The wedding party
Scurrili, svampite e tossiche le damigelle di Kirsten Dunst, Isla Fisher e Lizzy Caplan rinnovano il genere della commedia da matrimonio offrendo un controcanto acido e politicamente scorretto dei piu’ rassicuranti 27 dresses e Bride Wars, ma senza eguagliare l’ironia di Bridesmaids, che aveva dalla sua la solida produzione di Judd Apatow (qui c’è invece l’attore Will Ferrell) e la scrittura rodata della Kristen Wiig del Saturday Night Live.
In Bachelorette la sceneggiatrice Leslye Headland per il suo debutto alla regia sembra voler giocare su due tavoli contemporaneamente: da una parte punta sul filone phillipsiano degli hangover, modellandolo su nevrosi e invidie femminili e affastellando gag su gag senza risparmiare sesso, droghe e scorrettezze varie; dall’altra - che se solo fosse perseguita con piu’ decisione potrebbe rivelarsi la vena piu’ interessante - realizza un nostalgia-movie che recupera citazioni musicali, cinefile e "telefile" degli anni novanta (dalla serie So called life al brano degli scozzesi Proclaimers I’m gonna be 500 miles), indovinando a tratti un’atmosfera malinconica che regala qualche buon momento a un film altrimenti accessorio.
A fare le spese di questa impostazione bipolare sono i vari personaggi, incastrati in schematiche figure senza evoluzione, piu’ sorelle maggiori delle Mean Girls di Lindsay Lohan e Rachel McAdams che prossime alla problematica Charlize Theron del Young Adult di Jason Reitman.
E se Lizzy Caplan ci mette almeno del suo nell’umanizzare Gena, ancora innamorata dell’ex del liceo, che si trascina dietro con piglio infantile, quasi fosse un orsacchiotto, il barattolo pieno di coca insieme all’abito macchiato della sposa oversize, Kirsten Dunst sembra quantomeno svogliata di fronte alla sua Regan, algida e bulimica prom queen, che non riesce mai ad eguagliare la terribile definizione data su carta ("hai presente che ci sono i serial killer e poi Hannibal Lecter? Ecco ci sono le donne e poi Regan").
Nessun giudizio sulle presenze maschili: Cukor, in Womens, che di questo genere resta il prototipo, aveva almeno la compiacenza di lasciarle fuori campo.
Regia e sceneggiatura: Leslye Headland; fotografia: Doug Emmett; montaggio: Jeffrey Wolf; musica: Michael Wandmacher; interpreti: Kirsten Dunst, Lizzy Caplan, Isla Fisher, James Marsden, Rebel Wilson, Adam Scott; produzione: Will Ferrell, Adam McKay ; distribuzione: Lucky Red; origine: Usa, 2012; durata: 91’;