Pesaro 46 - Babusya/Granny - Cinema Russo contemporaneo

Nell’ambito della retrospettiva sul cinema russo contemporaneo la quarantaseiesima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema porta a Pesaro una rosa di film che fanno parte della “sottosezione” intitolata Sguardi femminili. Tra questi, Babusya, della regista Lidiya Bobrova, mette in scena le vicissitudini di un’anziana signora che ha dedicato la sua intera vita ad una famiglia che, infine, la abbandona rifiutando di prendersi cura di lei. Le campagne coperte di neve, la povertà e l’alcolismo da una parte, e poi il mondo dei “nuovi russi”, che vivono nell’agio e nel tepore dei propri appartamenti moderni, dall’altra, sono due facce della contemporaneità della Russia. In nessuna di queste due dimensioni però c’è un posto per Babusia: chi lavora troppo, chi ha già tanti problemi, chi ha spazio in casa per una sauna ma non per ospitare la nonna. Eppure, tutti questi parenti che ora la rifiutano, non hanno rifiutato il suo denaro per comprare le loro case e vivere tra le comodità. La nipote Liza, affermata giornalista, è l’unica a mostrare una sincera preoccupazione per la sua anziana zia, pur dovendo sobbarcarsi l’impegno di una madre malata, di un fratello alcolizzato, e di un lavoro che la assorbe completamente.
E’ un universo segnato dal materialismo più cinico, dall’ingratitudine e dall’indifferenza, quello che circonda la povera Babusia, che tuttavia affronta sempre dignitosamente le difficoltà che la vita le pone di fronte, prima fra tutte la morte di una figlia, e poi l’umiliazione di essere abbandonata proprio da coloro cui ha donato ogni suo bene e dedicato una vita di stenti e fatiche. E’ un universo, ancora, che nei suoi aspetti peggiori rispecchia tutte le contraddizioni delle società occidentali o occidentalizzate della contemporaneità, in cui l’individualismo vince su ogni cosa, e non esiste solidarietà di nessun tipo. Ma raccontando tutto questo la regista Bobrova descrive anche uno spaccato credibile ed efficace del proprio paese, che tenta di ricostruire sulle proprie macerie e di ricucire le ferite lasciate delle guerre – vive nei ricordi della protagonista, che da giovane scavava le trincee “per la patria”, e negli occhi assenti della sua piccola nipotina, traumatizzata dal periodo trascorso in Cecenia.
Nonostante la durezza del tema affrontato, Babusia non è però un film che si abbandona alle derive della malinconia, ma anzi è percorso da sprazzi di ironia che spesso sfiorano efficacemente il grottesco. E’ il ritratto di una società, quella Russa, caratterizzata da molte problematiche di natura soprattutto sociale, ma è un ritratto dipinto con colori intensi e vivaci. Lo sguardo della regista è empatico e coinvolto, mai freddo e distaccato. I suoi sono personaggi che lottando, soffrono, sperano, hanno paura. Dietro a un presente in cui si mischiano la rabbia, l’affetto e la compassione, pulsano i ricordi degli anni lontani e degli affetti perduti, da cui Babusia si lascia rapire come da un fiume in piena, mentre la nipote Liza si confronta con le occasioni perdute e gli amori passati. Tra i passaggi più efficaci del film, restano infatti proprio quelli in cui il tempo si annulla e si sospende e il passato irrompe nel presente portando con sé un’atmosfera quasi onirica. Con il suo quarto lungometraggio la Bobrova fotografa in maniera commovente le verità di un mondo in crisi e in disfacimento, che non è solo il territorio russo, ma anche quello – ben più vasto e sempre inesplorato - dei nostri sentimenti.
(Babusia) Regia: Lidiya Bobrova; sceneggiatura: Lidiya Bobrova; fotografia: Valery Revich; montaggio: Tatyana Bystrova; scenografia: Pavel Novikov; interpreti: Nina Shubina (Granny), Olga Onischenko (Lisa), Anna Ovsyannikova (Anna), Vladimir Kulakov (Victor); produzione: Lenfilm Studios, Film Department of Russian Ministry of Culture, 3B Productions, CNC; origine: Russia; durata: 97’.
