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RFF 2008 – Strizh – Concorso

Pubblicato il 2 febbraio 2008 da Luca Lardieri


RFF 2008 – Strizh – Concorso

Neve, neve e ancora neve. Paesaggi candidi, immacolati, algidi. Un bianco accecante buca lo schermo e ferisce occhi già sofferenti, affaticati da colori nebbiosi e immagini sfocate. Lacrima l’occhio dello spettatore, la cui pupilla socchiusa incontra il triste sguardo di Ainur (giovane protagonista del film) e piangono i personaggi di questo piccolo lungometraggio, intrappolati in loro stessi, incapaci di reagire a situazioni che, loro malgrado, sentono di dover subire passivamente. Tutto sembra scritto nel destino di chi abita Almaty, la città più popolosa del Kazakistan. Ogni cosa sembra avere un posto ed un’identità precisa all’interno del ben collaudato tessuto economico cittadino. Improvvisamente spuntano due gote rosa a ravvivare il grigiastro panorama ed una presenza androgina irrompe bruscamente con i suoi capelli corti a presentarci complessi stati d’animo. Incertezze e paure di un’adolescente che troppo spesso si è trovata a dover fronteggiare la cattiveria dei suoi coetanei e problemi ancor più grandi di lei. I suoi genitori sono separati e sua madre aspetta un figlio da un altro uomo. Un patrigno poco presente, impegnato ad affogare la sua depressione nell’alcool, umiliando figliastra e compagna. Ainur vuole ribellarsi a tutto questo, ma non sa come. Si comporta come un maschiaccio, fa a botte con i compagni, marina la scuola e bighellona per la città. Ha pochi amici, i quali ben presto si dimostrano simili a tutti gli altri, voltandole le spalle e accusandola di colpe che non ha. Lei allora scappa, abbandona casa e comincia a vivere dove le capita. Solo in pochi riescono a vedere la dolcezza che è in lei: i bambini, abituati a vedere il mondo con occhio ingenuo ed incantato, un padre di famiglia, intenerito dal suo sguardo malinconico ed un povero operaio che dorme in un cantiere, il quale preoccupato le offre cibo e riparo. Tutti gli altri sapranno solo approfittarsi di lei e della sua finta aria da ribelle.
Strizh è un film che attraverso la storia della sua giovane protagonista, ci vuole aprire una finestra sulla società contemporanea e sull’inaridimento di alcuni valori che non più di dieci anni fa costituivano le fondamenta della società Kazaka e non solo. Con l’uso di una fotografia essenziale ma di forte impatto Kulbai fa apparire Ainur come una macchia colorata all’interno di un universo in bianco e nero. Se la storia, infatti, può sembrare banale, raccontandoci quelli che possono essere i soliti problemi adolescenziali, in realtà vuole accantonare problemi e stati d’animo individuali e presentarci l’attualità attraverso un punto di vista romantico. La giovane bambina sembra essere l’alter ego del regista, il quale gioca con la difficoltà che ha inizialmente lo spettatore a determinare il sesso della protagonista per offrirci una sorta di lettura oggettiva ed universale della vicenda. Un’opera semplice e delicata, che sicuramente non brilla per originalità ma che lascia un buon sapore in bocca.


CAST & CREDITS

(Strizh); Regia: Abai Kulbai; sceneggiatura: Abai Kulbai, Eugénie Zvonkine; fotografia: Alexander Kostylev; montaggio: Alerei Shindin; musica: Sergei Pogoreltsev; interpreti: Inessa Kislova, Anar Kakenova, Merlen Kaldybalin, Lyazzat Aidarova, Bakhytzhan Alpeisov, Maxim Pupisov, Marzhan Kazybaeva; produzione: Kazakhfilm National Company; origine: Kazakistan, 2007; durata: 80’.


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