PEACOCK

La saga familiare raccontata nel corso di un decennio si conferma uno dei leit motiv favoriti della cinematografia cinese, con una certa predilezione per il passaggio dagli anni Settanta agli anni Ottanta. Non fa eccezione Gu Changwei che abbandona il suo passato di direttore della fotografia per Zhang Yimou, Chen Kaige e Robert Altman, per allinearsi al consueto stile realisticamente dimesso, marchio di fabbrica del genere, e all’assenza (forse imposta dall’alto?) di qualsiasi preciso riferimento alla rivoluzione culturale in corso, limitandosi a suggerire l’arrivo del progresso nella provincia con la comparsa di un televisore in casa. Eliminata qualsiasi ambizione di affresco storico-sociale, il film si concentra sulle vicende di tre fratelli. Il primogenito, obeso e ritardato a causa di una febbre cerebrale, è il preferito dei genitori che, pur di farlo sposare, organizzano un matrimonio combinato con una ragazza claudicante. L’unione, tuttavia, non si rivela del tutto malriuscita. Più sfumato è invece il personaggio del fratello minore, la voce over narrante di un lunghissimo flash back intriso di nostalgia per un passato ormai lontano, che si limita ad osservare gli altri, silenzioso come un’ombra, le cui speranze per il futuro si infrangono nello scontro con i genitori. La vera protagonista del film è la sorella ribelle che cerca in tutti i modi di fuggire dal piccolo paese in cui si sente ingabbiata, anche a costo di arruolarsi come paracadutista per l’esercito, grazie al fascino di un giovane militare di Pechino. Delusa dalla mancata storia d’amore, si vendica cucendosi un paracadute che si gonfia come una enorme medusa azzurra mentre corre in bicicletta, provocando lo scandalo generale. Inanellando con understatement neorealista (che a volte risulta però troppo ripetitivo) una serie di piccoli episodi apparentemente insignificanti, a metà tra farsa e tragedia, Gu Changwei racconta semplicemente la Vita, intesa, per dirla con John Lennon, “come quello che ti accade mentre sei occupato in altri progetti”, nei suoi vari stati d’animo. Dai terribili imbarazzi dell’adolescenza, passando per gli odi e le gelosie feroci che caratterizzano i rapporti tra fratelli (probabilmente la parte più riuscita del film), alla rassegnazione davanti alla sconfitta di tutti i propri sogni. Tornati al punto di partenza, ai protagonisti non resta che attendere qualcosa. Persino che si apra in una splendida ruota la coda del pavone dello zoo. Ma quando accade, è troppo tardi, sono già andati via.
[Febbraio 2005]
regia: Gu Changwei sceneggiatura: Li Qiang fotografia: Yang Shu montaggio: Liu Sha musica: Dou Peng interpreti: Zhang Jinchu, Feng Li, Lu Yulai, Huang Meiying produzione: Asia Union Film & Media durata: 144’ origine: Cina, 2004
