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RED EYE

Pubblicato il 21 ottobre 2005 da Matteo Botrugno


RED EYE

Lisa Reisert, hostess di un importante albergo a Miami, scopre che seduto accanto a lei in aereo, c’è un terrorista la cui missione è quella di uccidere il vice segretario della sicurezza interna degli Stati Uniti. L’uomo minaccia di far fuori il padre della ragazza se non riceverà da lei l’aiuto per concludere il suo folle piano, poiché solo Lisa ha la facoltà di poter cambiare la suite del politico, per permettere ad alcuni scagnozzi su una barca di poter sparare al bersaglio con più comodità. Il nuovo lavoro di Wes Craven pretenderebbe essere un thriller, claustrofobico per ambientazione (l’aereo), e psicologico per quanto riguarda la costruzione dei personaggi, non riuscendo però a raggiungere l’obbiettivo. Il regista cerca di inquietare lo spettatore facendo leva, visti i tempi che corrono, sulla comune paura degli aerei, e, tramite agili movimenti della macchina da presa nello stretto 767 ricostruito in studio e l’ausilio di una buona fotografia (Robert Yeoman) riesce almeno a non rendere l’azione troppo statica. I protagonisti, Rachel McAdams (Mean girls) e Gillian Murphy (28 giorni dopo), che mostrano buone qualità espressive, non sono adeguatamente supportati dalla sceneggiatura di Carl Ellsworth. Non c’è la grinta necessaria nei dialoghi, e la figura di Lisa, che nasconde un passato terribile che riemerge durante la sua brutta avventura, è costruito in maniera superficiale: la descrizione del suo mondo interiore è appena sfiorata, tanto che il dramma esistenziale del personaggio non riesce assolutamente ad emergere, sfiorando addirittura il grottesco. Questa tendenza si riflette anche per quanto riguarda la figura del padre della ragazza, interpretato da Brian Cox. L’attore sostiene di aver vestito i panni del ‘personaggio inconsapevole’ tipico del cinema di Hitchcock: talmente inconsapevole che, quando l’automobile della figlia gli distrugge mezza casa e uccide un uomo scaraventandolo nel soggiorno, lui chiede alla ragazza, che presenta dei graffietti, se ha bisogno di un disinfettante. Questa è solo una delle scene che hanno scatenato l’ilarità degli spettatori, e siamo ben lontani dalla tipica ironia dei più riusciti tra i recenti lavori di Craven (Scream e Nightmare: Nuovo incubo per intenderci), che si manifesta solo a sprazzi nel suo ultimo film, come nella scena in cui il terrorista insegue la ragazza con una matita conficcata nella gola. La violenza efferata nell’esordio del regista americano, L’ultima casa a sinistra, volto a sferzare un colpo mortale al buonismo americano, è solo un pallido ricordo, che svanisce in questo Red Eye, in cui invece regnano banalità e pudore, tipici di molti thriller per il grande pubblico di marchio statunitense. Allo spettatore non rimane neanche il cinico piacere di vedere un politico americano vittima di un attentato terroristico, ulteriore sinonimo di una prevedibilità di fondo che pervade il film dall’inizio alla fine. L’America ha vinto. Di nuovo.

[Ottobre 2005]

Cast & credits:

Regia: Wes Craven; fotografia: Robert Yeoman; montaggio: Patrick Lussier, Stuart Levy; interpreti: Rachel McAdams, Gillian Murphy, Brian Cox, Jayma Mays, Jack Scalia; musica: Marco Beltrami; produzione: Dreamworks SKG, Bender Spink INC, Craven-Maddalena Films; distribuzione: UIP; web info: www.redeye-themovie.com, durata: 86’.

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