RFF 2008 - Fujian Blue – Concorso

Dopo l’abbattimento delle ultime frontiere e l’apertura, concreta e mentale, alla cultura occidentale, la Cina è diventata la Nazione più in espansione degli ultimi dieci anni. Sullo sfondo di tutto ciò, nella piccola provincia di Fujian, si svolgono due storie strettamente legate e parallele. La prima, The Neon Knights, è ambientata a Fuging e racconta di una piccola banda di microdelinquenti, a capo della quale vi sono due amici, Roppongi e America (così soprannominati per indicare i luoghi dove i loro genitori sono andati a cercar fortuna) la cui occupazione principale è quella di terrorizzare vedove o donne con i mariti all’estero che intraprendono relazioni con altri uomini. Il metodo per estorcere loro i soldi viene chiamato “Blackmail” e consiste nel pedinare le vittime, filmarle e fotografarle per poi recapitargli il tutto via posta. Le donne, ancora intrappolate in una mentalità vecchio stampo, pagheranno il corrispettivo in denaro per non avere problemi con l’ipocrita società che le circonda. I traffici dei ragazzi però cominceranno a prendere una piega alquanto rischiosa quando America scopre la madre con un altro uomo e decide di riservarle lo stesso trattamento delle altre donne. La seconda storia, At Home At Sea, è invece ambientata in un paesino marino limitrofo, in cui Dragon, un ex membro della banda, si è rifugiato per nascondersi, in quanto, durante una rapina, ha accoltellato una persona. Dopo essersi pentito del gesto, decide di partire alla volta di Londra, per cambiare vita e aiutare la sua famiglia. I due episodi si incroceranno, quando America e Roppongi, decideranno di realizzare un video da mandare al loro amico in Inghilterra.
Un film intenso e narrativamente semplice, che guarda con estremo distacco e rispetto ai suoi personaggi, senza esprimere giudizio alcuno: l’oggettività messa al servizio dello spettatore. Non solo si cerca di analizzare l’indole umana e la difficoltà di accettare radicali cambiamenti che offuscano ricordi e spersonalizzano identità, ma si cerca anche di fissare lo sguardo oltre le azioni e vedere cosa si nasconde dietro di esse. La crudeltà generata da disagio e spaesamento, verso i quali chi è troppo giovane può trovare un modo sbagliato di reagire o difendersi. La fotografia minimalista è in cerca di verità assoluta e non vuole coprire con l’artificio la bellezza, l’aspra realtà della provincia cinese, in cui è difficile abbandonare determinate tradizioni e, seppur povere, determinate architetture, in cambio di una società più ricca e all’avanguardia.
Esclusa la delicatezza con cui ci viene mostrato il tutto, va detto che la maggior parte delle volte il film risulta noioso e ripetitivo, spiazzando in più di un’occasione anche lo spettatore maggiormente attento a causa dei continui cambi di tono, facendolo sembrare artificioso (cosa che il regista voleva evitare) e piuttosto forzato nel voler dimostrare la sua tesi.
(Jin bi hui huang); Regia: Weng Shou-ming ; sceneggiatura: Weng Shou-ming, Chen Tao, Lin Yile; fotografia: Hai Tao, Shang Yi, Wang Yan; montaggio: Zeng Jian, Jiang Yong; interpreti: Luo Jin, Zhu Xiaopeng, Chen Shu; produzione: Wonderland Pictures, Fantasy Pictures Enterteinment, Harmony Film Co. Ltd., Fanhall Films; origine: Cina, 2007; durata: 91’.
