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Nessuno vuole giocare con me

Pubblicato il 26 giugno 2015 da Emanuele Presciuttini


Nessuno vuole giocare con me

Osservare il mondo da un buco, con le spalle coperte e una sola possibilità: assistere. Martin è un bambino, un escluso di stampo dickensiano, con cui nessuno vuole giocare e che passa il tempo in classe a guardare gli altri fanciulli, relegato in un rifugio di sedie e banchi di scuola. La madre malata e costretta a letto non è in grado di cucinare, per questo Martin mangia solamente pop-corn, a pranzo, a cena, tutti i giorni. L’assenza materna è bilanciata dalla prepotente presenza di un padre violento, la cui unica visibile traccia nel film è rappresentata dai segni sull’esile corpo di Martin. La stasi di questa situazione deprimente è rotta dallo stesso protagonista, che un giorno decide di avvicinarsi ad una compagna di classe per invitarla a giocare a casa sua. Una prima ritrosia svanisce quando Martin la informa del corvo che possiede e che è in grado di parlare. I due si avvicinano, finalmente Martin è nella condizione di lasciar andare il corvo nero, regalandolo alla sua nuova amica. Il dono spinge la bambina a far mutare atteggiamento all’intera classe, che finalmente accoglie Martin come compagno di giochi, sancendo questo passaggio attraverso un regalo: due porcellini d’india travestiti da Stanlio e Ollio.
L’atteggiamento di Werner Herzog non cambia mai, che sia un film di pochi minuti o un lungometraggio. Mit mir will keiner spielen del 1976, in italiano Nessuno vuole giocare con me, racchiude molte suggestioni peculiari della poetica del narratore bavarese. La regia apparentemente naïf che richiama una forte sensazione di realtà è, come sempre, accompagnata da forti componenti simboliche e assolute. Il corvo nero, chiaro richiamo alla vicenda personale di Walter Steiner raccontata due anni prima ne La grande estasi dell’intagliatore Steiner, oltre che motore diegetico del film, è immagine dell’anima reclusa del piccolo Martin, costretta dietro sbarre privative che impediscono il volo e l’espressione della volontà libera. Martin vorrebbe, ma non può, in senso generale. È vittima di un contesto sociale che non cambia mai, ostracizzato da atteggiamenti ipocriti, per nulla innocenti, che sono il riflesso della società borghese raccontata e disprezzata dal regista tedesco negli anni settanta (L’enigma di Kaspar Hauser, La ballata di Stroszek). Il film mantiene però un’aria leggera grazie ai bambini, visti da Herzog con curiosità e fascino. Sempre alla ricerca di uno sguardo altro, Herzog è rapito dalla originaria percezione del mondo e non ancora contaminata che i bambini possiedono. Nel film, questa idea è repressa e relegata nel buco dove Martin è costretto. La possibilità di immaginare e rendere reali le fantasie, tradotta nella richiesta del gioco da parte di Martin, è preclusa dall’atteggiamento diffidente e visivamente chiuso dei compagni, i quali stringono il cerchio dandogli le spalle. Il finale conciliatorio trasmette una speranza, venata però da una sottile ironia kitsch, che spesso emerge nella cinematografia herzoghiana. I due porcellini d’india, resi goffi da ridicoli costumi e posti al centro di un circolo di bambini euforici, se da un lato rassicurano, perché rappresentano l’accettazione e il conseguente ingresso di Martin nella cerchia scolastica, allo stesso tempo inquietano: il testimone è passato. Adesso anche Martin può far parte del coro che guarda e che giudica il singolo. E forse, in questo senso, lasciar andare il corvo nero in virtù di un’accettazione sociale, si trasforma in un patto diabolico, che non lascia scampo o possibilità di ritorno.

Tweeting: La storia di un bambino in cerca di comprensione, raccontata dal vibrante sguardo di Werner Herzog.

Where to: su Youtube in due video separati
Prima parte
e
Seconda parte


(Mit mir will keiner spielen); Regia e sceneggiatura: Werner Herzog; produttore: Werner Herzog; sceneggiatura: Werner Herzog; fotografia: Jörg Schmidt-Reitwein; montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus; suono: Haymo Henry Hayder; produzione: Werner Herzog Filmproduktion; durata: 14’; formato: 16mm, col.; location: Monaco.


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