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RCL - Ridotte capacità lavorative

Pubblicato il 9 dicembre 2010 da Edoardo Zaccagnini


RCL - Ridotte capacità lavorative

Dopo la presentazione al Torino Film Festival, esce nelle sale Rcl - ridotte capacità lavorative, distribuito da Iris film in una trentina di copie. E’ un documentario sui generis, impastato di fiction e di umorismo, girato quasi all’improvviso, "spontaneamente". Fatto "con semplicità e velocità", affermano i protagonisti, come un racconto che non vuole essere troppo ideologico, ma che mette l’ascolto davanti alla tesi, che è girato e montato di getto, che è costruito con piani sequenza ed estetica disordinata, "tipica dei reality", precisa il regista.

_Rcl è un tentativo di raccontare la situazione degli operai della Fiat di Pomigliano D’Arco, con la strada della leggerezza amara e del vecchio meccanismo del film nel film. Da questo lavoro, che non riesce a scavare fino a sorprendenti profondità, che non individua punti indimenticabili di chiarezza e precisione, traspaiono però onestà e sincerità. E la convinzione che non esista un essere umano nato per stare a proprio agio nella catena di montaggio.

Si ascoltano a lungo i pensieri del sindaco e del parroco del paese, poi di un sindacalista e solo nell’ultima parte di film arrivano gli operai. L’ideatore del progetto, Alessandro Di Rienzo, ricorda però che "questo film ha un quarto d’ora di dialogo tra operai", e sfida a vedere quanti film sull’argomento facciano una cosa del genere.

Gli autori lo hanno definito un film di "surrealismo civile" e Paolo Rossi, attore protagonista dell’opera, ha spiegato come riesca a "decifrare e raccontare la realtà di oggi soltanto con un atto visionario, e non con il realismo". Ecco uno dei motivi perchè Rcl si presenta con una forma bizzarra e abbastanza innovativa, che privilegia le storie e le rifles­sioni (dal basso) mettendo da parte le forme dell’inchiesta gior­nalistica della tv, lavorando su spazi urbani locali senza entrare mai in fabbrica.

Il regista è Massimiliano Carboni, già attivo nel mondo del video e della comunicazione da molti anni, ma il progetto di questo viaggio insolito nel mondo operaio contemporaneo è nato da un’idea di Alessandro Di Rienzo, che ha svolto su Pomigliano un lavoro giornalistico di circa due anni. "Ha seguito la vicenda degli operai di Pomigliano D’Arco dalla vertenza al referendum sullo sciopero - ha raccontato Carboni durante l’incontro con la stampa - e da qui siamo partiti per il nostro film, che nasce - ricorda ancora Carboni - con la modalità del reality.

Rcl è stato presentato al 28esimo Torino Film Festival nella sezione Festa mobile- figure nel paesaggio, e gli autori prevedono la possibilità di organizzare proiezioni nelle fabbriche: "Ci ha chiamato mezza Fiom - ha continuato il regista - ed anche gli studenti di Roma ci hanno contattato. Faremo di sicuro vedere il film agli operai."

Rcl accompagna la realtà, e cerca di rendere la problematicità del contesto di Pomigliano D’Arco. Anche il punto di vista sul referendum, sul si e sul no degli operai, non mostra una presa di posizione schiacciante ed insistita da parte degli autori. "Pomigliano è stata dipinta come una guerra fredda tra un si e un no - ha dichiarato Alessandro Di Rienzo - ma le cose non stanno esattamente così.

Paolo Rossi ha sottolineato come questo aspetto del film sia senz’altro condivisibile. "Credo che il film contenga delle storie, e sono convinto che le storie siano più importanti da raccontare rispetto alle tesi dall’alto. Le storie sono come dei diamanti con tante facce, e sei hai rispetto per quelle storie devi fare in modo che il tuo punto di vista entri nel racconto con discrezione. Poi è ovvio che un punto di vista, chi racconta una storia ce l’abbia.

Rcl - continua l’attore italiano - sperimenta un genere, e non vuole essere una satira graffiante. E’ un film che preferisce ascoltare, e penso che questo oggi sia anche il compito dei comici. E’ più importante ascoltare storie preziose che far ridere, di questi tempi in cui anche un fatto drammatico come la morte di Monicelli è stato facilmente strumentalizzato.

Anche Massimiliano Carboni ha parlato di un esperimento lontano dallle modalità del racconto televisivo: "Volevamo andare lì per ascoltare e non per portare il nostro giudizio precostituito. Paolo ha fatto la stessa cosa e gliene sono grato. E’ venuto a Pomigliano e si è messo ad ascoltare, e non sono molti in Italia quelli che si mettono in questa posizione.

Quando qualcuno chiede all’attore quale sia stato il motivo per cui ha preso parte ad un progetto così particolare, egli risponde in questo modo: "L’ho fatto per un motivo molto preciso. Due anni fa ho fatto delle scelte professionali che mi rendono libero da uno showbusiness che riguarda anche la satira. Con questo film ho voluto sperimentare e studiare la realtà del mio paese, dando continuità ad un modo di concepire il lavoro che mi ha portato in questi anni in vari posti italiani, dalla Sardegna a Lampedusa, a L’Aquila. E’ un modo per conoscere le cose da vicino, ed uscire dai luoghi comuni.

Se qualcuno chiede poi a Rossi cosa gli abbia lasciato tale esperienza, egli ricorda in particolare "l’operaio in pensione che gli ha raccontato di sognare ancora la catena di montaggio e di svegliarsi stanco al mattino”.

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