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Pesaro 46 - Indigène d’Eurasie/Eastern Drift - Bande à Part

Pubblicato il 24 giugno 2010 da Arianna Pagliara


Pesaro 46 - Indigène d'Eurasie/Eastern Drift - Bande à Part

Il lituano Sharunas Bartas, qui regista e attore protagonista, dipinge in questo riuscito lungometraggio un panorama cupo e angoscioso, fatto di mafia, prostituzione e violenza. E’ un mondo, quello descritto, in cui agiscono individui che hanno perso per sempre la possibilità di riscattarsi e vivono giorno dopo giorno nell’instabilità e nel pericolo, lottando per sopravvivere come se questo fosse inscritto nella normalità delle cose. All’interno di queste dinamiche spietate e brutali si inscrivono le passioni, i desideri, i dubbi e le speranze dei protagonisti.
Genia, interpretato da Bartas, ha un’amante francese in Lituania, la bella Gabrielle, con cui divide uno squallido appartamento nell’attesa di partire con lei per Parigi. Ma i suoi affari con la mafia russa lo spingono a Mosca, dove intrattiene una relazione con una prostituta, Sasha, prigioniera dei suoi sfruttatori. Genia finirà per uccidere prima un capomafia russo e quindi un poliziotto, e sarà perciò costretto ad una fuga disperata insieme alla ragazza. Gli eventi incalzano con un effetto domino inarrestabile, e ben presto tutto precipita rovinosamente.
Le dinamiche classiche del film d’azione sono messe a servizio, in questo caso, di un discorso ben più ampio, pregnante e significativo, che si esplica su un piano di riflessione quasi esistenziale, come suggeriscono già nelle prime sequenze le parole del protagonista che parla da fuori campo mentre vediamo le immagini di un porto, dove lui si trova per ricevere una partita di droga. La definizione che egli da di se stesso è quella di un “indigeno d’Eurasia”, un uomo senza radici e senza storia, a cui la vita e il presente sfuggono dalle mani mentre si muove attraverso un territorio incerto (il Nord Europa e l’ex Unione Sovietica) i cui confini coincidono per lui solo con i poteri delle mafie locali e con le vie percorse dai trafficanti di droga (per terra e per mare). In questo mondo, afferma Genia, non c’è scelta; avere “una vita normale” è un sogno, un’idea impossibile.
In questa dimensione aberrata l’individuo è ridotto ai suoi istinti primordiali, come avviene appunto al protagonista, che ben presto si trasforma in una sorta di animale in fuga, braccato e inseguito in ogni angolo d’Europa, senza che abbiano più una reale importanza i motivi, le cause profonde di questa fuga miserabile, di questo eterno, tormentato vagare senza scopo. La marginalità, l’essere sempre in bilico, il rischio, e infine anche la fame e il freddo diventano condizioni necessarie dell’esistenza. Ma Genia mantiene sempre una muta, lucidissima consapevolezza della sua condizione, ed è per questo che il discorso che sta alla base del film si fa lacerante. Non è la perdita della cognizione della realtà che determina l’atteggiamento - in fondo controproducente - del protagonista. Non è neppure un abbandono passivo e inerte agli eventi ad esporlo a pericoli di ogni genere. E’ come se la sostanza delle cose fosse drammaticamente immutabile, come se il destino, il campo d’azione, l’orizzonte delle attese di determinati individui fosse per forza di cose segnato, limitato.
Genia aggredisce la realtà per non essere aggredito da questa, ma non è abbrutito a tal punto da essere incapace di sentimenti; non vacilla mai e non si arrende di fronte a nulla, eppure egli è esattamente un prodotto di quella stessa realtà da cui, per tutta la vita, dovrà difendersi lottando duramente.
Indigène d’Eurasie mette quindi in atto un’analisi acuta e profonda di certi meccanismi sociologici e insieme di una data condizione esistenziale, fotografando efficacemente in una penombra densa e pastosa un universo sempre sull’orlo del baratro, mente Bartas regala al suo personaggio un volto indurito e segnato sempre carico di espressività, dando prova delle sua grandi capacità registiche e insieme recitative.


CAST & CREDITS

(Indigène d’Eurasie) Regia: Sharunas Bartas; sceneggiatura: Sharunas Bartas, Catherine Paillé; fotografia: Sharunas Bartas; montaggio: Danielius Kokanauskis; musica: Aleksander Zekke; interpreti: Sharunas Bartas (Genia), Elisa Sedanaoui (Gabrielle), Klavdia Korshunova (Sasha), Erwan Ribard (Philippe); produttore: Grégoire Debailly; origine: Francia, Lituania, Russia; durata: 111’.


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