Pesaro 2011 - The Journals of Musan - Concorso
Tra le sue influenze, il regista nordcoreano Park Jung-bum cita Charlie Chaplin e Roberto Benigni. Senza voler accostare l’importanza del pur bravissimo comico e cineasta nostrano con quella di uno dei più grandi registi della storia del cinema, è evidente la predilezione di Park Jung-bum per i film “comici” in grado di trattare temi fra i più drammatici.
Questa passione è evidente anche dal suo film The Journal of Musan, che – pur rimuovendo la vis comica dei registi citati – recupera la figura angelica e innocente di Charlot, la sua dolcezza sovrumana e la sua natura di outsider rispetto al resto dell’umanità.
Vista dalla prospettiva del regista coreano (già aiuto regista di Lee Chang-Dong in Poetry), l’innocenza è una via crucis, un’affermazione della giustizia rispetto alle vessazioni che sconfina nel martirio.
Il suo personaggio - Jeon Seung-chul- interpretato da lui stesso, è un nordcoreano in cerca di una vita migliore nella Corea del Sud dove, invece che aiuto, trova solo discriminazioni e lo straniante manifestarsi di un mondo fondato sulla logica dei consumi, sull’apparente splendore – fino ad allora sconosciuto – delle merci. Figura quasi cristologica, Jeon Seung-chul risponde ai maltrattamenti subiti con la mitezza e tratta premurosamente anche chi lo offende. La sua onestà è inossidabile: rifiuta categoricamente dei pantaloni rubati per lui dall’amico nordcoreano con cui vive, e che è invece stato assorbito dalle logiche corrotte della società globalizzata: per poter possedere gli oggetti che fanno lo status symbol del consumismo si unisce ad un giro di delinquenti, rifiuta di faticare duramente come il protagonista pur di poter avere un lavoro onesto ed è ipnotizzato dal logo della Nike, simbolo letterale dei falsi idoli di cristiana memoria.
Non a caso, l’unico posto in cui il protagonista trova sollievo è la chiesa. Vista però, più che come luogo dell’apprendimento della parola divina, come momento di incontro con altri esseri umani da cui ricevere un’accettazione immediata e a-pregiudiziale, zona d’evasione dalla giungla di vessazioni che è il mondo circostante. Novello Charlot e novello Gesù, Jeon Seung-chul percorre una parabola metaforica (accompagnato da un cane bianco che rispecchia simbolicamente la sua purezza) ma anche molto concreta, esempio universale delle ingiustizie cui vanno incontro non solo i nordcoreani nel loro stato gemello del sud, ma tutti gli “outsider” in qualsiasi società solo apparentemente evoluta e tollerante.
(Musanilgi) Regia: Park Jung-bum ; sceneggiatura: Park Jung-bum ; fotografia: Kim Jongsun ; montaggio: Jo Hyunjoo; scenografia: Eun Heesang ; interpreti: Park Jung-bum (Jeon Seung-chul), Kang Eunjin (Sook-Young); produzione: Lee Jinuk ; origine: Corea del Sud ; durata: 127’.