SAIMIR

Un bell’esordio nel lungometraggio quello di Francesco Munzi, che col suo Saimir riprende il filo di una tradizione, quella di un cinema con uno sguardo etico sulla realtà, in questo simile a Marra o Gaglianone. Dietro Saimir c’è il lavoro di documentarista di Munzi, sia per il progetto di un ritratto di una famiglia rom in un campo nomadi di Roma, poi non portato a termine, e sia per i cortometraggi realizzati al Centro Sperimentale con protagonisti bambini o adolescenti. I personaggi e l’anima del film si possono trovare già in quei precedenti lavori, dove c’era l’intenzione di “raccontare il rapporto tra figli e padri, tra le nuove e vecchie generazioni, capire qualcosa in più sul modo di pensare di chi è tagliato fuori”. Saimir è uno di questi tagliati “fuori”, ha sedici anni, ed è originario di un villaggio dell’Albania centrale. Ora vive in un sobborgo degradato del lungomare laziale con il padre Edmond, che traffica immigrati clandestini con piccoli imprenditori agricoli della zona. Munzi segue la loro vicenda, lasciando emergere gli snodi cruciali che conducono alla delinquenza, a non avere più alcun rispetto del prossimo, ad essere privi di un sistema di valori di riferimento. Con la sua narrazione sobria vorrebbe porre delle domande di carattere sociale e, mi ripeto, etico: cosa accadrebbe se quell’individuo fosse nato da altri genitori? E se quei genitori fossero nati in un altro paese, in un ambiente più ricco, più agiato? Domande a cui ovviamente non dà risposte. Lo stile disadorno e semplice delle immagini, coadiuvato dalla corposa fotografia granulare, dai cromatismi intensi, sembra disegnare sui protagonisti un destino privo di vie d’uscite. Ma forse una risposta a quelle domande c’è, e di conseguenza una speranza e una via d’uscita. Ed è Samir con il suo comportamento, tagliando con il legami familiari che lo proteggono e lo condannano, a cercare una nuova strada, una nuova vita.
[settembre 2004]
regia: Francesco Munzi sceneggiatura: Francesco Munzi, Serena Brugnolo, Dino Gentili fotografia: Vladan Radovic montaggio: Roberto Missiroli musica: Giuliano Taviani produzione: Orisa Produzioni origine: Italia 2004 durata: 88’
