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Outlander – L’ultimo vichingo

Pubblicato il 4 luglio 2009 da Marco Di Cesare


Outlander – L'ultimo vichingo

È un continuo effetto di svestizione dai propri travestimenti - atto magari utile solo per poter in seguito indossare nuovi e diversi abiti - questo film che unisce fantascienza, horror e tanta azione, assieme a un passato mitico e forse (im)probabile almeno quanto un futuro lontano e inconoscibile, in una commistione di generi diversi fatti convivere su di uno stesso piano, al fine di realizzare un intrattenimento sì puramente mainstream, ma comunque insolito.
La pace regna sulla Terra, nella Norvegia del 709 d.C, ai tempi dei Vichinghi, mentre la tipica indifferenza della natura immaginiamo sia appena scalfita dalle solite scaramucce che sono causa di sangue versato su altro sangue. Ma un giorno, alle prime ore del mattino, una navicella si schianta in un lago che placido riposa in questa oasi. A bordo l’unico sopravvissuto è l’umanoide Kainan (Jim Caviezel), il quale si darà alla macchia, ma solo dopo aver espletato le dolorose pratiche per imparare istantaneamente la lingua, gli usi e i costumi di quel lontano luogo-tempo, grazie all’aiuto di un macchinario un po’ inquietante. Peccato, però, che si imbatterà in un villaggio devastato da chissà cosa, prima di essere catturato da un clan vichingo. E, di certo, all’inizio per lui sarà dura dimostrare la propria innocenza, accusato di avere destabilizzato la pace precaria tra due tribù rivali.
È un Moorwen quell’essere che sa uccidere più di quanto qualsiasi uomo, seppur valoroso, potrebbe mai fare: è un mostruoso Alien, forse il mitico drago che terrorizzò i sogni del Medioevo. Contro di lui si schiererà il cavaliere venuto da lontano, spogliandosi sempre più dei panni del forestiero totalmente incomprensibile alla sua nuova società. Il regista Howard McCain ha affermato di aver preso spunto da Beowulf, il poema epico inglese che neanche due anni fa approdò sui nostri schermi sotto le spoglie della computer grafica de La leggenda di Beowulf. Ma gli autori di Outlander hanno tentato di dare un senso a credenze che ci accompagnano dalla notte dei tempi, ispirandosi anche alle teorie degli antichi astronauti di Erich von Däniken, per ricreare un ipotetico reale, attraverso il convergere del naturale e dell’artificiale, come in qualsiasi mondo fantasy.
Effetti sonori a volte fin troppo roboanti, per lo meno inizialmente, e musica spesso didascalicamente senza fantasia, più altre ingenuità tipiche di tanta epica americana, che in più punti rendono insipida una pellicola la cui sceneggiatura è già costretta a scontare una certa ripetitività, alla quale tra l’altro si aggiungono certe mancanze sul piano delle performance attoriali, carenze dalle quali si esime principalmente John Hurt (Re Rothgar). Eppure Outlander, se non proprio delle sorprese, sa riservare qualche spunto comunque degno di nota: in particolare il flashback cui Kainan torna più di una volta, aggiungendo tessere al mosaico necessario per spiegare il legame dell’eroe con la creatura, donando al mostro il diritto di fare parte dell’universo, in un susseguirsi di continui disvelamenti che non possono che fare bene all’andamento generale della storia, vestendola in modo diverso . E di certo anche il Moorwen è un ’outlander’ al pari di Kainan: uno straniero in una terra estranea.
In questo modo l’intero film è permeato da un senso della comunità e dell’appartenenza, cui sono strettamente legate la lotta per il territorio e per la sopravvivenza in un ambiente caratterizzato da uno stato di disordine generalizzato – o di falsa stabilità - come è lecito attendersi da una pellicola che tratta dell’avvento dell’estraneità e del mistero all’interno del risaputo che tiene unita qualsiasi collettività. Mistero che si fa spazio senza fretta alcuna, diversamente da un qualunque Alien vs Predator, esempio lampante di filiazione diretta da una saga – anzi due – senza che si sia sentita la necessità di reinventarla: un (video)gioco che corre allo scoperto, senza il benché minimo pathos, perdendo una battaglia già persa in partenza, a causa dell’estrema riconoscibilità della materia narrata. Pericolo, questo, che Outlander è riuscito ad evitare ampiamente.


CAST & CREDITS

(Outlander); Regia: Howard McCain; sceneggiatura: Howard McCain e Dirk Blackman; fotografia: Pierre Gill; montaggio: David Dodson; musica: Geoff Zanelli; interpreti: Jim Caviezel (Kainan), Sophia Myles (Freya), Jack Huston (Wulfric), John Hurt (Rothgar), Ron Perlman (Gunnar); produzione: The Weinstein Company, Ascendant Pictures, Outlander Productions, Film & Entertainment VIP Medienfonds 4 GmbH & Co. KG; distribuzione: Eagle Pictures; origine: USA, 2008; durata: 115’; web info: sito ufficiale.


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