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RITORNO A COLD MOUNTAIN

Pubblicato il 18 febbraio 2004 da Edoardo Zaccagnini


RITORNO A COLD MOUNTAIN

Amore mio ti amo ma c’è la guerra e devo andare. Devo farmi dieci minuti di battaglia tipo Salvate il soldato Ryan, te lo ricordi? Dai, quel realismo sanguinante e senza musica che è andato così forte. Battaglia di Petersburg, sbarco in Normandia, cosa vuoi che cambi! Sì, ma non preoccuparti perchè da li fino alla fine, è tutto miele. Del resto siamo in un melodramma. E che Melodramma! Se solo pensi che tu dovrai abbandonare il pianoforte, e metterti a zappare... Sì a zappare come Rossella, mentre in tutta l’America impazza la guerra. Ma come quale? Se tu sei Rossella di quale guerra vuoi che si tratti? Io sarò un disertore e attraverserò mari e monti, ma soprattutto monti per tornare da te. Ah, a proposito, non sei l’unica protagonista. Già! Perchè le due storie, la mia e la tua, dopo quel bacetto galeotto, si divideranno e verranno raccontate parallelamente e, ascolta ascolta, con continui salti temporali. Esatto! come l’altro film di Minghella, quello degli Oscar. Come si chiamava, - ah, Il paziente inglese. Te lo ricordi no? Melodramma tradizionale, solito mix tra drammi intimisti e sconvolgimenti storici mondiali, più i due belloni. Insomma, il solito Minghella dai piedi buoni e la visione di gioco. Là, Lawrence D’Arabia o il Dottor Zivago. Qua, forse anche di più. Osiamo, arriviamo alla fonte, all’archetipo, alla storia d’amore più famosa del cinema. Noi, guardiamo a Via col vento. Lasciagli pure il fascino degli aerei e del deserto, che la guerra di secessione, se la pasturi un po’ col sangue, la sua figura la fa ancora. E poi anche noi c’abbiamo dei paesaggi e delle musiche mica da ridere. John Seale alla fotografia e Dante Ferretti alla scenografia, Ann Roth ai costumi. Ci tuffiamo nel grano, dormiamo all’aperto, muoiamo di fame, ne passiamo di tutti i colori mentre nevica, nevica, e nevica ancora.. Non preoccuparti dei paragoni, perché non è proprio il caso. Piuttosto ci sarebbero delle cosette sulla storia un po’ così. Io che vago come Ulisse, per l’America fratricida mangiando radici. Intorno muoiono tutti e io non perdo la lucidità neanche per un solo istante. Sono un esempio di rettitudine morale anche quando una fanciulla con lanterna e veste bianca mi invita ad abbandonare le gelide stoppaie del fienile, per scaldare un po’ di più il suo letto così grande. Sarà l’amore, sarà il ruolo dell’eroe, sarà che dentro quel bacio chissà che c’hai messo, ma c’ho un po’ paura che qualcuno in sala scoppi a ridere, e il kolossal crolli a pezzi! Tu rimarrai in un posto chiamato Cold Mountain, una specie di paradiso terrestre nel quale compirai il tuo onesto e mi dispiace, un po’ noioso romanzo di formazione. Accanto a te ci starà Ruby, una ragazza maschiaccio che ogni tanto si commuove e che se non stai attenta ti ruba la scena, perché è brava, finta brutta e un po’ ruffiana con la macchina da presa. Alla fine faremo l’amore, una volta sola e poi io morirò. Non t’arrabbiare ma è così. E piantala col realismo e la credibilità perché tanto a Minghella interessa lo spettacolo. Lui lo chiama melodramma sontuoso ed elegante. Intrattiene con i numeri e se poi qualcuno piange è anche più contento. Lo pagano per questo, e 83 milioni di dollari più altri 30 per il lancio non sono pochi. Che il genere a cui fa riferimento è sparito da un pezzo, che quel pubblico non c’è più e che la puzza di fasullo invade le sale circostanti, a Minghella non interessa granché. Per cui non stare a dirgli niente, firma tutto, lavora maglio che puoi, e pigliamoci sti soldi, che non son mai troppi.

[febbraio 2004]

regia: Antony Minghella, sceneggiatura: Antony Minghella, fotografia: John Seale, montaggio: Walter Murch, musica: T- Bone Burnett, interpreti: Jude Law, Nicole Kidman, Renee Zellweger, Donald Sutherland, produzione: Miramax, Bona Fide Production Enterprises,origine: Usa/Romania, durata: 160’, distribuzione: Buena vista international Italia

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