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Riunione di famiglia - Festen: il lato comico

Pubblicato il 27 aprile 2009 da Fabiana Proietti


Riunione di famiglia - Festen: il lato comico

Il sottotitolo italiano di Riunione di famiglia, nuova pellicola di Thomas Vinterberg – già presentata al Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione L’altro cinema, col titolo originale When a man comes home – recita “Festen: il lato comico”. A scanso d’equivoci e per prevenire, probabilmente, le facili perplessità che un’operazione così votata al ricalco della pellicola più famosa del regista danese si tirerebbe dietro.
Quindi la decalcomania viene presentata già in cartellone come intenzionalità autoriale, invitando il pubblico a non scambiare la familiarità del testo per scarsa creatività, in maniera analoga al momento in cui negli spettacoli di magia l’illusionista mostra come non ci sia né trucco né inganno.
Eppure, si insinua il sospetto di una “certa tendenza del cinema danese” a voler rinverdire i fasti di quel Dogma95 che aveva portato alla ribalta internazionale l’agguerrito nugolo di cineasti tesi a fare pulizie radicali nel mondo dell’estetica cinematografica, proponendosi come l’effettiva neo-nouvelle vague. Di quel manifesto Festen era stato un’opera di punta, il primo film più visto e celebrato dopo le pellicole ancor più estreme del capofila Von Trier.
Dopo un percorso verso altre storie e altri generi – tracciato con il thriller dal cast divistico Le forze del destino e con Dear Wendy, apologo morale influenzato dalla scrittura di Von Trier, autore dello script con ancora in testa la filosofia di Dogville – ora Vinterberg torna a casa, riabbracciando il film che gli ha regalato il successo ma tentando di invertirne l’atmosfera.
Ancora una volta l’impressione è che il suo cinema si riveli sottomesso discepolo degli esperimenti di Lars Von Trier, anche lui attratto negli ultimi tempi dalla commedia di stampo surreale con Il grande capo.
Per quanto allievo coscienzioso Vinterberg non appare però in grado di superare il maestro e Riunione di famiglia risente della mancanza di una effettiva e libera vocazione alla commedia, dando luogo a un pastiche grottesco che lascia dubbi sulla sua intenzionalità in proposito e nel quale gli inserti comici stridono con un impianto drammaturgico per sua natura incline al drammatico.
Infatti, la storia del giovane Sebastian che, dopo aver creduto per più di venti anni suo padre morto schiacciato da un treno, lo ritrova – con agnizione da commedia plautina – nel cantante lirico tornato dopo decenni nella cittadina d’origine, mentre nel frattempo si trova a scegliere tra la fidanzata ufficiale e una ragazza riapparsa dal suo passato, mette in campo temi come il suicidio, la patologia mentale (la misteriosa Maria soffre di disturbi psicologici) e persino un rapporto sessuale vicino all’incesto che mal si prestano alla forma commedia. Ma che soprattutto non vengono trattati da Vinterberg con la leggerezza necessaria, come se il suo sguardo fosse incapace di superare, pur nel cambio di prospettiva e genere, la durezza e l’impatto rigido degli schemi Dogma.
Perciò Riunione di famiglia fallisce nel ribaltamento prospettico ricercato su temi analoghi a quelli di Festen, compreso, in primis, il conflitto edipico padre-figlio culminante in una catartica lotta corpo a corpo intorno al tavolo da pranzo.
Peccato, perché nei momenti in cui si svincola dallo schema narrativo della pellicola di riferimento, il film riesce a offrire episodi gustosi e figure azzeccate – il cuoco e il suo staff come guerriglieri della nouvelle cuisine, intenti ad “assaltare il nemico”, ossia lo stomaco dell’inappetente cantante – senza però decidersi ad abbandonare le rotte già tracciate.
Neppure il lavoro sulle immagini di Anthony Dod Mantle, fresco del set di The Millionaire, che con i suoi colori brillanti tenta di regalare ai panorami danesi atmosfere più gaie, riesce a salvare il racconto da una cupezza di fondo che non lo abbandona mai. Questo tentativo di "pochade alla danese" resta perciò, appunto, soltanto un tentativo, minato da una mancanza di sicurezza che fa rifugiare l’autore negli schemi già consolidati, eppure così appannati, del suo esordio internazionale.


CAST & CREDITS

(En mand kommer hjem – When a Man Comes Home); Regia: Thomas Vinterberg; sceneggiatura: Thomas Vinterberg, Mogens Rukov, Morten Kaufmann; fotografia: Anthony Dod Mantle; montaggio: Søren B. Ebbe, Valdís Óskarsdóttir; musica: Johan Söderqvist; interpreti: Oliver Møller Knauer (Sebastian), Thomas Bo Larsen (Karl Kristian Schmidt), Ronja Mannov Olesen (Maria), Helene Reingaard Neumann (Claudia) Brigitte Christensen (Sarah Schmidt); produzione: Nimbus Film; distribuzione: Teodora Film; origine: Danimarca, 2008; durata: 96’


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