Non pensarci

Quasi solo Valerio Mastandrea. Identico all’immaginario che costruirebbe nella mente di ogni immaginario spettatore. Da quello, distratto, di un solo film, a quello fidato che dell’attore Romano ha visto molto. Il ragazzo che lavora con tutti, con gli indipendenti e con i grossi blindati, ringrazia Zanasi e si mette in scena senza personaggio. Con la sua consolidata forza di attore caratterista protagonista, scende in questa scena poco profonda e si mette a fare quello che gli riesce meglio: il simpatico e sfigato se stesso cinematografico. L’assonnato Valerio risponderà di aver fatto il cattivo in Velocità massima e in L’orizzonte degli eventi, ed è ovvio che sia vero, ma la sua carriera di fertilissimo ed impiegatissimo attore italiano, probabilmente, affonda altrove le sue ragioni. Valerione l’educato (con tutti), il ragazzo timido e sensibile indurito dalla piazza romana, il pallido stempiato che adotta spesso il dialettone impercettibilmente sboccato, regala al film qualche boccata d’ossigeno e tutti i recinti della sua prigionia. Non basta accostare al frenetico Mastra (anche se qui munito di efficaci basettoni) e al suo lungo monologo este-interiore, qualche elemento da cinema italiano medio basso contemporaneo (tipo famiglia in crisi e in commedia, quarantennismo da panico e tristezza, un Battiston e una Caprioli riconoscibili e da interpretazione sulla sufficienza). Disegnare, (è il caso di dirlo perché di pittura non si può parlare) un film commedia sulla forza (anche commerciale) del Valerione mezzo coatto e mezzo intellettuale, può significare, in assenza di una forte scrittura e di idee precise in testa, pendere dalle labbra di un attore torrente di regione. A quel punto si incrociano le dita e si va avanti a forza di gag, nella speranza che ve ne siano un certo numero di riuscite. Col rischio di fermarsi a metà, ed è questo uno dei problemi principali di Non pensarci tra lo schetch e la comicità da situazione. Lì in mezzo, in quell’acqua torbida in cui si nuota con affanno, nasce e rimane il film di Gianni Zanasi. Che può (e in quanto film italiano l’augurio è sempre sincero) incassare parecchio, ma che presentato a Venezia nella sezione Giornate degli autori, risulta un tantino stridente e sorprendente. Scarsissimo in forma e luce e poca cosa in contenuti. Poca brillantezza e poca freschezza, ad ascoltare con sincerità battute e dialoghi. Non c’è da riflettere né da ridere amaro, stavolta. C’è, se proprio necessario, da accontentarsi di due (giusto due) guizzi romaneschi di una sinistra al limite del giovanile del nostro caro e stanco buon Valerio. Nell’attesa e nella speranza di rivedere le sue potenzialità da mercato e artistiche in mani migliori.
(Non pensarci); Regia: Gianni Zanasi; sceneggiatura: Gianni Zanasi, Lucio Pellegrini; fotografia: Giulio Pietromarchi; interpreti: Valerio Mastandrea, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston; produzione: Rita Rognoni, Beppe Baschetto in collaborazione con La7; origine: Italia 2007
