X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Back to 1942

Pubblicato il 13 novembre 2012 da Giampiero Francesca

VOTO:

Back to 1942

Fra l’estate del 1942 e la primavera del 1943 la provincia dello Henan, nella parte nord orientale della Cina, fu colpita da una gravissima carestia. Meno noto di quello causato dalla politica del Grande balzo in avanti del 1959, ma altrettanto grave, questo evento disastroso costrinse milioni di persone a spingersi verso lo Shanxi per sfuggire alla fame. Di queste, ben tre milioni, morirono lungo il cammino. Fra le cause di questa tragedia, oltre alla siccità e alla distruzione continua dei campi da parte di sciami di locuste, contribuì la politica centrale cinese, per la domanda interna di foraggiamenti per le truppe al fronte impegnate contro i giapponesi e, soprattutto, per le richieste irragionevoli del governo che praticamente spogliò di ogni bene i contadini locali. A testimoniare al mondo il dramma di questa carestia contribuì in modo decisivo Theodore White, corrispondente e fotografo del Times. Questa tragica pagina delle storia cinese, molto poco conosciuta, è raccontata oggi in Back to 1942, di Xiaogang Feng, vero e proprio kolossal made in China.

Al di la dei meriti cinematografici la pellicola di Xiaogang Feng dev’essere però seriamente presa in considerazione per due aspetti di carattere prettamente culturale: la rilevanza del fatto storico narrato e la stessa idea di kolossal “occidentale” con cui è stato realizzato. Non è infatti facile, nella Cina di oggi, tornare a raccontare, in modo così diretto e senza mediazioni, un episodio tanto cruciale per la vita del paese. Una pagina buia, di un passato pieno di momenti oscuri, che la nomenclatura comunista continua e continuerà a nascondere dietro la sua ferrea propaganda. Vicende, quelle di Back to 1942, che assumono un carattere ancor più importante perché narrate, fra gli altri, anche da un osservatore esterno, un americano, che, oggi come allora, riporta agli occhi degli spettatori ciò che non dovrebbe esser visto. Pur non mancando i momenti di esaltazione nazionalistica e qualche eco propagandistico (da ricordare la frase pronunciata dal Generalissimo Chiang Kai-shek che “invida Ghandi e Mao Tse-tung perché possono stare dalla parte del popolo”) il film è però la chiara testimonianza di come, anche in un paese dalle rigide barrire come la Cina, gli effetti positivi della globalizzazione stiano avendo il loro frutto. Nessuno, nemmeno il paese più potente del mondo, sembra ormai potersi trincerare completamente dietro le sue bugie e i suoi silenzi. Per non passare per degli illusi idealisti, appare però d’altro canto evidente che, pellicole come queste, prodotte, ad altissimo costo, proprio in Cina, dimostrano quanto il Partito Comunista Cinese e la sua oligarchia stiano cercando di gestire questa transizione, padroneggiando la situazione.

Sono infatti proprio dagli enormi costi che comporta la produzione di kolossal come Back to 1942 a far nascere la seconda considerazione di carattere culturale del film. Narrare la proprio storia, con un tono così epico, è sicuramente un passo importante per ogni nazione. Tutti i grandi paesi hanno avuto il loro poema cinematografico dedicato alla loro storia recente, alla seconda guerra mondiale. Xiaogang Feng compie oggi questo passo anche in Cina. Non solo, lo compie attraverso uno stile, una messa in scena, una regia prettamente occidentale, di più, hollywoodiana. Il neo-comunismo cinese inizia a dimostrare così quelle caratteristiche di adattamento e trasformismo che gli saranno certamente necessari per continuare a condurre in modo tanto saldo lo stato più popoloso e, al tempo stesso, più importante del mondo. Aprirsi allo stile, senza corrompere troppo la sostanza del film, così come aprirsi ad un modello senza perdere di vista la propria identità e matrice. E’ questa la sfida lanciata dalla Repubblica Popolare Cinese. Una sfida cruciale per l’intero globo in cui anche pellicole come Back to 1942 possono fare la loro parte.


CAST & CREDITS

(1942) Regia: Xiaogang Feng; sceneggiatura: Zhenyun Liu; fotografia: Yue Lü; interpreti: Adrien Brody, Tim Robbins, Daoming Chen, Fan Xu, Hanyu Zhang, Alex Su; produzione: Huayi Brothers; origine: Cina, 2012; durata: 135’.


Enregistrer au format PDF