NE’ TERRA NE’CIELO

Cosa fareste se il giorno del vostro licenziamento scopriste che la bella mogliettina vi tradisce con l’amico migliore? Potreste starvene al sole tutto il lunedì, a metabolizzare la frustrazione di una disoccupazione virale e maligna. Finchè l’ultimo barlume di inizio settimana,con una pacca sulla spalla, vi annuncia, defilandosi,l’umidità del tradimento e della solitudine. Umano e sociale: miscela devastante.Cercasi terra di Nessuno per leccarsi le ferite,fuggire,al limite uccidersi.Perché dal mondo è un conto, da chi ti vuole bene è un altro! La ciminiera della fabbrica che ti ha gettato come un kleenex è una geniale mezza intuizione che scomoda il Bùnuel di Simon nel deserto(è Il regista stesso a ricordarlo), ed è il ponte tra terra e cielo, o meglio:né cielo né terra. Salirci sopra è la via della reintegrazione. Questi sono i primi ingannevoli venti minuti di film. Una storia a sfondo sociale che ricorda assai La bella vita di Paolo Virzì. La periferia toscana,la fabbrica,le stesse delusioni.Poi si sterza coraggiosamente e si punta il dito, anzi le dita contro i non valori e le istituzioni di una società che precipita. Da lassù il protagonista(che non a caso si chiama Simone) fotografa in più scatti le gabbie aperte di un mondo che ha visto fuggire la verità di ogni cosa. Sono aperti i lucchetti della religione e della politica, della famiglia e della scuola, dello stato e degli ideali. Da lassù Simone osserva quanto di realisticamente surreale accade e recupera la sua dignità di uomo fallito. Da quel purgatorio si sbraccia rassegnato, ma non lo possono sentire, come nel finale de La dolce vita Marcello non riesce a comprendere le parole della ragazza che gli parla. Implacabile,attirata dall’odore delle carcasse arriva la tv. E vien da chiedersi se sia proprio il vuoto di ogni contenitore a dare un senso smisurato al valore del denaro. Perché Giuseppe Ferlito da lassù disegna un mondo dove i buoni non son meglio dei cattivi. L’arrivo dei no-global, ad esempio, non è poi molto diverso da quello della iena catodica. Simone è strumento per chiunque. Per la chiesa e per la classe operaia. Per chi non crede in nulla e per chi si atteggia a credere. Semplicemente perché sostituisce l’appiglio. Il vero dolore di Simone sono invece gli affetti. La sua più grande sconfitta è quella familiare. Si sfiora il qualunquismo,forse,con tanti sapori diversi nella stessa pentola, tanti odori e un po’ di fumo, ma si assiste volentieri al tentativo originale, persino coraggioso e soprattutto a bassissimo costo, di un altro autore italiano. L’elenco si allunga.
Aprile 2003 regia: Giuseppe Ferlito, sceneggiatura: Giuseppe Ferlito, montaggio:Immagina Cinema Firenzeinterpreti: Davide Gemmani,Antonella D’Arcangelo,Fabio Fulco,Carlo Monni,Carlo Morandi, produzione: Deborah Gherardi, origine:Italia 2003, distribuzione:Lantia, durata:100’
