X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Venezia 73 - Spira Mirabilis

Pubblicato il 9 settembre 2016 da Filippo Baracchi

VOTO:

Venezia 73 - Spira Mirabilis

Non saranno le immagini suggestive dell’ultimo viaggio nell’universo di Terrence Malick e neppure l’invocazione a Madre Natura, ma Spira Mirabilis pone un genere quasi sconosciuto al pubblico italiano, ma non invece alla critica.
Il film saggio è un genere sottovalutato (un po’ per superficialità e miopia), ma un genere che il pubblico giovane dovrebbe conoscere attraverso gli sperimentatori francesi Chris Marker e Jean Luc Godard (in Italia invece per esempio per Alberto Grifi).
Se qualcuno sostiene una vera e propria emarginazione di questo genere, fortunatamente il cinema di D’Anolfi e Parenti (premiato già in diversi festival internazionali) riprende la questione cercando di porre il pensiero come elemento fondante di qualsiasi storia, con il coerente impiego dei mezzi per poterlo raccontare. Già l’avevano reso possibile con i loro primi lavori (I promessi sposi, Grandi Speranze, Il Castello) ora invece ci riprovano allungandone la durata (120’), ma aumentandone la complessità.

La Spira Mirabilis, la spirale logaritmica del matematico Jackob Bernoulli, è un simbolo di perfezione e di infinito che si compone degli elementi primari del pianeta: il Fuoco, la Terra, l’Aria, l’Acqua e l’Etere. Ma il viaggio nel quale lo spettatore viene condotto non è un programma televisivo, ma il mondo multi-sensoriale di Shin Kubota, biologo dell’università di Kyoto, il primo ricercatore ad aver scoperto la medusa immortale. Ed è proprio nei particolari visivi delle particelle, del suono e della materia complessa che il viaggio si evolve, cercando di mantenere un occhio infantile e neutro, come quello del ricercatore. E se l’immortalità è di per sé un concetto o soltanto pensiero al quale possiamo ambire, la terra, il fuoco, l’acqua, l’aria e l’etere sono gli elementi reali che ci circondano e che sono alla portata di tutti e sui quali si può, come Shin, trovare almeno questo concetto fuggevole: dalla recitazione de L’immortale di Borges operata da Marina Vlady in una cabina di proiezione che da inizio alla pellicola, al ricordo del massacro degli indiani d’America e della rivolta del 1973 (questo costruito con materiale d’archivio), giungiamo nell’infinita fabbrica del Duomo (citando tra l’altro il precedente lavoro degli autori milanesi), per poi conoscere (e osservare) il segreto del pang e della Panart scoperto dai ricercatori Felix Rohner e Sabina Scharer.

Il confine tra scienza e natura è sottile, come tra virtuosismo e concetto e se Spira Mirabilis in alcuni punti si perde proprio nell’immaginifico, è il volto e la ricerca di Shin Kubota con il show pubblico a riportarci nei segreti dell’immortalità della medusa Turritopsis.
Un inno questo alla vita e alla natura, ma anche alla ricerca e la curiosità di scoprire e conoscere.


CAST & CREDITS

(Spira Mirabilis); Regia: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti; fotografia: Massimo D’Anolfi; montaggio: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti; musica: Massimo Mariani; interpreti: Marina Vlady, Sabina Scharer, Felix Rohner, Shin Kubota, Leola One Feather, Friederike Halsbeck, Joe, Coco, Seth, Brett, Moses Brings Plenty,; produzione: Montmorency film, Lomotion, Rai Cinema, SRF Schweizer, SRG, SSR; distribuzione: I Wonder; origine: Italia-Svizzera, 2016; durata: 121’;


Enregistrer au format PDF