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Postcards from the Zoo

Pubblicato il 17 febbraio 2012 da Giovanella Rendi

VOTO:

Postcards from the Zoo

Gli animali ci guardano? Finalmente un po’ di poesia sembra aleggiare sulla Berlinale 2012. A spruzzare di leggerezza un concorso decisamente poco esaltante e soprattutto pesante come un macigno, é Kebun Binatang (Postcards from the Zoo) del regista indonesiano Edwin, che già si era fatto notare a Rotterdam nel 2008 con The Blind Pig Who Wants to Fly. Proseguendo nella sua affettuosa osservazione di strani personaggi disorientati e alla ricerca della propria identità, il regista non abbandona del tutto la struttura corale della sua opera precedente, ma pur nel generale affresco della commedia umana (e animale), focalizza la sua attenzione su di una ragazza, Lana, letteralmente cresciuta nello zoo di Giacarta. Abbandonata dal padre in tenera età nel giardino zoologico, dove di notte si rifugia una misteriosa fauna umana di homeless e disperati non troppo disperati, Lana é cresciuta con gli animali e con i dipendenti dello zoo, che con gli animali hanno sviluppato un rapporto affettuoso e a suo modo paritario, in quanto tutti indiscriminatamente vittima di una cattività piu o meno percepita. Lana parla con gli animali, interpreta i loro malesseri e desideri e fa da guida ai visitatori e allo spettatore cinematografico nel microcosmo dello zoo. E mentre nelle visite guidate parla dell’eleganza della giraffa (condannata a girare in cerchio intorno ad una capanna), che non le impedisce di uccidere un leone con un calcio, la sua voice over interna analizza le categorie presenti nel giardino zoologico, sia umane che animali: ovvero chi guarda, chi viene guardato e chi non ha voglia di farsi guardare. Gli animali ci guardano eccome, e forse hanno anche piu pietà di noi di quanta ne abbiamo noi di loro nei pochi metri quadri di gabbie e piscinette. Lana lo sa e tutto questo sembra bastarle, la sua famiglia sono gli altri custodi e il suo sogno é solo arrivare ad accarezzare la pancia della giraffa, l’animale che ha adottato e da cui e stata adottata appena arrivata allo zoo. Solo un misterioso cowboy –prestigiatore, comparso improvvisamente tra la popolazione notturna del parco, la seduce con le sue magie e la porta nel mondo di fuori. Un mondo fatto di violenza e povertà, dove ad una donna povera, sola (il cowboy scompare misteriosamente durante una delle sue magie) e senza identità non resta altro che la prostituzione. Nata in gabbia, Lana tuttavia mantiene verso il sordido mondo “libero” uno sguardo privo di giudizio e non esente da compassione, proprio come quello degli animali che crediamo di guardare.
Senza sdolcinati antropomorfismi ma con partecipazione tra divertita e dolente, il regista avvicina il mondo degli animali e si lascia a sua volta avvicinare: attraverso il suo sguardo giraffe, tigri, ippopotami perdono quella patina astratta e virtuale da National Geographic che ce li ha resi allo stesso tempo così familiari e così estranei e, entrando in un luogo per certi versi ormai desueto come lo zoo, li riporta alla loro essenza primaria. E chi li capisce é bravo.


CAST & CREDITS

(Kebun Binatang) Regia: Edwin; sceneggiatura: Edwin, Daud Sumolang, Titien Wattimena; fotografia: Sadi Saleh Sadi Saleh; montaggio: Herman Kumala Panca; musica: Dave Lumenta; interpreti: Ladya Cheryl, Nicholas Saputra; produzione: Babibutafilm; origine: Indonesia/Germania/Hongkong,Cina; durata: 90’.


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