Religulous

La religione è l’oppio dei popoli diceva qualcuno un po’ di tempo fa. Sembrano partire da questa stranota affermazione Bill Maher e Larry Charles, già regista di Borat: studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, per realizzare Religulous, excursus assolutamente incontrollabile tra le maggiori e più seguite religioni organizzate. Il tema non è dei più semplici e la struttura ed i contenuti di questo documentario sui generis, siamo certi, non mancheranno di sollevare inevitabili polemiche non appena il film vedrà l’uscita in sala.
Bill Maher, noto comico della Tv americana, parte nel suo viaggio in giro per il mondo, da Gerusalemme al Vaticano, prendendo in esame quasi tutte le religioni più diffuse con l’intento di metterne in evidenza non solo l’ipocrisia e la corruzione ma anche l’assurda e ridicola logica che le mantiene in piedi. Prelati e senatori cattolici, rabbini e mormoni si alternano (non mancano anche semplici fedeli) davanti la macchina da presa di Charles confrontandosi/scontrandosi con le irriverenti osservazioni di un Maher pungente come al solito e palesemente divertito nello spogliare dottrine ed insegnamenti religiosi di qualsiasi alone spirituale. Il montaggio, assolutamente diabolico e sempre teso ad una comica sintesi degli opposti, opera come un rabbioso evidenziatore delle parole e delle profane parabole del comico statunitense. Il risultato è più che convincente. Alcuni passaggi, sfruttando ad hoc il fanatismo di alcuni dei personaggi intervistati raggiungono l’esilarante. A tal riguardo i soggetti migliori non possono che appartenere a quella enorme quantità di sedicenti predicatori, chi in perenne contatto con Dio, chi addirittura sua vera e propria emanazione, che affollano l’America Latina ma che iniziano a farsi sempre più presenti anche in Europa.
Quello che qui ci compete è sicuramente discutere e sottolineare i pregi o le lacune, in termini cinematografici, della pellicola, tenendoci ben lontani dalla tentazione, pur presente, di sconfinare in ragionamenti legati più all’argomento che non all’estetica del prodotto. Ci limitiamo a dire che certi accostamenti (e qui torna ad essere protagonista ancora una volta l’editing) possono disturbare non solo i fanatici ma anche chi esercita il libero diritto di professare una fede. Il confine tra satira e offesa è molto sottile ma, tranne qualche veniale e inoffensivo, poiché grossolano e chiaramente macchiettistico, scavallamento, non ci sembra che il film possa essere tacciato come "scorretto" o "pericoloso" (termini che iniziano già da adesso a circolare).
Tornando ad occuparci della natura cinematografica del film occorre sottolineare come Maher, autore del soggetto, si imponga benissimo anche in un palcoscenico, quello in 35mm, a lui inusuale. I tempi e i modi dei suoi interventi sono sempre perfettamente relazionati a ciò che dice l’intervistato di turno. L’ateismo di fondo porta il comico americano a (s)ragionare sia sulla genesi stessa delle religioni, sulle fondamenta che stanno alla base dei diversi credi, sia sulle azioni cui spesso conduce (e questo secolo ne è prova continua) il fanatismo.
La regia di Charles è scanzonata, non sarebbe potuto essere altrimenti, ma del tutto in linea con l’idea alla base del progetto. Mai si eccede con il ridicolo, al contrario si resta sempre ben all’interno di tempi assolutamente regolati e strutturati, quelli della ironia feroce che si lascia contagiare in alcuni momenti da una pura ed (in)volontaria comicità. Positiva quindi l’impressione che lascia il film, indipendentemente dalla condivisione o meno della tesi di fondo. Sicuramente non passerà inosservato.
(Religulous); Regia: Larry Charles; soggetto: Bill Maher; fotografia: Anthony Hardwick; montaggio: Jeffrey M. Werner, Jeff Groth, Christian Kinnard; suono: Geoff Rubay, Jason George; interpreti: Bill Maher, Mark Pryor, Andrew Newberg, Dean Hamer, Jose Luis, De Jesus Miranda, Steve Burg; produzione: Thousand Words; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Usa; durata: 101’
