Piano, solo

“Non può bruciare la candela dalle due parti”*
Da Il disco del mondo a Piano, Solo. Dalla storia universale di un artista che ha viaggiato e suonato in tutto il globo al racconto intimista di un uomo perennemente in bilico fra il genio e la follia. Così Riccardo Milani trasforma la biografia di Luca Folores (realizzata da Walter Veltroni) in un melodramma sulla musica, sull’arte e sulla follia.
Fama e solitudine, estro e pazzia, nostalgia e rimorso. Sono queste le dicotomie che segnano la mente e il corpo di Luca Flores. Un’energia in grado di mangiare l’anima che esplode in tutta la sua potenza correndo veloce sui tasti di un pianoforte, ma al tempo stesso si ritrae in un buco nero di privazione e isolamento. Tanto più il suo nome, la sua reputazione, la sua maestria si fa grande, tanto più la solitudine, l’incapacità di ritrovarsi nei rapporti umani, l’impossibilità di superare il dolore del ricordo si fa forte, si fa malattia. Non c’è cura, medicina, elettroshock in grado di guarire questo vuoto. Non c’è passione o desiderio che possa allontanare le sue dita dalle note. Il Jazz si fa voce dell’inferno, degl’incubi che popolano la sua mente. La musica eco della sua grandezza.
Più che la biografia di un grande jazzista, più che il racconto della pazzia di un pianista (già più volte narrata sul grande schermo) Riccardo Milani concentra la sua attenzione sul dramma privato di un uomo costretto a combattere contro i propri demoni. Il risultato è un melodramma lineare, sia per scrittura che per messa in scena, volutamente molto distante dalle atmosfere intricate e ricche d’improvvisazione del Jazz. La musica diventa così colonna sonora del difficile rapporto fra l’artista e la sua famiglia, fra Luca e il mondo. Pur non essendo, dunque, un prodotto di straordinaria innovazione o di particolare pregio stilistico, il film di Milani risulta assolutamente godibile. Straordinariamente interpretato da un Kim Rossi Stuart sempre vibrante ed emozionante, la vicenda di Folres stringe lo spettatore, lo ammanta di tristezza, lo conduce nel buio luminoso della sua pazzia. Dopo le delusioni veneziane, è comunque piacevole trovare una pellicola che, prudentemente, rifugge da ogni pretesa di autorialità, restituendo un prodotto onesto e, a tratti, commovente.
“Tutto questo fa schifo. Non parole, un gesto”**
*C. Pavese – Lettera a Pierina, Bocca di Magra, agosto 1950
** C. Pavese – Il mestiere di vivere
Giampiero Francesca
Regia: Riccardo Milani; sceneggiatura: Riccardo Milani, Ivan Cotroneo, Sandro Petraglia, Claudio Piersanti, tratto dal romanzo "Il disco del mondo - vita breve di Luca Flores, musicista" di Walter Veltroni; fotografia: Arnaldo Catinari; montaggio: Marco Spoletini; interpreti: Kim Rossi Stuart, Michele Placido, Jasmine Trinca, Sandra Ceccarelli, Alba Rohrwacher, Corso Salani, Paola Cortellesi; origine: ITA, 2007; durata: 104’
