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Revolutionary Road

Pubblicato il 30 gennaio 2009 da Viviana Eramo


Revolutionary Road

Sam Mendes torna a fare ciò che meglio gli riesce: raccontare la famiglia americana. Ma se in American beauty, come del resto pure in Era mio padre - che (ri)visita il genere gangster proprio sul terreno del rapporto genitori-figli- il regista sfoggia un’esibita ricerca estetica (che si fa preponderante nel non war-movie Jarhead), Revolutionary Road si fa più essenziale, maggiormente al servizio del realismo del contenuto. La ragione risiede probabilmente nel tipo e nella forza del soggetto: l’omonimo folgorante romanzo d’esordio di Richard Yates che, uscito nel 1961, non aveva fino ad oggi trovato vita sul grande schermo.

Nella provincia americana degli anni Cinquanta, i coniugi Wheeler - una volta innamoratissimi - vivono la loro crisi matrimoniale, divisi tra voglia di evadere e passivo rispetto delle convenzioni sociali alle quali senza accorgersene si sono tristemente adeguati. Ad interpretarli la coppia Kate Winslet - Leonardo Di Caprio che torna insieme a distanza di undici anni. Anche nel colossal Titanic avevano a che fare con conformismo e norme sociali (degli anni dieci) e la scintilla amorosa sembrava nascere proprio dall’insofferenza comune ai due nei confronti di un ordine sociale soffocante, tanto che si potrebbe suggestivamente immaginare Revolutionary Road come l’ideale proseguimento della loro storia d’amore trasmigrata su coordinate storiche diverse, ma problematiche per certe versi affini. Certo è che qui i due attori sono il risultato di un percorso consciente intrapreso proprio dopo il successo planetario fulmineamente raggiunto con Titanic, in seguito al quale entrambi, con modalità diverse, hanno lavorato in direzione contraria all’esaltazione della loro immagine divistica.

I toni sono quelli del melodramma, acuiti fassbinderianamente dal concentrarsi dell’azione all’interno delle quattro pareti di casa Wheeler. Revolutionary Road è infatti un film d’interni, attentamente arredati. Così alla casa dei protagonisti, si aggiunge quella dei vicini, gli uffici dove lavora Frank (Leonardo Di Caprio), gli abitacoli delle auto, sempre visti dall’interno. Perfino i (rari) spazi aperti soffrono della stessa claustrofobia. Così la stazione dove ogni giorno il nostro non-eroe prende il treno, per recarsi in città a lavorare è tanto affollata da sembrare una trappola, come lo è del resto il ben più sgombro quartiere residenziale nel quale si erge nei pressi della revolutionary road la splendida casetta dei coniugi, teatro della crisi. Il boschetto dall’altra parte della strada si configura invece come il luogo della verità. Sotto quegli alberi la coppia si confronterà prima col figlio della loro amica e “protettrice” Kathy Bates (al fianco dei due attori pure in Titanic), fuori di testa clinicamente certificato che come da copione assurge a elemento sovvertitore dell’ordine (sociale) condiviso e dà voce alle opinioni intime dei coniugi. È in quell’alberato paradiso che avverrà l’ultimo scontro tra Kate, sempre più sull’orlo del baratro e Leo, sempre più schiavo di una vita che, seppur gli vada stretta, non ha il coraggio di cambiare. Uscita dal bosco e rientrata in casa, lei farà la parte della assennata mogliettina, nascondendo al marito la disperazione che lui non è (più) in grado di comprendere.

Il perbenismo dell’America che uscita dalla guerra si rifugia lontano dal caos cittadino in tranquille casette tanto deliziose quanto è alto il rischio di rimanervi imprigionati, è invisibile eppure palpabile nelle vite dei due protagonisti. Alla costruzione drammaturgica che affida quasi tutto ai dialoghi, si accorda l’efficacissima regia di Mendes volta al servizio di una messa in scena realistica, restituita attraverso rari movimenti in avanti e indietro della mdp che si avvicina e allontana dai personaggi, scolpiti dalla luce nitida e intransigente. Qui il regista inglese dimostra di saper dirigere anche per sottrazione, facendo esplodere con grande forza l’ottima sceneggiatura. Facilissimo venire inghiottiti dall’ansia claustrofobica che si sprigiona, come fosse fumo invisibile, tra le quattro mura di casa Wheeler.


CAST & CREDITS

(id.); Regia: Sam Mendes; sceneggiatura: Justin Haythe; fotografia: Roger Deakins; montaggio: Tariq Anwar; musica: Thomas Newman; interpreti: Kate Winslet (April Wheeler), Leonardo Di Caprio (Frank Wheeler), Kathryn Hahn (Milly Campbell), David Harbour ( Shep Campbell), Kathy Bates (Sig.ra Helen Givings); produzione: SCOTT RUDIN, SAM MENDES, JOHN N. HART, BOBBY COHEN, GINA AMOROSO, ANN RUARK PER EVAMERE ENTERTAINMENT, BBC FILMS, NEAL STREET PRODUCTION; distribuzione: UNIVERSAL; origine: USA, GRAN BRETAGNA, 2008; durata: 119’


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