Oggi sposi

Commedia con bollicine, riuscito prodotto di intrattenimento. Leggero, nessuno ne ha mai dubitato, leggendo titolo, regista e sceneggiatori. Ma che però fa ridere anche quelli che amano andare al cinema. Gli attori sono tanti e sono bravi. Si colgono le immaginabili note di costume relative all’argomento matrimonio e gli intrecci sono gradevoli. Non si respirano le contraddizioni, ovviamente, i sentimenti che implodono sotto quelle note, e che in certi film, facciamo l’esempio di Virzì per stare sul presente, ci sono e a un certo punto esplodono pure, facendo un gran fracasso che per qualche istante ti fanno passare la voglia di ridere. Ma che alla fine della proiezione ti fanno capire di aver visto esseri umani dentro i personaggi e che quel film lo hai sentito vero, e quindi lo riguarderesti volentieri, non solo se capita. Si chiamano belle commedie, e l’Italia ne sa qualcosa. Con Oggi sposi questo non accade, semplicemente perché non interessa agli autori farlo accadere, visto che sono loro i primi a sapere che gli spettatori della domenica sono interessati soprattutto a cogliere il riferimento al presente, e poi a poterne ridere. Oggi sposi è una grande tavolata imbandita di gag che nasconde il cinema, pur usandolo, e che riunisce la scaltra e sorridente nuova famiglia della commedia cinematografica italiana contemporanea. Un bel concentrato di cinema italiano popolare, uno squadrone con criterio raccolto intorno a Cattleya, che ci vede lungo, e furbo, ottenendo i risultati di cui sopra: un regista tecnicamente preparato ed abile, già iniziatore della serie su "Ponte Milvio" e via via sempre più calato nei panni del regista di costume. Partì da Io e te tre metri sopra il cielo e da L’uomo perfetto, per cavarsela sempre meglio fino al meritevole Amore Bugie & calcetto. E a quest’ultimo lavoro, Oggi Sposi, corale ed episodico, anche se non c’è il cancelletto col titolo a separare una vicenda dall’altra. Si chiama Luca Lucini, non è un autore, ma in fatto di regia non gli si può appuntare granché. Ha provato la parabola romantica con Solo un padre, utilizzando già Luca Argentero e Diane Flery, tentativo più nobile degli altri, perché più intriso di momenti delicati, ma anche un mezzo fallimento dal punto di vista del risultato, poiché noioso, in fin dei conti, e un po’ scollato nel rapporto tra vicenda e contesto culturale. Qualche stereotipo, poca sostanza.
Sceneggiatori bravi, in Oggi sposi, a conferma del loro modo di lavorare, in quel loro scaltro camminare sul confine sottile tra volgarità sciattamente cinepanettoncocomeristica (due di loro ne fanno parte) e commedia corale di costume. Fabio Bonifacci, Fausto Brizzi, Marco Martani. Basta dare uno sguardo ai loro lavori per rendersene conto. Bonifacci ha scritto di recente Notturno Bus, Diverso da chi? e Si può fare, non certo tre fallimenti, anzi, tre lavori dignitosi e piuttosto interessanti, specialmente l’ultimo, girato dal bravo Giulio Manfredonia, col quale, tra l’altro, Bonifacci aveva già collaborato per E’ già ieri, anche quello niente male, remake quasi meglio dell’originale. Brizzi e Martani sono la furba coppia del film di Natale, ma anche gli artefici delle Notti borghesoidi prima degli esami, giovanilistiche e romantiche, sale piene, in qualche modo merito al loro lavoro. Sanno che questo paese è ancora interessato ai fatti privati e piccanti dei rapporti sentimentali, ed ecco ex, ed ecco Oggi sposi, sempre privato, intimo pubblico da guardare dal buco della serratura, per sussurrare quante magagne nascondono, e poi fuggire via, con una bella risata che seppellisce solo la riflessione. Ecco, sono questi tre gli ideatori di Oggi Sposi, film per il pubblico, che il pubblico apprezzerà, perché divertente, folto di gag e di caricature simpatiche, straordinarie un paio. La migliore? Michele Placido, proprio lui che ha visto sfumare il grande sogno di un gran film, un mese e mezzo fa, e che adesso si traveste da contadino pugliese cafone, strillone, bifolco, alzatore di gomito, ignorante e simpaticissimo. Non male nemmeno Filippo Nigro, già attore luciniano, in Amore Bugie & Calcetto, e già co-protagonista di Diverso Da Chi?, scritto proprio da Fabio Bonifacci, a proposito della grande tavolata di baci, abbracci e affari cinematografici. Era considerato bello, Filippo Nigro, ma pian piano sta diventando sempre più simpatico, e questa volta c’ha pure un sacco di capelli in testa. Recita tanto, stavolta, sopra le righe eppure efficacemente dentro al personaggio. Poi gli altri attori, bravi e muoversi e farci divertire, con più misura e con una comicità più di situazione rispetto agli altri. Argentero non si ferma più, sempre bello, sempre più a suo agio con i personaggi che interpreta, e qui capace pure di nascondersi/aprirsi al comico attraverso l’uso marcato del dialetto pugliese. La Crescentini è brava, non si può negare, in crescita anche lei, più o meno al decimo film, e si vede. Poi ci sono, a insaporire il brodo di fauna variegata da italietta masticabile dal popolino, Lunetta Savino, la giovane Isabella Ragonese, di nuovo alle prese col precariato, un sempre mitico Renato Pozzetto, e il siciliano Dario Bandiera, a riprendere l’infinito discorso italiano sui regionalismi e sui loro dialetti, e a tenere aperto quel rapporto con l’altro padrone della commedia italiana non d’autore: Giovanni Veronesi, quello del doppio Manuale D’amore e del bruttissimo Italians. Tutto torna, insomma, regna una commedia brillante ma tarocca, bigiotteria acchiappa pubblico. Ma che stavolta è parecchio luccicante
Regia: Luca Lucini; Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Fausto Brizzi, Marco Martani; Montaggio: Fabrizio Rossetti; Fotografia: Manfredo Archinto; Interpreti: Luca Argentero; Carolina Crescentini, Michele Placido, Dario Bandiera, Isabella Ragonese, Renato Pozzetto, Moran, Gabriella Pession, Filippo Nigro; Produzione: Cattleya; Distribuzione: Universal Pictures
