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RomaFictionFest - Intervista a Felice Laudadio

Pubblicato il 28 giugno 2007 da Edoardo Zaccagnini


RomaFictionFest - Intervista a Felice Laudadio

Sopra gli autobus, per strada, in tv e alla radio. Parecchi, in questa Roma calda di fine giugno, si saranno accorti che c’è un festival nuovo alle porte. La cinefilia sospende il giudizio, il commento si fa sottovoce, dopo aver parlato di “cinema”. E’ il nuovo che cammina e che si rivelerà improvvisamente, facendo, allora sì, parlare con più forza, chissà come? Chissà quali strade, questa bizzarra, avventurosa iniziativa capitolina aprirà per il mondo dell’audiovisivo? Abbiamo deciso di incontrare il direttore della cosa: l’espertissimo Felice Laudadio, ed a lui abbiamo chiesto informazioni, rivolto domande, soddisfatto curiosità circa l’imminente Romafictionfest. Il direttore ci è sembrato carico, fiducioso, pronto per questa nuova promettente sfida. Ci è venuto spontaneo domandargli l’origine del progetto...

Già a Venezia, nel 2001, avevo intrapreso una strada di questo tipo. Poi la faccenda si è fermata. Oggi la fiction televisiva ricopre nel Lazio il secondo posto nell’industria dopo il turismo. La regione, che nel frattempo ha costituito la Film Commission per il Lazio, mi ha chiamato per dirigere questo festival. In realtà io sono entrato a lavori già in corso, parliamo di quattro mesi fa circa. Il filo rosso che unisce le moltissime opere in concorso (e non solo) è la contaminazione che c’è tra il terreno della televisione e quello del cinema. Ci sono molti sceneggiatori e registi che sono in grado di passare agilmente dalla televisione al cinema e viceversa. Gli esempi più calzanti sono quelli di Marco Turco che presenterà il suo Rino Gaetano con Claudio Santamaria e Laura Chiatti. Quello di Maurizio Zaccaro che proporrà ‘O Professore con Sergio Castellitto, e quello di Marco Risi che debutta nella regia televisiva con L’ultimo Padrino. Lo stesso vale per il tributo che facciamo all’autore straniero che è la regista tedesca Margarette Von Trotta. Negli ultimi sette anni, l’autrice di Anni di Piombo, ha fatto tantissima televisione. Potrei citare altri venti casi, ma possiamo dire che su questa linea di ibridazione, di mix tra cinema e tv nasce l’idea di un festival come questo.

Sembra abbastanza originale l’idea di un concorso per le opere televisive…

Nel nostro paese esiste il Premio Italia di Televisione da tantissimo tempo. Ma si tratta di una manifestazione chiusa al pubblico che premia tutti i prodotti televisivi inclusi i programmi radiofonici. Di sicuro non esiste un festival così vasto con ben 140 titoli complessivi tra tutte le sezioni, di cui circa un centinaio sono in competizione suddivisi per categorie. I tv-movie, le mini serie, la lunga serialità e, per quanto riguarda l’Italia, un misto di tutti e tre i generi, di tutti e tre i formati, che è una sezione che si chiama Fiction Italiana Edita. Si tratta di una sezione che ha molto rilievo nel concorso internazionale, in cui ci sono trenta anteprime mondiali.

C’è anche una retrospettiva sui poderosi, vecchi sceneggiati italiani tratti da grandi autori russi come Dostoevskij e Tolstoij

Partiamo dal 1958, quando si andava in diretta e veniva registrato in Ampex. Da lì si arriva fino al 2002. Quasi cinquant’anni di produzione televisiva di grandi sceneggiati ricavati dalla grande letteratura russa. Si tratta di circa cento ore di programmazione attraverso 18 titoli, che vanno anche dalle sei alle otto ore ciascuno. Li trasmettiamo integralmente.

Oggi quando parliamo di cinema italiano spesso adoperiamo la parola crisi. Quando invece parliamo di televisione sottolineamo che si tratta di una stagione assai favorevole. Quasi un’età dell’oro

Una volta la parola ficiton non esisteva. Li chiamavamo sceneggiati. L’Italia è sempre stata in prima fila per la produzione di sceneggiati rispetto a qualsiasi altro paese. Parliamo di una Rai ad un solo canale che proponeva iniziative che venivano viste da più di venti milioni di persone. Furono un grande strumento di acculturazione di massa. Capitava, per esempio, di vedere la prima puntata dei Fratelli Karamazov, in cui tra l’altro recitavano grandissimi attori, e di andare, subito dopo, a comprare il romanzo. Era un grande successo popolare, non inferiore a quello del sabato sera dei grandi intrattenimenti spettacolar-musicali. C’è stato poi un periodo di profonda involuzione delle storie raccontate che ha portato ad una diminuzione delle ore di produzione. Intorno al Duemila si era arrivati sì e no a trecento ore annue ed ora siamo intorno alle 1600. La ficion televisiva degli ultimi anni è riuscita a contrastare il potere del cinema americano da prima serata. Il fatto importante è che questa mutazione ha comporato la ripresa di un’industria che altrimenti sarebbe rimasta in crisi. Parlo anche di tecnici, macchinisti, elettricisti ma anche attori, sceneggiatori, attori o direttori della fotografia.

