Roads not taken - Berlino 2020
Sono ventiquattro ore di vita di Leo (Javier Bardem) il tema dell’ultimo film di Sally Potter, in concorso al festival del cinema di Berlino, Roads not taken. Le “strade non prese” del titolo, ovvero parafrasando le occasioni non colte, sono quelle che la vita di Leo gli avrebbe riservato, ma che lui non ha saputo o potuto o voluto percorrere. Trasferitosi da giovane dal Messico negli Stati Uniti, Leo vive a New York ed è gravemente malato, come si capisce fin dalle prime sequenze in cui vediamo uno schermo nero da cui si sprigiona un ronzio fastidioso, simbolo di come il personaggio vede il mondo: non coglie ciò che accade davanti ai suoi occhi, perché è completamente affondato nei propri ricordi e di conseguenza la realtà esterna gli risulta sgradevole. Il suo sguardo non va da nessuna parte, a volte balbetta delle sillabe incomprensibili. La malattia di cui soffre è una forma di Alzheimer o di demenza senile che lo riduce a stare in casa, accudito da una badante e, almeno per quella giornata, dalla figlia Molly (Elle Fanning), giovane giornalista con molti problemi sul lavoro, ma sinceramente affezionata al padre al punto di sacrificare per lui il proprio tempo e i propri impegni per lui.
È proprio il rapporto tra la giovane figlia e il padre mentalmente instabile il cuore del melodramma famigliare messo in scena in Roads not taken. Il comportamento stravagante di Leo, i mille contrattempi che si determinano dal dentista e in altri luoghi della città, il suo spaesamento costante e i tentativi di articolare parole comprensibili segnano due mondi paralleli che fanno fatica ad incrociarsi. La verità è che Leo entra ed esce continuamente, balzando senza criterio, nei tanti mondi paralleli in cui sta vivendo o immaginando situazioni mai accadute o rievocando segmenti del lontano passato, nei quali la realtà e l’immaginazione si incrociano senza soluzione di continuità. I tormenti dell’uomo, come si scopre nel corso dell’azione, sono dovuti a traumi del suo passato, traumi di cui la ragazza non sa praticamente nulla. Mentre altri personaggio, come la ex moglie, vogliono avere a che fare il meno possibile con Leo, la figlia Molly è l’unica che assistendolo cerca di capirlo, così che proprio attraverso la malattia arriva a conoscere più da vicino la vita del padre.
Le sequenze del film intrecciano varie storie, vere o immaginate, del passato: un matrimonio di passione consumato in Messico con una donna di nome Dolores (Salma Hayek); un’esistenza solitaria consumata su un’isola greca nel tentativo di scrivere un grande romanzo d’avventura. Sono due possibili direzioni di vita che Leo aveva sacrificato da giovane per stare con la moglie e la figlia a New York City così da diventare un padre responsabile e amorevole. Intrappolato nelle reminiscenze del passato e nelle fantasie, Leo affronta rimorsi e sensi di colpa in una dimensione del tutto onirica, senza più alcun contatto con vita reale, e Bardem riesce piuttosto bene ad esprimere tutta la tristezza disperata del personaggio che interpreta (un ruolo ben lontano da quelli cui è abituato).
Conosciuta per aver diretto film radicalmente femministi (The gold diggers, 1983; Orlando, 1992), già presente alla Berlinale nel 2017 con The party (Perché Si; Perché No), la regista britannica Sally Potter ha sempre scelto di occuparsi costantemente nelle sue opere dei rapporti tra donne e uomini. E lo stesso tema è in fondo affrontato anche in Roads not taken, benché in una chiave abbastanza differente, ovvero quella dell’amore incondizionato di una figlia verso il padre in un momento estremamente delicato, quando per una malattia mentale la realtà gli sfugge completamente di mano. La radice del film risiede in un’esperienza personale della Potter, ovvero la cura di un fratello minore affetto da una forma di demenza precoce. «Mi sono occupata di mio fratello per due anni, prima della sua morte – ha spiegato la regista durante la conferenza stampa seguita alla proiezione – e ho mutato profondamente le mie nozioni di salute mentale e abilità fisica e personale, insomma tutto quello che pensiamo che un essere umano completo dovrebbe essere e poter fare. Ascoltandolo parlare, ad esempio, non mi sembrava sconnesso, ma poetico». L’abilità della Potter è stata quella di trasformare le emozioni del suo specifico vissuto autobiografico in un racconto cinematografico intenso e commovente, un viaggio nella mente turbata del protagonista e delle sue molteplici dimensioni. Nonostante certe sbavature ed esagerazioni, e una sceneggiatura non esente da imperfezioni (alle volte si ha la sensazione di una story troppo artificiosa e a tesi), Roads not taken funziona piuttosto bene come macchina narrativa e focalizza con precisione chirurgica le possibilità esistenziali della malattia psichica così da dimostrare, riprendendo le parole della 71enne regista britannica che «nessuno di noi è un sé unico, dentro ognuno c’è una folla di personalità ed è proprio questa fluidità che volevo esplorare. La disabilità diviene così un dono».
(Roads not taken); Regia: Sally Potter; sceneggiatura: Sally Potter; fotografia: Robbie Ryan; montaggio: Emilie Orsini, Sally Potter, Jason Rayton; musica: Sally Potter; interpreti: Javier Bardem (Leo), Elle Fanning (Molly), Salma Hayek (Dolores), Laura Linney (Rita); produzione: Adventure Pictures; origine: Germania, 2020; durata: 85’