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Nureyev - The white crow

Pubblicato il 6 luglio 2019 da Monia Manzo
VOTO:


Nureyev - The white crow

Nureyev non è stato solo un grande ballerino classico, ma ha rappresentato il ribaltamento degli schemi arte/politica nell’Unione Sovietica di Krusciov, attraverso uno stile di vita libero e intellettualmente anarchico.
Nato sulla ferrovia Transiberiana a Irkutsk, ebbe una vita difficile anche dopo il trasferimento della famiglia a Ufa. Nonostante l’età adolescente, venne accolto in accademia, e proprio da questo elemento possiamo dedurre quale talento possedesse il giovane Rudolf, che indubbiamente dovette studiare con grande tenacia prima di poter per sempre essere definito il “Cigno bianco”. Sin da ragazzino aveva dimostrato di non gradire un insieme di regole troppo rigide e lo confermò molto presto.

È da qui che parte la sceneggiatura utilizzata da Ralph Fiennes per la sua regia impeccabile seppur non alternativa e che possiamo definire spiccatamente dai toni british, ma si sa che un certo tipo di cinema inglese non ha mai fatto mistero di volersi ispirare a uno stile misurato e equilibrato sia nel plot che nelle scene quando si tratta di riproduzioni storiche.

The white crow ne è un perfetto esempio e la critica più attenta non dovrebbe omettere di sottolineare che molto spesso Ralph Fiennes ha dimostrato che non distaccarsi dalle proprie origini cinematografiche, nonostante sia diventato una stella di a Hollywood, gli ha permesso una profondità e uno stile recitativo ineguagliabile, basato su uno studio del personaggio impeccabile e su una conoscenza molto attenta dello script.
Anche la regia non è da meno e la apprezziamo sia dalle ricostruzioni sceniche basate in Serbia, e ad un certo mood frutto di grande conoscenza della cultura russa, a cui il regista e attore inglese è molto legato sin dai tempi di Onegin, in cui recitò accanto a un’americana d’eccezione, Liv Tyler; entrambi erano perfetti come personaggi russi e del tempo: eterei, ineffabili e bellissimi. Questa volta il cast è perlopiù russo e il film è recitato nella lingua d’origine del grande ballerino.

Fiennes mette in evidenza sia l’enorme sacrificio che il balletto comporta e di cui lui è studioso appassionato, sia i difetti di un genio, che molto probabilmente non potrebbe essere stato considerato tale, senza avere avuto quel tipo di tempra. Si vuole sottolineare che nonostante la pulizia stilistica del film è la sceneggiatura a sostituire con grazia l’assenza di qualche intuizione registica.

Magistrale l’interpretazione di Pushkin da parte di Fiennes, impressionante la somiglianza di Oleg Ivenko con Nureyev, non solo estetica ma anche nel dare un senso di determinazione e forza morale.

Film compatto, solido, tradizionale con eleganza e mai noioso sopratutto nel trasmettere l’anima dei personaggi come in tutta la traduzione russa più autorevole


CAST & CREDITS

(Nureyev) Regia: Ralph Fiennes; sceneggiatura: (David Hare) (Julia Kavanagh); fotografia: Mike Eley; montaggio: Barney Pilling; musica: Ilan Eshkeri; scenografia: Camille Bougon Pigneul; interpreti: Oleg Ivenko, Ralph Fiennes, Louis Hofmann, Adèle Exarchopoulos; produzione: Caroline Marx Blackwood; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Gran Bretagna; durata: 122’


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