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Venezia 73 - Vangelo

Pubblicato il 13 settembre 2016 da Augusto Sainati

VOTO:

Venezia 73 - Vangelo

Vangelo è una singolare tappa di una ricerca personale che Delbono conduce attraverso l’intera sua produzione. Opera profondamente spirituale benché (o forse perché) realizzata da un regista non credente, Vangelo attualizza i termini della predicazione cristiana cercando nei corpi e nei volti di un gruppo di rifugiati provenienti da paesi del Medio Oriente e dell’Africa le ragioni di una testimonianza evangelica. Il film non opera in chiave mimetica, non ricostruisce le tappe del percorso di Cristo, ma coglie l’essenza del messaggio cristiano valorizzando la dimensione dell’amore, dell’arricchimento dell’umanità di ciascuno che deriva dallo scambio: scambio di presenze prima di tutto, ma anche scambio di sguardi, e quindi di energie. Gli immigrati che vediamo nel film hanno una naturale predisposizione alla teatralità perché sanno “stare” anziché “fare”. La loro semplice presenza è già di per sé scandalosa testimonianza, apertura a un incontro: incontro di aiuto (Pippo dice nel film che quando ci si trova in una condizione di debolezza non si corre dalle persone che stanno bene, ma si cerca piuttosto la vicinanza di altri deboli). Ma anche incontro di gesti o di occhiate. In una toccante sequenza del film gli immigrati stanno in un campo di mais, seminascosti dalle piante, viventi tra altri viventi, e la camera li scruta e li accoglie passandoli in rassegna quasi empaticamente. Non fanno niente, ma guardano silenziosi. La straordinaria umanità che filtra dal semplice loro esserci ritorna anche nelle successive stazioni del film, stazioni che intrecciano fili narrativi diversi: la messa in scena quasi rituale di momenti della vita di Cristo, durante la quale Delbono si mette in scena nel suo guidare gli immigrati a “recitare” il racconto evangelico, la rievocazione del viaggio attraverso il mare fatto da un immigrato, la ripresa di alcuni momenti dello spettacolo teatrale che reca lo stesso titolo del film e che Delbono sta portando in tournée in Europa in questi mesi, la vita al centro per i rifugiati di Asti, un’ultima cena laica e spiritualissima, accompagnata dal canto di Petra Magoni. In tutto ciò chi salva chi? E’ Pippo che aiuta gli immigrati o sono loro che gli danno energia? In una bellissima inquadratura, che potrebbe fare da suggello dell’intero film, due braccia entrano in campo dai due bordi, a destra e a sinistra, in un’immagine per il resto spoglia, per porgersi un mozzicone di sigaretta. Sono il braccio di Pippo e quello di un immigrato. Gesto che evoca la scena michelangiolesca della creazione di Adamo, sottraendole però la vettorialità e rendendola perciò reversibile. Lungi dall’essere un pericolo, i rifugiati sono dunque una risorsa, e il film rovescia il sentire comune non suscitando nessuna pietà (e ancor meno nessun rifiuto). Vangelo è dunque fino in fondo un film politicamente scorretto, e quindi geniale.


CAST & CREDITS

(Vangelo); Regia e sceneggiatura: Pippo Delbono; fotografia: Fabrice Aragno; montaggio: Fabrice Aragno; musica: Enzo Avitabile, Piero Corso, Antoine Bataille, Ilaria Fantin; interpreti: Pippo Delbono, Safi Zakria, Nosa Ugiagbe, Petra Magoni, Pepe Robledo, Ilaria Fantin, Bobò Robledo; produzione: produzione: Stemal Entertainment, Rai Cinema, Ventura Film, Les Films du Fleuve, ARTE France – La Lucarne; origine: Italia, Svizzera, Belgio, Francia; durata: 85’


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