Potenza International Film Festival 2009
Attraversando il confine fra Campania e Basilicata si ha la percezione netta di cambiare territorio. Si entra in un paesaggio dove la natura si fa sempre più presente nella sua asprezza e veste l’abito ideale per un set cinematografico. Non è un caso che qui siano state ambientate oltre una quarantina di film dal celeberrimo Vangelo secondo Matteo di Pasolini a Tre fratelli di Rosi, da La lupa di Lattuada a Io non ho paura di Salvatores fino al recente the Passion di Gibson.
Dal 1 al 5 dicembre, nel capoluogo della regione, il Potenza International Film Festival ha celebrato la passione di questa terra per la settima arte chiamando numerosi ospiti da tutto il mondo per partecipare alla rassegna organizzata dal direttore Antonello Faretta e dalla sua equipe. Presidente di giuria, una personalità d’eccezione come il Premio Nobel per la letteratura nel 2000 Gao Xingjian, che ha approfittato della sua curiosità di pittore (e della sua posizione privilegiata) per ammirare gli angoli più caratteristici della zona nelle pause date dalla mostra.
Nel comune più alto d’Italia, mentre fuori dal Teatro Stabile di Potenza il freddo sibilava cavalcando le spire del vento, il PIFF ha proposto una selezione di lavori raggruppati in sei categorie in concorso e tre sezioni speciali di cui una dedicata a Xingjian, con letture ed un film di sua realizzazione, una retrospettiva del regista armeno Sergei Paradjanov, ed una terza per i corti realizzati dalle scuole lucane. Spazio anche per gli incontri con gli autori e gli addetti ai lavori per discussioni sul cinema come arte, lavoro e settore industriale.
Fra le cose che hanno colpito l’attenzione la prima è stata sicuramente la massiccia presenza di ospiti stranieri. Sono molti i festival che si fregiano dell’aggettivo “internazionale” ma quello di Potenza è uno dei pochi che non tradisca le aspettative. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni con tanti cinefili di diverse nazionalità impegnati a farsi capire con un inglese più o meno fluente o con un francese dalla pronuncia grossomodo corretta, senza tralasciare quelli che si arrangiano a gesti. L’ordinata Babele di registi, autori, traduttori e critici è stata avvolta da un’atmosfera sempre amichevole, per niente ingessata. La seconda cosa da sottolineare sono gli ampi ritagli di tempo in cui ci si è confrontati in maniera rilassata con gli ospiti e gli organizzatori (ovviamente quando non sono stati impegnati a far girare la macchina) e questi sono stati probabilmente i momenti più ricchi dell’iniziativa. Non ultimo, il terzo aspetto di pregio è la giovane età di chi è stato dietro le quinte a lavorare per la realizzazione della manifestazione, dal direttore artistico Faretta fino all’ufficio stampa.
Fra gli animatori delle cinque giornate potentine, la poetessa Linda Cleary ed il ballerino belga Ali Salmi che hanno aperto e chiuso gli incontri con due performance dal vivo nate dall’unione in un unico ritmo di danza, musica e poesia con contorni suggestivi ed emozionanti. In particolare, lo spettacolo offerto durante la serata conclusiva si è avvalso delle riprese estemporanee del regista russo Artur Aristakisyan, genio e sregolatezza che ha articolato in immagini le coreografie di Ali sullo spunto delle evoluzioni linguistiche di Linda. Artur è stato inoltre il cuore ispiratore della retrospettiva dedicata al visionario maestro armeno Paradjanov, condividendo il suo personale viatico alle opere del maestro, in un intenso pomeriggio del 3 dicembre, in cui è stato proiettato L’ombra degli avi dimenticati. L’incontro clou, quello che ha visto protagonista il Nobel Gao Xinjian che, con una timidezza tutta orientale espressa in un delizioso francese, ha offerto alcune riflessioni sulla sua idea di cinema e di arte totale.
I vincitori
In omaggio ai “briganti lucani”, le bande di resistenza popolare che tentarono di opporsi alle truppe monarchiche borboniche e piemontesi a cavallo dell’unità d’Italia, il PIFF attribuisce alle pellicole vincenti i premi Brigante, consegnati in questa edizione durante la serata del 5 dicembre.
Miglior film della sezione Lungometraggi è stato giudicato The Heart of the Wise Lives in the House of Sorrow del regista serbo Marin Malesevic a cui è andato il Brigante d’Oro, seguito da Eat, for This is my Body del haitiano Michelange Quay e da Taylor’s Way del canadese René Brar, che hanno portato a casa rispettivamente il Brigante d’Argento e di Bronzo.
Nella sezione Documentari, il lavoro russo Countryside 35×45 di Evgueniy Solomin con un lavoro denso di realismo, mentre Branding Kosovo di Diego Hurtado de Mendoza vince il premio Opera Prima Doc e Angeles City, Philippines di Davide Arosio e Alberto Gerosa vince il Premio del Pubblico con un documentario che hanno portato gli spettatori rispettivamente nelle zone dell’ex Jugoslavia dalle cui ceneri si sta formato passo dopo passo lo stato del Kosovo ed nelle Philippine dove ogni giorno è una nuova sfida contro la povertà.
Nel concorso riservato ai Cortometraggi Internazionali sono stati premiati i corti The Trip di José Gonzales Varela con il Brigante di Pietra, One Arm dell’autrice giapponese Akemi Tachibana, che con il suo horror surreale si è aggiudicato il Premio del Pubblico, mentre Anything for You di Toma Waszarow e Banduryst di Danilo Caputo ricevono le Menzioni Speciali della Giuria. Il film spagnolo d’animazione al computer Naufrago di Juan Manuel Monesterio, José Cuesta e Carlos Belda riceve il premio come Miglior film per Ragazzi nella sezione Cortometraggi Internazionali Kids, trofeo assegnato da una giuria di studenti delle scuole della Basilicata.
Nella sezione Basilicata Shorts, la giuria ha attribuito i riconoscimenti ai migliori lavori realizzati da autori lucani o filmati in location della Basilicata. Aria Buona di Giovanni Lancellotti ha guadagnato il Brigante di Legno, L’Ultimo Nastro di Nicola Ragone il premio Opera Prima Basilicata ed il poliziesco parodistico Lo Strano Caso del Commissario Bochicchio di Gerardo Sicuro ha invece conquistato il Premio del Pubblico. Nella sezione per corti realizzati con il cellulare infine, Magic Coffee di Rocco Talucci ha vinto il Mobile Phone Films Award.