Penultimo paesaggio

Ci sono ancora cineasti ostinati, che perseguono un’idea di cinema rischiosa, allontanandosi dal mercato per rispettare le proprie convinzioni artistiche, con coraggio e personalità. Ci sono giovani che provano a sfruttare tutte le potenzialità del mezzo, che tirano al limite i codici espressivi, che si mettono in gioco fino in fondo. Uno di questi si chiama Fabrizio Ferraro, e il suo pensiero era già evidente nei lavori Je suis Simone- La condition ouvrière, del 2009, menzione speciale al 27° Torino Film Festival, e Piano sul pianeta - Malgrado tutto, coraggio Francesco!, presentato nella sezione Italiana doc. del Festival di Torino del 2010. Due documentari complessi e interessanti, ai quali fa seguito, ora, il suo primo lungometraggio di finzione:Penultimo paesaggio, film di prezioso valore visivo avvolto su una vicenda di relazione tra uomo, donna e spazio urbano, raccontata per ellissi e sottrazioni, attraverso tratti separati da riempire con la fantasia e l’impegno dello spettatore, con un contributo fondamentale di questo, che deve mostrarsi allenatissimo, appassionato e anche lui coraggioso, pronto all’arduo compito di collaborare pazientemente con l’autore. Che gli chiede tanto, ripagandolo con immagini mai banali e sempre di alta qualità, invitandolo a una narrazione anticonvenzionale che sprigiona senso e valore in maniera diversa da come il cinema abituale di solito fa. Ferraro propone un’altro modo di narrare, dà i suoi colpi ai confini tra finzione e documentario, in linea con un buon giovane cinema italiano libero e ovviamente nascosto ai più. Prende i suoi rischi, l’autore, e non supera tutti gli ostacoli, lasciando a volte la sensazione di muoversi su una sperimentazione già attraversata da altri in passato. Ma lo sforzo che egli chiede a chi guarda é sostenuto da inquadrature che denunciano un talento innegabile. Il bianco e nero potente si integra efficacemente con l’uso delle musiche e il film instaura un rapporto originale e intenso tra figure e paesaggio. Ferraro è portatore di una sensibilità e di una ricerca sentita che potrebbero portare a risultati notevoli in futuro. Continuare a seguire il suo lavoro è d’obbligo.
Regia e Sceneggiatura: Fabrizio Ferraro; Montaggio: Fabrizio Ferraro, Claudia Landi, Fotografia: Fabrizio Ferraro, Interpreti: Luciano Levrone, Simona Rossi; Produzione: Fabrizio Ferraro, Marcello Fagiani, in collaborazione con Fuori Orario; Distribuzione: Movimento film
