Perché te lo dice mamma

Non è forse casuale che durante la scorsa edizione della notte degli Oscar le nominations per il miglior film siano state presentate dalla coppia Nicholson – Keaton: i due, infatti, oltre che partner nella commedia di qualche anno fa, Tutto può succedere, sembrano andare incontro a un destino comune: la cristallizzazione in un ruolo che pur avendo regalato loro fama e successo, ha finito per imprigionarli in un cliché: ma, mentre Nicholson dimostra almeno un buon fiuto per film che possano sfruttare al meglio la sua gigioneria nonché il ghigno ormai perennemente stampato su un volto imbolsito, Diane Keaton è vittima della sindrome Annie Hall: non si è più ripresa da quel personaggio, dallo stereotipo di intellettuale newyorkese oscillante tra il nevrotico e il depresso che le riusciva deliziosamente nelle pellicole di Allen.
E questa ‘seconda giovinezza’ regalatale dalle commedie che continua ad interpretare – oltre al film della Meyer, anche La neve nel cuore – non sembra le giovi molto.
Certo, in momenti in cui si premia e si incensa ‘l’attore-imitatore’, che si annulla totalmente nel personaggio diventandone un sosia, un certo distacco dal ruolo potrebbe sembrare una scelta interessante, quando fosse un atto voluto.
Diane Keaton, invece, non fa che portare in scena il suo look (sempre lo stesso dagli anni 70 in poi) il suo modo di gesticolare, di muoversi, di ridere istericamente: e così, tra la diva sul palco degli Academy Awards e la madre alle prese con tre figlie della pellicola di Lehmann, finisce per non esserci la benché minima differenza: entrambe abbondano in smorfie, gesti immotivati, producendo durante la visione un effetto reality-show che rende veramente arduo ‘credere’ per un momento alla realtà del film.
Non che le colpe ricadano tutte sulle spalle della Keaton: Perché te lo dice mamma si dimostra l’esempio più evidente della caduta di stile subita dalla più recente commedia hollywoodiana e tra le proposte di questa stagione – Ti odio, ti lascio, ti…, L’amore non va in vacanza – il film di Lehmann appare di gran lunga il peggiore: di certo, la pecca più grave per un prodotto di puro entertainment risiede nella trascuratezza dell’insieme, nella noncuranza di certe soluzioni drammaturgiche – bambini cui per uscire di scena e lasciare il campo agli adulti viene detto ‘guarda! un disco volante!’ – e nei momenti di improvvisazione voluti per dar risalto alle capacità interpretative del cast ma risolte per lo più in un imbarazzante caos da dilettanti: terribile la canzoncina con balletto cantata da madre e figlie al compleanno di Daphne-Diane.
Se la forza della commedia consiste da sempre nella sua capacità di rasserenare pungendo, un film come Perché te lo dice mamma attesta lo stato vegetativo che attanaglia la produzione delle majors; come detto più volte, i lavori televisivi possiedono una verve e un’intelligenza – è il caso di dirlo – di cui non c’è traccia in questa pellicola sciocca e sguaiata dove per far ridere si colgono dei sessantenni in atteggiamenti intimi e per commuovere si pigia sui litigi tra madre e figlia, troppo simili per comprendersi ma incapaci di stare lontano: tratto, quest’ultimo, che una serie come Gilmore Girls sfrutta con ben altri risultati da sette anni.
Il tonfo di Perché te lo dice mamma in tal senso è ancor più singolare visto che proprio sul piccolo schermo lo stesso regista e parte del cast lavorano più assiduamente: Lehmann è capace di spaziare tra i generi più diversi, passando dai casi di Homicide ai conflitti sentimentali di un gioiello come Big Love, Lauren Graham, qui stranamente imbrigliata e a disagio nel ruolo di sorella maggiore, è la brillante protagonista proprio di Gilmore Girls mentre Stephen Collins, innamorato di mamma Keaton, arriva direttamente dal pulpito di Settimo Cielo.
Chi incolpare allora per simili, sconsolanti, esiti? Forse i produttori che, nell’ansia di piacere a tutti ed essere politicamente corretti, finiscono col rinchiudere sceneggiatori e registi al loro servizio in un recinto tanto angusto da cui è impossibile tirar fuori qualcosa di nuovo.
(Because I said so) Regia: Michael Lehmann; sceneggiatura: Karen L.Hopkins & Jessie Nelson; fotografia: Julio Macat; montaggio: Paul Seydor, Troy Takaki; musiche: David Kitay; scenografia: Sharon Seymour; costumi: Shay Cunliffe; interpreti: Diane Keaton (Daphne), Mandy Moore (Milly) Lauren Graham (Maggie) Stephen Collins (Joe) Gabriel Match (Johnny) Tom Everett Scott (Jason) Piper Perabo (Mae); produzione: Paul Brooks, Jessie Nelson; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Usa, 2007; durata: 101’; web info: sito ufficiale
