PRINCESAS

E’ senz’altro una fase positiva, questa, per il cinema spagnolo contemporaneo, come testimoniano i fulminanti esordi veneziani di Daniel Sanchez Arevalo nella commedia (Azul Oscuro Casi Negro) e di Jorge Sanchez Cabezudo nel noir (La Noche de los Girasoles); alle fiammate dei melodrammi di Almodovar comincia ad accostarsi nel panorama iberico un cinema più aderente alla realtà, legato alle problematiche della quotidianità, eppure non per questo meno ricco di emozioni.
E la poetica di Fernando Leon de Aranoa (Barrio, I lunedì al sole) può essere tranquillamente inscritta a questa “corrente”; un cinema impegnato ma più prossimo alle periferie di Guédiguian che non ai proletari di Loach, dove la coscienza di classe lascia il posto a una più intima indagine sull’individuo e i suoi sogni negati.
Princesas in fondo è proprio questo: il ritratto di due donne ai margini, che grazie al sostegno reciproco, cercano un riscatto personale. Il mondo della prostituzione non è la causa del loro disagio: Caye e Zulema non sono sole e abbandonate a loro stesse perché prostitute ma l’inverso. E’ l’umore di fondo a determinare l’ambiente, così come la disillusione e l’amarezza che animavano i personaggi de I lunedì al sole trovavano un humus fertile nell’universo del lavoro precario.
Interessato ai drammi che si consumano all’interno della società post industriale, alla sofferenza delle minoranze che getta un’ombra sul benessere dei più, Aranoa si concentra molto sulla fisicità delle sue protagoniste, quasi per attestare la loro esistenza in un mondo che le attraversa con lo sguardo.
Le due attrici, che regalano, è quasi superfluo dirlo, un’interpretazione molto intensa, sono sempre al centro dell’inquadratura; e quand’anche vengano mostrate dall’esterno - come nella sequenza in cui Manuel realizza che Caye è la prostituta assoldata dal collega - alla fine è comunque il loro punto di vista a prevalere.
Ma è in questo attaccamento ai personaggi che la pellicola mostra qualche cedimento: se I lunedì al sole era infatti ammirevole per la sua asciuttezza, lontano da ogni retorica, con metafore tanto più forti perché stemperate da un’amara ironia, Princesas è invece un film che rimane vittima della sua stessa emotività. Troppe immagini poetiche animano i discorsi di Caye, finendo per appesantirli e renderli artificiosi; troppi, ancora, i sottofinali che sembrano non voler abbandonare le protagoniste al loro destino.
Così Princesas, pur restando un’opera di delicata sensibilità, finisce per essere penalizzato proprio dall’eccessivo amore del suo autore, che, incapace di prenderne le distanze o di limare dove servirebbe, gli impedisce di spiccare il volo.
(Princesas) Regia: Fernando Leon de Aranoa; soggetto e sceneggiatura: Fernando Leon de Aranoa; fotografia: Ramiro Civita; montaggio: Nancho Ruiz Capillas; musiche: Alfonso de Villalonga, Manu Chao; costumi: Bina Daigeler; interpreti: Candela Pena (Caye), Micaela Nevarez (Zulema), Luis Callejo (Manuel), Mariana Cordero (Pilar); produzione: Reposado e Mediapro; distribuzione: Lucky Red; origine: Spagna 2006 ; durata: 113’; web info: sito ufficiale
