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RomaFictionFest 2009

Pubblicato il 7 luglio 2009 da Fabiana Proietti


RomaFictionFest 2009

Col secondo giorno di proiezioni e incontri il RomaFictionFest del 2009 è ormai entrato nel vivo della manifestazione. E l’impressione è che il secondo festival italiano dedicato alla serialità – il primo, per quanto più votato ai soli serial americani, resta il Telefiilm Festival milanese – attiri sempre più l’attenzione di addetti ai lavori o aspiranti tali che spettatori.

Questa mattina la masterclass condotta dagli sceneggiatori di Lost, Damon Lindelof e Carlton Cuse, insieme al produttore esecutivo Jack Bender e all’attore Matthew Fox – uno dei “naufraghi” più amati della serie - ha attratto nell’area del cinema Adriano un’impressionante folla di giovani, desiderosi di carpire i segreti professionali degli autori di una delle serie più rivoluzionarie della nuova golden age della serialità, così stratificata da non aver soltanto rivoluzionato codici linguistici – grazie all’utilizzo fatto della discontinuità temporale – ma di aver offerto visioni del mondo, teorie metafisiche che finora erano riuscite in parte solo ai fratelli Wachowski di Matrix, e a cui non sono stati dedicati volumi imperniati sulla critica televisiva ma veri e propri saggi filosofici come il libro di Simone Regazzoni, intitolato appunto La filosofia di Lost. Philosophy Fiction.

È dunque un evento che reca un certo prestigio alla manifestazione diretta da Steve Della Casa, un’investitura per il festival romano che si spera porti sempre maggiore attenzione anche da parte di teorici e accademici sull’universo della serialità televisiva, che non solo attira a sé rilevanti personalità dello spettacolo cinematografico – è una forma di legittimazione di cui la tv non ha quasi più bisogno – ma sforna in modo autonomo scrittori e registi di incredibile talento, capaci di dar corpo a impianti narrativi che nulla hanno da invidiare a certe forme di intrattenimento cinematografico ridotte sempre più allo stato vegetativo.

Tenendo sempre a mente questa strategia, per cui più che un nuovo pubblico si tenta di creare una categoria di “tecnici”, capaci di operare nel mondo della fiction televisiva mantenendo gli alti standard raggiunti dopo anni di tentativi ed esperimenti, gli altri incontri vedono l’Italia intenta a raccontare il suo più grande successo mediatico: Romanzo Criminale. La giornata di mercoledi 8 vede infatti protagonista le gesta della Banda della Magliana in un duplice appuntamento: quello con Giancarlo De Cataldo, impegnato nella seconda masterclass del festival, e, nel pomeriggio un convegno su un tema cruciale per le produzioni nostrane come quello dell’esportabilità del format italiano all’estero.
Certo, non si parla soltanto di Romanzo Criminale, ma è chiaro già dai nomi dei partecipanti – tra cui figurano il regista Stefano Sollima e lo stesso Giancarlo De Cataldo, alla presenza del cast – che la formidabile serie di Sky è uno dei prodotti più maturi per esportare la tv made in Italy nel resto d’Europa.

Oltre a Matthew Fox, il coté divistico è rappresentato da grandi nomi della serialità americana: Lisa Eldstein, la celebre dottoressa Cuddy, bastone e carota del mattatore Hugh Laurie in House M.D.; gli scultorei chirurghi del Seattle Grace di Grey’s Anatomy, Justin Chambers ed Eric Dane, rispettivamente lo specializzando Alex Karev e lo strutturato Mark Sloane, detto Mc Steamy (o Dottor Bollore, nell’italiano); e infine, Bill Paxton, volto cinematografico passato felicemente alla tv con Big Love, serie targata HBO, dove Paxton è un poligamo diviso tra tre mogli e sette figli in quel di Juniper Creek, Utah.

Se dunque per quanto riguarda gli ospiti e gli incontri, ossia la parte live della manifestazione, la carne messa al fuoco è di quantità e qualità, diversa l’impressione sulla programmazione delle serie, soprattutto di area italiana. A parte Le segretarie del sesto, Occhio a quei due e Un coccodrillo per amico – presentate in anteprima (oltre ai nuovi episodi di serie già collaudate come Coliandro, Boris, Nebbie e delitti e Il commissario Vivaldi) – sembra che le produzioni italiane non siano state affatto in sincronia con i tempi del festival, rinunciando a una vetrina più che discreta ma, soprattutto, lasciando a bocca asciutta chi si aspettava di vedere il travagliatissimo biopic di Sky, Moana, e invece potrà soltanto averne un assaggio con backstage e un inedito di 30 minuti. E allora le attese si ripiegano sulla serie Crimini, col mondo del noir italiano riunito tra cineasti e romanzieri in La doppia vita di Natalia Blum, tratto dal testo di Gianrico Carofiglio, passato al vaglio dallo sguardo femminile di Anna Negri.

Interessante come sempre il panorama britannico, bizzarro ed eterogeneo: si va dal comico – il delizioso e surreale The Wrong Door e Psychoville – passando per il noir di Moses Jones, e approdando al documentario con l’ottimo Le sette vite del rock, “lezione” a puntate, dal taglio didattico ma allo stesso tempo appassionante.
Poi la Francia che vanta almeno due prodotti di sicuro interesse: la serie Flics, creata dall’Olivier Marchal di 36 Quai des Orfèvres e L’ultima missione, che ritrova il suo universo chiaroscurale sul mondo della polizia parigina; e poi L’homme aux cercles bleus, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Fred Vargas, autentico fenomeno del nuovo romanzo poliziesco francese, con una protagonista d’eccezione come Charlotte Rampling.

Forse meno eclettico dello scorso anno – i generi trattati sono soprattutto la commedia e il giallo – e anche meno innovativo (si sente la mancanza in programma di gioiellini come le Peliculas para no dormir spagnole della passata edizione) il FictionFest 2009 ha però dalla sua il merito di fare il punto della situazione: da dove siamo partiti – l’omaggio bello e doveroso agli sceneggiati televisivi degli anni Cinquanta e Sessanta – dove siamo, e anche, forse, dove speriamo di arrivare.


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