Party Girl (Caméra d’Or)
I francesi hanno premiato se stessi con questa Caméra d’Or a Party Girl, titolo celebre di un vecchio film di Nicolas Ray, molto migliore.
Quella di Angelique è una seconda famiglia. Anche se gli anni sono ormai passati e le foto in cui appariva bella e giovane ingiallite, le compagne di spogliarello, le amiche del suo club, sono le sue nuove sorelle. Eppure, Angelique, dei legami di sangue li ha: tre figli, quattro in realtà, la più piccola "non l’ha abbandonata", è stata costretta a darla in affidamento, parenti prossimi che si mescolano e incrociano con la sue compagne di vita. Ma Angelique ha anche un uomo, un ex cliente ora perduto amante, che la desidera e la vorrebbe sposare. Sarà mai possibile un’esistenza normale, lontana dalla musica, dai cocktail, dalla pista del suo club?
Quello messo in scena da Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis, curioso triumvirato dietro la macchina da presa, è il racconto concitato di questo intreccio di persone. Sentimenti profondi e desideri impossibili, dubbi acerrimi e volontà ferme si susseguono nelle vicende di Angelique e delle famiglie, reali ed acquisite, che la circondano. Come legata indissolubilmente a quel palo, che per anni è stato il suo palco scenico, così la protagonista di Party Girl non sembra potersi liberare dal suo destino, imbrigliata, senza saperne nemmeno la ragione, a ciò che è stata la sua vita. Gli affetti, gli amori, i sentimenti positivi che riceve non sembrano in grado di cambiare il corso della sua vita. Così, ogni svolta tentata, sofferta e coraggiosamente affrontata, sembra riportarla al punto di partenza, in quel club che è, al tempo stesso, rifugio e prigione. Finanche i tentativi del suo generoso compagno, profondamente innamorato di lei, non possono che inframmessi contro la natura profonda della protagonista, più forte di ogni volontà.
Al di la degli spunti interessanti, Party Girl, risulta una pellicola troppo distante da quel cuore degli spettatori a cui mirerebbe. La scelta stilistica dei tre registi di rimanere incollati alla protagonista, con una macchina da presa tremante, non riesce nell’intento di coinvolgere, trascinando il pubblico nel moto incerto della vita di Angelique. Così, nonostante la messa in scena vivida, una forma così ricercatamente empatica, un interpretazione sentita, quella di Sonia Theis nel ruolo della protagonista, il film non decolla, anzi, si trascina lentamente come il destino della sua protagonista.
Party Girl: Regia, sceneggiatura: Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis; fotografia: Julien Poupard ; montaggio: Frédéric Baillehaiche; interpreti: Sonia Theis origine: Francia, 2014; durata: 96’