiig, Michael Nyqvist; produzione: Turid Øversveen.
