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Roma ore 11

Pubblicato il 1 maggio 2020 da Sarah Mataloni


Roma ore 11

Undicesimo appuntamento con la rubrica #iorestoacasaecritico con un piccolo aggancio con l’attualità di questo Primo maggio: è ora la volta di Roma ore 11, di Giuseppe De Santis. Non si esce dunque dalle coordinate del Neorealismo, ma si resta coi piedi ben piantati nel nostro urgente bisogno di buon cinema.

Roma ore 11 (1952), di Giuseppe De Santis, prende avvio da un fatto di cronaca realmente accaduto nel mese di gennaio del 1951: oltre duecento ragazze si presentarono, a seguito di un annuncio, per un posto da dattilografa, presso lo studio di un ragioniere.
Accalcate affannosamente sulla rampa di una scala, il peso eccessivo provocò il crollo di quest’ultima, con drammatiche conseguenze e la morte di una ragazza.
Da questa triste vicenda di cronaca, Elio Petri (allora un giovane giornalista) -aiuto regia del film e "futuro" regista diIndagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), portò avanti un’inchiesta, allo scopo di raccogliere le sfaccettate testimonianze delle giovani malcapitate e per rendere il film inchiesta il più possibile realistico e drammatico.
Roma ore 11 dipinge in un ritratto quasi esclusivamente al femminile, un’Italia del dopoguerra in bilico tra la disperazione e la speranza, tra la lotta per affrontare il quotidiano e il sogno, forse, di un futuro più roseo o almeno più sereno.
Tra le ragazze che aspettano in fila ansiosamente l’apertura del cancello per il colloquio c’è un disperato senso di attesa, si avverte tanta frustrazione e al tempo stesso si intravede un filo di speranza: l’ottenimento del lavoro è un traguardo, un sogno e al tempo stesso è un’ossessione.
Tutte le aspiranti dattilografe sono animate da un disperato bisogno, sì materiale ma anche e sopratutto psicologico: "Ne ho bisogno" sono infatti le tre parole che risuonano di più su quella rampa di scale tra le ragazze , tutte diverse, provenienti da ambienti sociali variegati, ma tutte ugualmente spinte da un fortissimo desiderio di autoaffermazione.
De Santis, focalizzando l’attenzione sui gesti, sugli sguardi, e sulle parole delle giovani protagoniste, ritrae un quadro al femminile socialmente e psicologicamente molto vario: dalla giovane insicura accompagnata dalla mamma, alla prostituta in cerca di una svolta, dalla giovane timida con capacità canore, alla ragazza "navigata" incinta del suo ex datore di lavoro, dalla ragazza giovanissima e acerba a quella proveniente da una famiglia aristocratica (la favolosa e recentemente scomparsa Lucia Bosè) in cerca di realizzazione.
Tutte cercano una possibilità di cambiamento: sono donne che hanno fame, non solo di pane ma anche di desideri, di riscatto sociale, e sopratutto di sogni.
Roma ore 11, prendendo avvio da un fatto di cronaca, ne approfondisce tutti gli aspetti mostrando le sfaccettature, gli umori e le contraddizioni della gente comune,(in un ottica prevalentemente femminile) che vive alla giornata, ma che al tempo stesso cerca di non arrendersi, continuando a sperare in un cambiamento materiale, sociale e psicologico radicale e definitivo.

Un film inchiesta che risuona drammaticamente attuale.


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