Noi 4

Famiglia borghese di sfilacciata, scarburata ed attualissima "normalità", gira intorno al Colosseo inseguendosi per un intero giorno. Un padre figaccione (Fabrizio Gifuni) circola in moto vintage con giacca d’artista al vento e casco slacciato. Voglia di crescere e di lavorare zero. Dorme da un amico, cacciato di casa o forse se ne è andato lui: ognuno la racconta a modo suo. Una madre ingegnere teso e spento (Ksenia Rappoport) corre sui sanpietrini senza ridere mai, sbuffando stanchezza e telefonando a tutti gli altri nel tentativo di controllare i loro disordinati movimenti, ed attraverso questi, probabilmente, la propria vita senza più armonia. Una figlia giovane e bella (Lucrezia Guidone), ventitreenne inquieta ed insicura, dorme al Teatro Valle e prova a partire per Parigi, col ciclo che tarda ad arrivare e parecchie cose da mettere ancora a posto, soprattutto dentro di lei. Ma ricacciata nell’afa romana da un artista che l’ha sedotta e abbandonata con obbligata sincerità, attende con più paura che speranza l’occasione di esibirsi sul palco del "suo" teatro occupato. Per ultimo un figlioletto di quattordici anni (Francesco Bracci Testasecca) che aspetta il pomeriggio per dare il suo esame di terza media. E’ il quarto vagare metropolitano del film, al sole di Piazza Vittorio e di Colle Oppio, in compagnia di un’amichetta cinese tra uno sprazzo e l’altro di grande bellezza capitolina, con i pezzi di famiglia che oscillano tra l’anarchico e l’ansioso, distratti tutti, ognuno a modo suo, dal rumore potente di una Roma trafficata in un giorno feriale di prima estate. Finché a un certo punto, calmatosi lo scorrere mosso di quelle vite adulte in agitata stasi, tra smottamenti e piccoli segmenti di una narrazione esile e convulsa, eccoli tutti alle spalle di quel riflessivo piccoletto che risponde alle domande della commissione. Mentre il bianco abbacinante cercato da Bruni per tutto il film si è trasformato nell’arancio classico romano, e la città si è data la sua bella calmata quotidiana, con la magia del tardo pomeriggio ecco quelle quattro confusioni, ognuna col suo carattere, andarsene al lago per un bagno al tramonto ed un panino nel silenzio. Eccoli all’improvviso moderatamente felici per un attimo, doppia coppia come ai vecchi tempi, ancora assieme come a dire che l’amore (quello vero) è vivo ed è la cosa che più conta. Francesco Bruni riagguanta la macchina da presa e inquadra ancora la scassata famiglia italiana contemporanea, solo che stavolta è tutto meno "scritto" (almeno fino a un certo punto del film) ed è diversamente movimentato rispetto alla sceneggiatura più classica ed armonica di Scialla!. Qui vale l’accumulo, e una certa sensazione di "aperto" rubato al reale, senza grandi terremoti ed impennate, ma con piccoli e continui smottamenti. Alla fine tutto è come prima, o forse no, anzi certamente no: sono arrivate quelle silenziose risposte che fanno stare meglio. Noi 4 è il doveroso e intelligente passo avanti di Francesco Bruni dopo Scialla!, del 2011. L’obiettivo era crescere, narrare il presente in altro modo: più maturo, più d’autore, con maggior complessità, con meno caricature e più realismo. Ma non tutti gli spazi lasciati volutamente bianchi dalla penna si riempiono di cinema. Accade al lago, qua è la in giro per il film, ma con troppe pause. Non sempre le immagini e lo stile soddisfano le ottime intenzioni dell’autore, e non tutto dei quattro personaggi si mostra impeccabile. A volte i loro opposti risultano forzati, le loro contraddizioni interne non così incisive. L’odore delle loro vite, alla lunga, si sente e non si sente, non è così forte come dovrebbe essere in certe commedie straordinarie. La direzione è certamente giusta, l’idea di fotografare una famiglia "tipo" d’oggi nel suo quasi quotidiano è un’idea nobile e preziosa, così come la strada che ricerca una densa leggerezza. Ma il tentativo di Bruni si trasforma solo parzialmente in seducente affresco, ed alla fine l’intenzione non raggiunge totalmente il risultato. Noi 4 ha qualche bella pennellata, ma allontanandosi dall’opera, quel paesaggio romano con figure, quel quadro familiare dove ognuno sembra andarsene per conto suo e alla fine rimane, non è di quelli che stordiscono o rimangono particolarmente impressi. Tempo ce n’è per centrare meglio l’obiettivo. Al lavoro, dunque, perché di buona commedia c’è tanto bisogno.
Regia e sceneggiatura: Francesco Bruni; Fotografia: Arnaldo Catinari; Montaggio: Marco Spoletini; Interpreti: Ksenia Rappoport, Fabrizio Gifuni, Lucrezia Guidone, Francesco Bracci Testasecca; Produzione: BEPPE CASCHETTO PER IBC MOVIE CON RAI CINEMA; Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