Quello tra la tv e il cinema, insomma è un rapporto conflittuale ma fruttifero. Viene in mente la figura di Roberto Rossellini che credette nella televisione come mezzo per meglio educare il paese…

Concordo. Rossellini come al solito aveva anticipato molto ed intuito prima di altri che cosa avrebbe potuto essere il mezzo televisivo. Insieme a lui ricordo i fratelli Paolo e Vittorio Taviani. San Michele aveva un gallo, per esempio (a mio modo di vedere un vero capolavoro), era stato pensato e prodotto per la televisione.

Un film che però, forse, oggi sarebbe impossibile proporre ad un pubblico televisivo…

In un certro senso, qui risiede la sfida di questo Festival: quella cioè di mettere a confronto le proposte internazionali di tanti paesi con un pubblico italiano. Dalla reazione del pubblico sarà possibile tirare un bilancio a da questo bilancio tirare fuori idee nuove..

A proposito di idee nuove, vorremmo chiederle di un’altra novità che caratterizza il RomaFictionfest: Il ’pitching’. Potremmo definirlo come un incontro tra potenziali autori e potenziali produttori. Ci saranno persone provenienti da venti paesi per incontrare una trentina di autori (a loro volta selezionati da un gruppo più ampio) e qualora si trovassero di fronte a materiali dal loro punto di vista appetibili, sarebbero disposti a comprarli e finanziarli. Una sorta di mercato delle idee…

La speranza è quella che, nelle prossime edizioni, i prodotti che quest’anno verranno trattati come progetti, come idee, possano poi essere presentati come prodotti realizzati. E’ esattamente un mercato delle idee, un mercato dei progetti..

Tutto il resto del festival è invece concepito per la gente…

Sì, per il pubblico e il numero di sale utilizzate è infatti rilevante. Però non appena reso ufficiale il programma il numero di giornalisti che hanno fatto richiesta di accredito è cresciuto in maniera esponenziale. Dall’Italia e da tutto il mondo. Lo stesso è accaduto per i rappresentanti dell’Industria cinematografica. Questo ci convince dell’importanza che c’è in questa nuova strada che abbiamo intrapreso.

140 titoli scelti su circa tremila ore di programmazione, trenta anteprime mondiali, tra cui Rino Gaetano che sarà seguito da un concerto in cui lo stesso Santamaria si improvviserà interprete delle canzoni del grande cantautore calabrese. Che tipo di reazione vi aspettate dal pubblico in termini di presenze?

Questa è una scomessa. Francamente non riesco ad azzardare numeri precisi. Non si è mai fatto a Roma un festival di questo tipo. La grande domanda che ci facciamo è come reagirà il pubblico. Dalle prime annotazioni, dalle mail che riceviamo e dall’atmosfera che respiriamo, mi sento di poter dire che c’è un grande interesse del pubblico, ma non glielo so quantificare neppure come ipotesi.

Il festival è sovvenzionato dalla Regione Lazio, dalla Provincia ed avete creato una collaborazione con la Apt (Associazione dei produttori televisivi)

Il festival è promosso e sostenuto dalla Regione Lazio insieme alla Apt. E’ una iniziativa comune cui si è poi aggregata la Camera di Commercio di Roma. Tra i promotori, ma non tra i finanziatori, ci sono anche la Rai e Mediaset. Come condizione io stesso ho preteso che non ci fosse una lira di Rai e una lira di Mediaset, perché allora non sarebbe più stato un Festival indipendente. La loro è un’ampia disponibilità a mettere a disposizione i loro programmi, ma non ho mai ricevuto alcuna pressione per inserire un programma piuttosto che un altro. Proprio perché siamo totalmente indipendenti. Naturalmente esistono tutta una serie di sponsor privati che hanno facilitato la realizzazione del festival.

Però nasce la curiosità di sapere come i due grandi colossi Mediaset e Rai abbiano reagito di fronte a questa novità festivaliera...

Direi che la cosa è stata da subito accolta favorevolmente. Abbiamo parlato a febbraio sia con i vertici Rai che con Mediaset e non c’è stata alcuna obiezione nel mettere a disposizione i loro materiali.

Un’altra curiosità riguarda i premi. Dovrebbero essere delle statuette con la testa a forma di televisore, con tanto di antenne. Ma la cosa particolare è che ci saranno dei diamanti che renderanno il premio stesso pieno di un valore che prescinde da quello simbolico. Un valore intrinseco insolito…

La forma è stata creata da un designer e la scelta dei diamanti dipende da uno sponsor che così ha voluto. Il valore estetico e commerciale dei premi dipende esclusivamente dagli sponsor.

Esiste un cinema italiano che incassa molto (panettoni, esami, Moccia e manuali) ed un cinema indipendente italiano che invece fatica a trovare visibilità. Lei pensa che questa manifestazione possa aiutare anche quel cinema indipendente che così faticosamente si mostra vivo e solo?

Io penso di sì. Penso che il Romaficitionfest lo possa aiutare anche perché esistono delle commistioni evidenti tra quel cinema e la fiction televisiva. Marco Turco è uno che ha fatto dei film anche molto impegnativi ed ora ha avuto la possibilità di raccontare la storia di un personaggio come Rino Gaetano che non era certo una figura a favore del sistema. Lo stesso Zaccaro viene dalla scuola di Ermanno Olmi ed è uno che ha fatto parecchi film nella sua vita. Di cosa si è andato ad occupare con la fiction? Di una storia sui ragazzi di Scampia che forse il cinema avrebbe rifiutato. Una faccenda di cui al cinema, oggi come oggi, non frega granché...

Il festival inizierà il 2 luglio e finirà il 7. Allora in bocca al lupo..

Crepi, grazie..

[Giugno 2007]


CAST & CREDITS

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