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Round Midnight - Intervista a Francesco Lettieri

Pubblicato il 29 giugno 2013 da Giammario Di Risio


Round Midnight - Intervista a Francesco Lettieri

A Pesaro, grazie alla sapiente scelta dei contenuti di Antonio Pezzuto, procede la tradizionale sezione Round Midnight, che porta in quadro le nuove forme di espressione visiva alternative al cinema. Una di queste sere sono state presentate le opere del ventottenne napoletano Francesco Lettieri che, con le sue regie di videoclip, sta spopolando sulla rete. È il canale youtube il locus dove si sviluppa la poetica di questo artista/aedo convergente capace di giocare con musica e immagine. Noi di Close up siamo entrati più nel dettaglio della sua cifra stilistica.

Come spiegheresti a un neofita della videoarte la tua metodologia di lavoro? Il processo richiama la struttura della nascita di un film?

Ci tengo a specificare che il mio lavoro converge all’interno della videoarte ma lo considero più che altro un discorso di videoclip. Il percorso sicuramente si lega al discorso cinematografico, come approccio e come tipologia di progetto. In base ad esso ci sono modi diversi di lavorare, scrivere e realizzare le opere. Molto spesso non c’è una propria e vera sceneggiatura, visto che parliamo di immagini reali, documentaristiche che nascono dalla ricerca dei luoghi in cui penso, suppongo, che avverrà qualcosa. In questo senso più che alla struttura di un film, mi sento vicino al percorso di realizzazione di un documentario. Nonostante in Italia normalmente non ci sia un approccio ai progetti di stampo industriale, fortunatamente mi capita di lavorare con troupe dove ognuno ha il suo ruolo.

Nel video “Qwerty”, realizzato per K-Conjog, sfrutti l’iride quasi fosse una macchina da presa che inquadra e ha il suo montaggio nel movimento delle palpebre. Ci spieghi questo ribaltamento?

Abbiamo pensato, io e il direttore della fotografia Salvatore Landi, a una differente tecnica di ripresa che, probabilmente, non è stata mai utilizzata per coprire interamente un video. La scena è nell’occhio della persona.

E chi è il personaggio?

Probabilmente potrebbe essere l’occhio stesso. Lo spettatore guardandolo ritrova riflessione, emozione e contorni che potrebbero svanire a una distanza maggiore. Sono delle micro-espressioni che si notano solo in quel momento. Tra l’altro questa tecnica è stata ripresa da Peter Greenhouse per un video musicale e, avendo avuto grande successo, “Qwerty” ha ottenuto ulteriore visibilità. Ritornando alla domanda iniziale possiamo considerare l’iride anche una sorta di macchina da presa a 360 gradi, con la pasta dell’occhio che esalta i contorni e il montaggio reale che viene “sostituito” dalle palpebre.

È vero che nelle prime immagini spesso sfrutti lo spazio in modo classico, come anticipazione, presentazione dei personaggi?

Sicuramente capita spesso quest’architrave. In generale devo essere sempre consapevole che i miei video andranno a riempire uno spazio ridotto su youtube, tra l’altro poche persone inseriranno la modalità a schermo intero. In questo senso dovrei evitare i totali e i campi larghi, lo spazio per intenderci. In realtà poi penso alle immagini e non mi faccio condizionare da questi problemi.

Nel fondere immagine e musica hai mai avuto frizioni, contrasti forti con i musicisti con cui hai lavorato?

Quando faccio il regista su commissione devo restare confinato nel mio ruolo mentre con alcuni musicisti con cui collaboro da anni, faccio l’esempio di Giovanni Truppi, entro in tutte le fasi, dalla sceneggiatura del video alla regia. Si condividono le idee, ci si confronta e piano piano arriviamo al risultato. Nel caso di “Domenica” il processo è durato un anno. Con K-Conjog, con il quale collaboro da quattro anni, a volte mi cimento anche nella scrittura musicale. Cerco sempre di creare dei rapporti forti.

Nel video di Xenia Rubinos “Whirlwind” c’è forse un omaggio alla serie televisiva cult A-team?

Non ci avevo pensato però sicuramente ci sono due elementi evidenti che rimandano alla serie: il Van e il batterista con la cresta. Ero andato negli Stati Uniti per girare il primo videoclip con lei e, siccome abbiamo finito e avevo quattro giorni ancora prima di rientrare in Italia, abbiamo deciso, impulsivamente, di realizzare “Whirlwind”.

Abbiamo poi sacrificio, ironia e frustrazione con “Chapter II”, sempre per K-Conjog, mediante una tecnica di narrazione particolare e colpi di scena.

E’ stato il primo lavoro che ho fatto, tra l’altro non avevo idea di chi fosse K-Conjog. Avevo deciso di non fare più cortometraggi e concentrarmi su altre forme di espressione. Alcuni suoi pezzi, tra cui “Chapter II”, musicalmente sfruttano la tecnica a reverse, e pensai, insieme all’attrice Francesca Borrelli, a una storia che potesse essere raccontata con la svolta all’inizio piuttosto che alla fine. Il pezzo musicale sembra avere dei momenti di forte tensione poi in realtà tutta la situazione risulta essere molto leggera.

I tuoi prossimi lavori?

Ho seguito di recente l’attività di un Circo in Repubblica Ceca. Tutte le fasi, dalla costruzione del tendone allo spettacolo e ho tante ore di girato che presto monterò. Qui in Italia l’arte circense è sparita ed è un peccato vista l’emozione e le suggestioni, appartenenti ad un passato lontano e meraviglioso, che sa donarti.


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